Scissione Pd, conviene aprire gli occhi perchè Dio prima acceca quelli che vuole perdere

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Gian Franco Ferraris

di Gian Franco Ferraris – 17  febbraio 2017

25 anni fa oggi, con l’arresto di Mario Chiesa ebbe inizio tangentopoli e la conseguente fine della prima Repubblica.

Il frutto di quella stagione è stato il passaggio dal sistema elettorale proporzionale a un sistema maggioritario che venne sancito con un referedum in cui circa il 95% degli italiani scelse il maggioritario, condizionati dai mass media che fecero passare la singolare analogia proporzionale = corruzione e maggioritario = onestà.

Di onestà nello Stato e nella politica italiana nemmeno a parlarne; la corruzione ha continuato il suo corso senza interruzione ma in compenso gli italiani sono stati governati per 25 anni da un bipolarismo conflittuale e senza senso, le istituzioni democratiche si sono fatte ogni giorno più fragili, lo Stato meno efficiente e le condizioni di vita sono peggiorate. Di conseguenza, e grazie anche a leggi elettorali discutibili che hanno mandato in parlamento deputati nominati dai segretari di partito, la frattura tra politici e società è diventata una voragine.

Ricordo che nelle prime elezioni tenute con il maggioritario prevalse una inedita coalizione di destra con Silvio Berlusconi leader e collante degli ex fascisti di Fini e della Lega Nord di Bossi. In quelle elezioni il mite Mino Martinazzoli, un uomo moderato, colto e rispettoso degli altri, rifiutò la logica maggioritaria (grazie anche alla miopia di Occhetto e Segni) e ottenne un risultato leggermente inferiore al 10% dei voti che venne considerato un grave insuccesso, tant’è vero che per gli anni a venire i timidi tentativi di presentarsi come centro politico ottennero pochissimi consensi e tutto l’elettorato venne risucchiato dalle due anomale coalizioni di centrodestra o centrosinistra.

Il 4 dicembre 2016 un altro referendum popolare ha sancito la fine della seconda repubblica, il progetto di Renzi è inesorabilmente fallito e la legge elettorale uscita dalla Corte Costituzionale è di fatto un sistema proporzionale.

Ora, è evidente che alle prossime elezioni almeno 150 dei  400 (su 945) parlamentari del Pd,  ottenuti alle elezioni del 2013 con il 26%, dovrà andarsene a casa. Questo dato di fatto forse non è chiaro ai militanti rimasti nel Pd che ingenuamente con enfasi, si appellano all’unità del partito ma è chiarissimo a tutti i notabili del partito, a partire da quelli che sciaguratamente hanno agevolato la scalata di Renzi e che oggi hanno un ruolo non per una popolarità personale ma in quanto capi di alcuni gruppi di parlamentari (sono Franceschini, Fassino, Orlando, Martina, Orfini). Questi politici hanno ben compreso che lo statista di Rignano li ha portati sull’orlo del baratro e se potessero riserverebbero a Renzi lo stesso trattamento che hanno applicato agli innocenti Bersani o Letta, ma in questo momento non lo possono fare perchè sono consapevoli che se andassero alle elezioni senza un “capo carismatico” rischierebbero di prendere una manciata di voti da prefisso telefonico. Hanno insomma bisogno di tempo, di ritardare le elezioni, di tenere legati i peones e sperare che un colpo di fortuna – uno scandalo, una indagine, un colpo di follia – li sbarazzi di Renzi e di sostituirlo alla meno peggio. Perchè questo piano tattico funzioni hanno bisogno che il partito democratico resti unito perchè se la sinistra se ne va diventano inutili e Renzi avrebbe tutto l’interesse a candidare un gruppo di fedelissimi o casomai persone della “società o dello spettacolo” più popolari dei notabili di partito.

Un altro gruppo consistente di piddini che hanno tutto l’interesse a mantenere l’unità del partito sono le migliaia di amministratori locali che governano la maggior parte di comuni, province e regioni italiane; ma non solo, anche le migliaia di piddini nominati nelle società che amministrano i “beni comuni”: acquedotti, rifiuti, trasporti ecc. Moltissime di queste persone, peraltro, sono prive di lavoro o non hanno mai lavorato in vita loro e in qualche modo sono giustificati a sperare che il Pd resti unito e riesca a conservare miracolosamente il potere locale.

Io non so cosa decideranno i residui (milioni di elettori se ne sono già andati e non torneranno) di sinistra del Pd, Bersani, Emiliano, Speranza, Rossi, ma sono certo che assistiamo a una sorte di eclisse, di accecamento che è il paesaggio politico attuale. Con il sistema proporzionale non conviene formare una coalizione che ha come scopo il governo del Paese ma che, di fatto, in questi anni si è occupata di tutto tranne che dei problemi veri, come il dramma del lavoro per milioni di italiani. Serve una forza politica in grado di presentare persone stimate, competenti e un programma da condividere con le persone in carne ed ossa. La scissione è propedeutica alla costruzione di una nuova forza politica che sia un cambio di rotta rispetto al Pd, sia nelle persone che nei valori. “Serve una fase costituente aperta in cui confluiscano personalità politiche, società civile, mondo del lavoro e corpi intermedi interessati a creare un movimento, perché non serve un partitino.” (D’Alema)

Resta da capire se nell’Italia di oggi è più utile per gli interessi generali costruire una forza politica identitaria di sinistra o più ampia, con la partecipazione di democratici come Enrico Letta; di certo sarà poi necessaria la capacità di promuovere alleanze ma con alla base valori e aria limpida, perchè al primo posto deve tornare l’interesse generale del Paese, a partire dal lavoro, la questione meridionale, l’efficienza dello Stato, la redistribuzione dei redditi, la scuola e di tempo ne è rimasto davvero poco.

a quelli che vuole rovinare, Giove toglie prima la ragione” (Euripide)

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1 commento

Lina Lombardo 23 Marzo 2017 - 15:52

Penso che la sinistra abbia perso la
sua connotazione di schieramento politico col popolo e per il popolo,
da lungo tempo ormai , in particolare quando ha cambiato le
discipline relative ai rapporti di lavoro e il PD di Renzi abbia
raggiunto il culmine della dissoluzione degli ideali che luna
sinistra vera avrebbe dovuto perseguire. Renzi ha finito di
distruggere quel patto Costituzionale ovvero quello di una Repubblica
fondata sul lavoro, a cui Reichlin si riferisce con accenti di
dolore. Il cosiddetto Jobs Act ha chiuso il cerchio intorno alla
precarietà e ha distrutto una intera generazione, rendendola di
fatto schiava. E Renzi ancora non demorde dal suo programma ultra
liberista che forse neppure una destra avrebbe l’ardire di portare
avanti, pensando, tra le altre, a una “riforma” atta a ridurre
il diritto alla sanità pubblica. E non parliamo delle imposte tasse
e gabelle varie che sotto mentite spoglie la gente sta pagando e in
particolare mi riferisco alle bollette di energia che sono
triplicate.

Mi auguro che il popolo, ormai
sull’orlo del precipizio, si svegli e faccia scelte consapevoli,
quando avrà l’opportunità, finora negatagli, di andare a votare.

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