Sardegna: Bersani a sostegno di Alessandra Todde, “i sardi sanno qual è la posta in gioco e non perderanno questa occasione “

per Gian Franco Ferraris

Sardegna: Bersani a sostegno di Alessandra Todde, “i sardi sanno qual è la posta in gioco e non perderanno questa occasione ”

Pierluigi Bersani a Carbonia per sostenere Alessandra Todde in vista delle elezioni regionali in Sardegna, ha ben interpretato il sentimento sardo per il territorio. È una terra amatissima e difesa dai propri abitanti e non vogliono le liti che vengono da Roma. In questo il centrodestra si è ferito da solo con la lite tra Solinas e Truzzu. Il sardo ama la sua terra ma ha capito che la Meloni vuole mettere solo una  bandierina sulla Sardegna.

Bersani: “Credo che la Sardegna non sia una regione per gli esperimenti. Stiamo parlando di una riscossa sarda, punto e basta. Effettivamente in Sardegna c’è stato un pezzo del mondo democratico che non ha seguito il progetto di Alessandra Todde e questo, personalmente, mi spiace molto. I sardi non perderanno questa occasione.

A Renato Soru vorrei dire con rispetto e una punta d’affetto: ma perché combatti contro te stesso? Tu sei stato il mix vincente tra sardità e innovazione. Alessandra Todde è la stessa cosa, vent’anni dopo”

Nel 2004 ho vissuto la vicenda di Soru e dico amichevolmente, con una punta di affetto:  Al tempo vinse perché era profondamente sardo e innovatore. Vent’anni dopo, lo è Alessandra Todde. Dopodiché, vedremo. So che Soru non può vincere ma può far perdere, ma i cittadini hanno in mano la questione e hanno capito cosa c’è in gioco”.

Campo largo? Io lo chiamo il campo dell’alternativa che deve essere politica ma anche sociale e civica. Questa destra mette in discussione qualcosa di profondo, mette in campo un revanscismo arrogante, un arretramento sul piano sociale e civile. La loro è una logica corporativa, puntano a un Paese a fettine: fisco per categorie che si proietta su una sanità per categorie, magari con il ritorno alla vecchia mutua”,

“Ma vogliono un Paese a fettine anche attraverso l’autonomia differenziata, creando accanto alle regioni ordinarie e speciali quelle specialissime: una soluzione mai vista al mondo. E per tenere insieme un Paese a fettine territorialmente e socialmente ci vuole un premierato forte, in cui c’è un capo o una capa che mette sotto i talloni la democrazia parlamentare e le funzioni del presidente della Repubblica. Bisogna essere ciechi a non vedere che mucca è questa qua e non mettersi assieme per creare l’alternativa – dice ancora Bersani, ricorrendo a una delle sue celebri metafore –. Qualcuno non ha presente la sfida che abbiamo. La Sardegna può dimostrare che c’è un’alternativa alla destra”.

“Se la Meloni esce dal palazzetto dove era e fa un giro in Sardegna – prosegue Bersani – si rende conto che non c’è niente di romano nelle vicende del centrosinistra sull’isola. C’è un’adesione di popolo che cresce ogni giorno attorno a una candidata molto forte che interpreta largamente l’idea di una sinistra moderna, democratica, progressista con contenuti chiari e forte. Sono sardi che hanno voglia di cambiare e se la stanno giocando seriamente. Invece, penso che tutto il mondo abbia visto come la destra ha trattato da Roma la Sardegna. Hanno tolto Solinas per metterci Truzzu. Piuttosto di parlare di cavie che evocano indirettamente un tema, la sanità, Meloni faccia un giro in tutta la regione e chieda cosa ne pensano i sardi della situazione in Sardegna. Una regione che per numero di abitanti ha più medici dell’Emilia-Romagna ed è riuscita a vedersi ridotta in una confusione e disagio incredibile. La destra è questa”.

“I sardi devono pensare a loro stessi. Penso che sia la Sardegna ad aver bisogno di una riscossa, ma se parte uno squillo di tromba da qui, fa bene a tutta la compagnia del centrosinistra. Che la Meloni ironizzi sulla Todde mi fa abbastanza sorridere. Sta parlando di una giovane che parla cinque lingue (una di queste il sardo), ha lavorato in otto Paesi e che ha un programma che basta leggere. E dall’antifascismo derivano dei fatti. La Costituzione è antifascista non solo nel senso che impedisce la ricostruzione del partito fascista. Antifascista è l’Articolo 3 sull’uguaglianza, dove parla di diritto alla salute universalistico, di progressività fiscale, di disciplina e onore nelle funzioni pubbliche. L’antifascismo non sono noccioline”,

 

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