Schlein: “Riforma Irpef e centri in Albania, cara Meloni i soldi per la sanità, prendili da lì”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Niccolò Carrattelli
Fonte: La stampa

Schlein: “Riforma Irpef e centri in Albania, cara Meloni i soldi per la sanità, prendili da lì”

La segretaria Pd replica alla premier sulla mancanza di coperture per la Salute: “Questo è il governo dei rinvii a settembre, in Europa ora serve un segnale forte”

Elly Schlein è in macchina verso Scandicci, pronta a scavallare quota 120 tappe della sua campagna elettorale con i comizi in programma in serata a Firenze e a Modena. «Più sto in giro e più mi carico – assicura la segretaria Pd – fosse stato per me avrei anche aggiunto qualche comizio, per sostenere qualche sindaco in più, mentre i miei provano a contenermi». In attesa di vedere quale sarà il risultato di tanto girovagare, su cui è inutile provare a chiederle un pronostico, la segretaria Pd ha già un motivo di soddisfazione: «Abbiamo riportato il partito dove la sua gente si aspetta di trovarlo, nelle piazze, nei luoghi di lavoro o di cura».

Bisogna anche riportare ai seggi il popolo degli astenuti: per queste Europee si teme un ulteriore calo della partecipazione…

«Noi ce la stiamo mettendo tutta. L’obiettivo è avvicinare le persone all’Unione europea, far capire che a Bruxelles si prendono decisioni importanti, che incidono sulla loro vita quotidiana».

Il vostro obiettivo come Pd, invece, è avvicinare Fratelli d’Italia e mandare un segnale a Giorgia Meloni e al governo?
«Dunque, da federalista europea penso che sia importante fare un buon risultato per imprimere una svolta progressista all’interno dell’Ue, per riuscire a costruire davvero l’Europa che vogliamo. Poi, visto che dall’altra parte abbiamo una destra italiana che non ha mai creduto nell’integrazione europea, è chiaro che speriamo di mandare un segnale forte al governo. Anche nell’ottica di costruire l’alternativa».

Ecco, con i 5 stelle e gli altri partiti di opposizione il dialogo proseguirà a prescindere dai rispettivi risultati di queste Europee, giusto?
«Deve essere così, noi continueremo sempre a essere testardamente unitari. Ma ricordo che si vota anche in 3.700 comuni e in molti casi, ad esempio in due terzi dei capoluoghi, abbiamo costruito alleanze credibili con il Movimento 5 stelle, con Avs, a volte con +Europa, in alcuni casi anche con le forze dell’ex Terzo polo. E su queste sfide siamo molto fiduciosi, vogliamo segnare una svolta anche a livello locale».

Però Conte non perde mai occasione di punzecchiarvi: tempo fa vi aveva definito «bellicisti», l’ultima è che siete «pacifisti da salotto». Risponde?
«Finora non ho perso nemmeno un minuto a fare polemica con gli altri partiti di opposizione e non comincerò ora. Il nostro avversario è la destra».

Allora parliamo di Giorgia Meloni, che la attacca, perché lei chiede di aumentare i finanziamenti per il servizio sanitario, ma non dice dove prendere i soldi. In effetti, il capitolo coperture della legge a sua prima firma è piuttosto vago…
«Intanto, sono felice di aver costretto Meloni ad ammettere che non ci sono risorse sufficienti sulla sanità. Hanno fatto questo decreto fuffa a tre giorni dal voto, come se non fossero in grado di capire che le liste d’attesa non le puoi abbattere senza mettere i soldi, mentre favorisci il privato con misure tampone e rinvii lo sblocco delle assunzioni».

Detto ciò, le coperture?
«Meloni dice il falso, io ho sempre spiegato dove trovare le risorse. Hanno messo 4 miliardi sulla riforma dell’Irpef, che si tradurrà in uno sconto di 15 euro al mese sulle tasse. Peccato che poi, se un cittadino deve fare una gastroscopia, è costretto a rivolgersi al privato e pagare 200 euro. E non abbiamo chiesto noi di sottoscrivere il cinico accordo con l’Albania per trasferire lì i migranti, un’operazione che non serve a niente e già costa 800 milioni. Ancora, non ho scelto io di alzare bandiera bianca sulla lotta all’evasione fiscale, rinunciando a recuperare soldi da lì. E non dimentichiamo i 14 miliardi stanziati su un progetto dannoso e pericoloso come il ponte sullo Stretto di Messina».

Magari si potevano accogliere tutte le domande per il bonus psicologo, su cui mancano i fondi…
«Verranno prese in carico circa 20 mila domande su 400 mila e non è accettabile, perché la salute mentale non è un lusso, ma un diritto. Come lo sono l’assistenza domiciliare e i servizi per le persone non autosufficienti e con disabilità, per cui invece sono stati tagliati i fondi. Poi non è solo un problema di bonus psicologo».

Cioè?
«Mancano 11 mila professionisti, soprattutto neuropsichiatri infantili, e le famiglie aspettano anni per avere una risposta. Bisogna accendere un faro sui disturbi del comportamento alimentare, per cui servono livelli essenziali di assistenza specifici. C’è un vuoto di personale e di strutture: la media europea degli investimenti in salute mentale è del 5%, in Italia siamo al 3%, anche se subiamo ancora la coda lunga dei disagi legati alla pandemia».

In compenso, il governo annuncia un aumento della social card per gli acquisti delle famiglie più povere, che però scatterà a settembre…
«Non so come facciano a prendere in giro in questo modo i cittadini. Parliamo di 40 euro in più all’anno, per un totale di 500 euro, in pratica un caffè al giorno. Mentre hanno smantellato uno strumento da oltre 400 euro al mese. La verità è che questa destra ha un’avversione per i poveri e ricorre a spot elettorali per coprire l’incapacità di governare. Questo è un governo che prepara l’esame di giugno e rinvia tutto a settembre: la social card, i tagli ai Comuni, i soldi per le liste d’attesa, il voto sull’autonomia differenziata. Rinviano tutto».

E guai a criticare, altrimenti niente ristori, che è un po’ il messaggio mandato dal sottosegretario Bignami agli alluvionati dell’Emilia-Romagna. Lo ha sentito?
«Un cosa vergognosa, un uso politico delle istituzioni, accusando i cittadini di protestare perché manovrati dal Pd. Ma se sei al governo rappresenti tutti, anche quelli che non ti votano. Devono solo vergognarsi perché continuano a politicizzare in modo becero l’alluvione e la ricostruzione. E perché, dopo un anno, ancora non hanno portato i ristori al 100% come promesso: sono un diritto, non un favore da elargire in cambio del silenzio o della fedeltà politica».

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.