Renzi, l’eterno ritorno dell’eguale, anzi dell’identico

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 30 gennaio 2017

A occhio, mi sembra che i giovani siano schierati con il rinnovamento radicale della sinistra e con il bisogno di eguaglianza sociale ed equità oggi inderogabili. È stato così con Sanders, così con Corbyn, così in Italia nel contribuito fondamentale alla vittoria del No, così in Francia, dove i giovani alle primarie del Ps hanno scelto Benoît Hamon. È il segno che serve un programma di profondo rinnovamento, che è venuto il momento di indicare un percorso serio di trasformazione. Non di cambiamento generico, non di riforme nominalistiche, non di muovere le carte tanto per muoverle, ma di una trasformazione degli assetti di potere, con l’apertura di una fase nuova, attesa da tempo e ormai improcrastinabile. È curioso come a Renzi sfugga proprio il consenso dei più giovani, dopo aver dichiarato (anzi, mimato) di guardare in primis al loro futuro. Sarà perché ha fatto un jobs act che ha reso più precario il lavoro, accrescendo l’occupazione solo da 55 anni in su, anche grazie al contributo della Fornero. Sarà perché è stato soltanto capace di distribuire spesa a pioggia in forma di bonus, regalìe, prebende. Sarà perché la buona scuola ha fatto più casino di quanto già non ve ne fosse.

Non è così che si attraggono i giovani alla propria causa, non è con gli annunci, le favole, le narrazioni sempre più sbiadite. La disoccupazione giovanile è salita quasi al 40%, altro che il tanto agognato consenso elettorale! Eppure decine di miliardi sono caduti nella rete degli sgravi fiscali agli imprenditori senza che nulla ne sortisse, se non spreco. Per non parlare dei voucher. La favola di Renzi, nata sotto il segno irriguardoso della ‘rottamazione’ degli anziani (adesso si capisce perché: per fare posto a lui e ‘ai suoi’ nei posti che contano), finisce nel più cupo mormorìo delle medesime cose, delle stesse di sempre, delle stesse frasi, che restano tali e quali sia che le pronunci a Rimini, davanti agli amministratori locali, o a Roma in una Direzione lampo. Renzi è davvero l’eterno ritorno dell’uguale. Anzi dell’assolutamente identico a se stesso. Senza uno scarto, senza un guizzo, mai uno che sia uno. Senza uno spunto che mostri di aver capito la fase, il passaggio, la novità. Renzi non sa nemmeno cosa sia la novità (pur definendosi ‘nuovo’), è fermo al suo unico registro, alla sua unica nota stonata, come un pianoforte con un tasto solo. Che barba e che noia. Può guardare a lui oggi un ventenne, un trentenne? Uno che cerca soluzioni per le sue inquietudini, che desidera parole vere, franche e vorrebbe onestà intellettuale, prima ancora di chiacchiere e annunci buoni per i sondaggi? Ma quando mai!

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