Fonte: facebook
di Corradino Mineo – 3 agosto 2014
Gaza. “Israele inizia il ritiro”, scrive la Stampa, ma Netanyahu, “Prima distruggeremo i tunnel”, “la ricostruzione solo col disarmo”. Cosa capisco? Che il governo israeliano non vuole trattare perché non si fida di Qatar, Turchia, Europa e ormai neppure degli Stati Uniti. Dall’Egitto spera di ottenere che sigilli la striscia a sud e perseguiti gli uomini di Hamas, in quanto alleati dei Fratelli Musulmani. Ma per questo non serve un tavolo comune. Alla destra Israeliana Netanyahu può dire: non trattiamo e dunque non riconosciamo, lo scudo Iron Dome funziona contro i razzi, chiuderemo tutti i tunnel e non faremo più arrivare nella striscia cemento per costruirne di nuovi. Chi vive a Gaza, tra qualche ora, o qualche giorno, non dovrebbe più vivere con l’incubo delle bombe, ma si troverà in un carcere ancora più disumano. Senza speranza. Scrive Adriano Sofri: “La Striscia sigillata e senza comunicazione con la Cisgiordania è stata per i governanti israeliani un modo per rinviare alle calende greche il confronto sullo Stato palestinese” eppure non c’è “una via diversa da quella dello slogan trito dei due popoli due Stati”. Comprendo. Tuttavia quando sento ripetere quello “slogan trito” all’ONU, dagli USA, o in Europa quello “slogan trito” mi sembra che ormai sia solo un alibi servito alla destra israeliana. La quale andrebbe, invece, inchiodata alla realtà. Annichilite ogni speranza di uno stato palestinese? Israele diventi allora “Stato unico e non confessionale”, pena la radiazione dal mondo civile e dai commerci, per apartheid. Se il mondo parlasse così, forse!
Economia. “Caccia a 20 miliardi. Il governo pronto a far salire il deficit”, Repubblica. “Per la cassa in deroga, dote 2014 da 1,7 miliardi”, Sole24Ore. Dopo l’annuncio che il bonus degli 80 euro non potrà allargarsi a indigenti e partite IVA, si comincia a scorgere il disegno del governo. Il quale prova disperatamente a evitare la manovra correttiva d’autunno. Come? Rinviando il problema di un anno, o di un anno e mezzo. L’Europa dovrebbe chiudere gli occhi e accontentarsi per ora delle riforme che non servono (demolizione del Senato), scommettere poi sulla forza di Renzi e su un suo nuovo trionfo elettorale, per vedere infine le riforme necessarie (fisco, lotta alla corruzione, politica industriale e del lavoro, riforma dello stato). La Merkel dirà sì o manderà la Troika? L’Italia paziente si farà bastare briciole e promesse? Lo sapremo in autunno. Intanto la preoccupazione, direi la paura, fa dire spropositi a certi renziani che ormai vivono in un mondo virtuale popolato di droni internauti, adulatori e delirio di onnipotenza.
“Di fronte all’accidia di politici che sanno dire solo no, tanto varrebbe fare la nuova legge elettorale e andare al voto anticipato. Il pantano del Senato fa male a tutti e mina la nostra credibilità anche a livello internazionale”, dice a Cazzullo il neo sindaco di Firenze. Viene da chiedersi chi sia questo Nardella. Giovane, e poi? Ho sentito più cose, più idee e passione, nel dibattito in Senato, che non ne abbia udite dal giovane sindaco, quando ho avuto il piacere di incontrarlo a Bersaglio Mobile. Lui, scortato da un paio di giornalisti amici, che interrompevano ad arte affinché la dialettica nardelliana non apparisse troppo misera. Se questi sono i “barbari” di Renzi, la nuova classe dirigente chiamata a salvare il paese, l’Italia è messa proprio male, Si occupi di Firenze, Nardella, e impari il rispetto.
D’altronde è ormai chiaro come codesti coraggiosi vogliano andare alle elezioni. Con una legge truffa, certificata da Berlusconi. Soglie di sbarramento per costringere le forze minori a inchinarsi, i capi lista scelti da Matteo, da Silvio e da Beppe e le preferenze solo per finta. Solo per dirimere chi debba essere il secondo eletto della coalizione di maggioranza (tanto piccole sarebbero le circoscrizioni!). Insomma per mettere Civatii e Cuperlo in concorrenza, lasciando ai Nardella la facoltà di scegliere il meno “cattivo” spostando un migliaio di voti.
Il Giornale: “Renzi si fida solo di Berlusconi”. Il Fatto “Attenti a quei due (Renzi e Grasso) cambiano la Costituzione con metodi illegali”. Sul Corriere Panebianco scrive “La Farina del Diavolo”. Perché reintrodurre le preferenze (quelle vere) sarebbe un errore. “Perché Il vero scopo politico di chi vuole le preferenze è chiaro: tentare di indebolire i leader più forti, e in particolare Renzi, impedire loro di dare vita, alle prossime elezioni, a gruppi parlamentari a propria immagine e somiglianza”. Viva Panebianco e la Repubblica autoritaria!
Più profonda la riflessione di Luca Ricolfi su la Stampa. L’essenza del Renzi-pensiero, nota l’editorialista, è riassumibile nel primato della politica, politique d’abord. Una politica che mira a distrugge i corpi intermedi (sindacati, associazioni della società civile), che rifiuta meriti e conoscenze (niente tecnici, via i professorini), che disprezza come pura chiacchiera ogni riflessione sul passato e progetto sul futuro non immediato. Per affermare il potere del cuore, e cambiare il cuore con il potere. Direbbe, Maurizio Crozza se non si stesse godendo un meritato riposo. Ricolfi così conclude: “Per Stella e Rizzo, autori del più fortunato pamphlet politico degli ultimi anni (La casta, Rizzoli 2007), c’è oggi forse qualche nuovo materiale su cui riflettere: la lotta contro la casta, nata per cambiare la politica, sta producendo la più spettacolare e imprevista rivincita della politica stessa”.