Rosy Bindi: “Qualcuno diceva che il pacifismo era finito… La politica si ravveda”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Tommaso Rodano
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Rosy Bindi: “Qualcuno diceva che il pacifismo era finito… La politica si ravveda”

Rosy Bindi marcia tra le bandiere di “Libera”, nella parte alta del corteo. Ogni manciata di passi viene fermata per una stretta di mano o un saluto. “È una grande piazza che manda un messaggio enorme a chi continua a volerci far credere che la pace ha bisogno di armi”, dice l’ex ministra. “Un messaggio che speriamo arrivi all’intera comunità internazionale e prima di tutti all’Europa. Russia e Ucraina devono cessare il fuoco e sedersi al tavolo per iniziare a trattare e trovare un punto di incontro. La politica deve favorire questo processo. Stare dalla parte dell’Ucraina significa trattare, non alimentare la guerra”.

Si aspettava tutta questa gente?

Sì, era quello che mi aspettavo. Nel senso che pensavo e speravo che ci sarebbe stata una risposta molto grande, molto partecipata, molto vera. Credo sia un segnale importantissimo. Qualcuno aveva messo in dubbio, in questi mesi, che in Italia esistesse ancora un movimento pacifista. Invece il movimento c’è, è vivace ed è plurale: questo è già un grande valore.

Anche nei sondaggi c’è una maggioranza, silenziosa ma ampia, che chiede di rinunciare alle armi.

Questo corteo esprime un sentimento molto profondo che c’è dentro il popolo italiano: la guerra non la vuole nessuno. Mi auguro che tutta la politica ascolti questa piazza e si facciano passi per andare oltre alle scelte che sono state fatte fino ad ora. Tiriamo una linea e andiamo avanti: ci si adoperi perché cessi il fuoco e inizi la trattativa.

È davvero una manifestazione dal basso, un popolo che in buona sostanza si è autoconvocato.

Di più: questo popolo si autoconvoca tutti i giorni. La piazza è riempita dai militanti di quelle associazioni che non vanno mai in vacanza. Se sono riuscite a organizzare un momento straordinario come questo è perché lavorano nel quotidiano: non è un’improvvisazione. È gente che può continuare a costruire in modo concreto e quotidiano una pedagogia di pace, l’unica arma che può provare a fermare le guerre.

Un movimento che si è autoconvocato, peraltro, nel silenzio di quasi tutti gli organi di informazione e di quasi tutti i partiti. Che hanno descritto per mesi i pacifisti come fiancheggiatori di Putin.

Mi pare che la manifestazione di oggi dimostri il contrario: è proprio chi sta dalla parte dell’Ucraina che vuole la pace e la chiede a gran voce. Quello che sta succedendo in Ucraina è la prova che la guerra non serve proprio a nessuno, è un disastro per tutti. E questa piazza è schierata in una direzione sola, ha un solo campo: è dalla parte della pace.

Quella che si è mobilitata oggi può essere considerata anche una piattaforma sociale, un popolo progressista che chiede alla politica di essere rappresentato?

Penso proprio che sia così. Checché ne dica qualcuno, la destra è al governo grazie alla legge elettorale, non perché è maggioranza nel paese. La maggior parte degli italiani, se sente parole chiare come quelle di questa piazza, sta dalla parte giusta. È un popolo che chiede giustizia, pace, libertà e solidarietà, che non sono certo valori di destra.

Oggi chiede la pace anche il Pd, anche se Letta non fa marcia indietro sulle armi. Ed è stato contestato.

È una piazza senza bandiere, se sono qua oggi – e con il segretario – penso voglia dire che condividono la piattaforma della manifestazione, non voglio credere siano venuti a dire una cosa diversa. Non servono polemiche, l’importante è quello che ci sta davanti, le scelte fatte prima le lasciamo al giudizio della storia.

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