Roma e Marino. Divorzio e occasione perduta

per mafalda conti
Autore originale del testo: Giangiuseppe Gattuso
Fonte: Politica.prima.it
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Forse ci ripensodi Giangiuseppe Gattuso – 9 ottobre 2015

Mi ha fatto sempre simpatia e anche una certa tenerezza. Per quella sua aria stralunata, da marziano buono catapultato inconsapevolmente sul nostro pianeta.

In una città che da sola rappresenta l’essenza dell’Italia. Il biglietto da visita nel mondo, la sede della cristianità. Un personaggio fuori dagli schemi, anche  ingenuo e superficiale. Certamente lontano anni luce dal malaffare di quel verminaio venuto fuori con “mafia capitale”.

E poi le sue sparate sulla sicurezza per giustificare le vacanze oltreoceano, mentre Roma ribolliva per le vicende del funerale dei Casamonica in mondovisione. E le altre per motivare la presenza a Filadelfia che ha “costretto” papà Francesco a intervenire con una dichiarazione pure fuori luogo.

Marino ChirurgoMezzo svizzero da parte di madre e mezzo siciliano da parte di padre. Romano d’adozione quasi da sempre e di convinta cultura cattolica. Un curriculum professionale di alto livello, medico e professore di chirurgia negli Stati Uniti. Un numero impressionante di trapianti eseguiti.

Mi incuriosiva il suo gironzolare in bicicletta e poi la panda rossa e le incredibili polemiche per i permessi scaduti e i divieti di sosta. Come se un Sindaco non potesse muoversi liberamente in città in virtù della sua carica e le funzioni da svolgere.

201355617-96c16e0d-5932-45f8-af92-aa430b87c7b2Senatore dal 2006 al 2013, non è stato mai amato dal suo PD. Ha vinto le primarie del 7 aprile 2013 sostenuto da una parte minoritaria battendo candidati del calibro di Davide Sassoli, attuale Vice presidente del Parlamento Europeo, e Paolo Gentiloni, ora Ministro degli Esteri di Renzi. Al ballottaggio del 9 e 10 giugno ha vinto con il 63,9% dei voti contro Gianni Alemanno.

Ha trovato una città disastrata, un apparato amministrativo diffidente, profondamente legato al passato e a un certo modo di gestione del potere che lo sentiva come un corpo estraneo. Si è trovato immerso, senza averne piena responsabilità, nell’immensa cloaca rappresentata dal pozzo senza fondo degli affari di mafia capitale.

Lo scandalo che ha coinvolto anche l’ex sindaco Alemanno scoppiato con gli arresti del 2 dicembre 2014 per reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, riciclaggio, turbativa d’asta, false fatturazioni principalmente nel grande business degli immigrati e dei campi nomadi. Un “Mondo di Mezzo” sconvolgente che ha fatto emergere connivenze e interessi enormi tra amministratori, politici e criminalità.

mafia-capitaleEra quello il momento di fermare il treno in corsa. Con un atto di coraggio e di onestà intellettuale. Con una visione strategica e un progetto di rilancio per una capitale come Roma che meritava e merita di più, molto di più. Ignazio Marino ne sarebbe uscito forse indenne e vincitore e uomo ancora spendibile per la città se ne avesse avuto la voglia. Avrebbero deciso i cittadini romani. Al netto degli scontrini e del vizietto dei pranzi e delle cene a carico del bilancio comunale. Un fatto grave.

Ma Roma non è un qualsiasi comune della Sicilia o del Sud Italia. Una delle 253 amministrazioni sciolte per mafia dal 1991 al 2015. Di cui 65 nella sola Sicilia, praticamente poco meno del 17% dei comuni siciliani, grandi e piccoli, hanno subito questa sorte. Ma ciò che ha uno strano sapore è il fatto che tante di queste amministrazioni, tanti di questi sindaci sono stati “violentemente” dimessi senza avere subito, nemmeno lontanamente, i medesimi provvedimenti giudiziari dell’amministrazione capitolina. E forse per mettere una toppa hanno sciolto per mafia il municipio di Ostia. Una cosa da nulla.

untitledil partito lo ha sopportato, poi sostenuto, e poi ancora contrastato. Ritenendolo il male minore in una situazione politica totalmente sfuggita di mano e nella quale il PD “locale” era, per larga parte, pienamente responsabile.

di-battista1Si è dimesso, ma potrebbe ripensarci entro venti giorni. E nel mentre lancia accuse pesanti nei confronti degli “amici di partito”. Adesso però è tardi. È tardi per tutto. Le preoccupazioni elettorali e i sondaggi che danno i grillini sempre più vicini, hanno obnubilato i cervelli.

 

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