Sovranismo televisivo

per Gabriella
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

In molti ieri sera avranno visto Juventus-Roma, la partita di Coppa Italia. E in molti, all’intervallo della partita, quando si aspettavano il commento sportivo oppure qualche spot commerciale, avranno avuto davanti Salvini che (quale anteprima di Porta a porta) faceva un suo piccolo comizio personale e chiedeva il voto alle prossime regionali. Così, senza contraddittorio, come se fossimo davanti al Grande Fratello (quello vero, non la trasmissione). Credo che sia stato uno dei punti più bassi raggiunti dal servizio “pubblico” da decenni. La dimostrazione di come la TV sia la TV, di come sia ambita ai comizianti, e come le dirette fb o l’invasione degli ultracorpi politici sui social non valgano comunque l’esposizione televisiva nei momenti di massimo ascolto. Se qualcuno contesta ancora l’idea che la destra-destra abbia in mente un regime, credo che fatti come questo lo smentiscano sonoramente. Ieri sera, tra il primo e il secondo tempo della partita, abbiamo visto non l’anticipazione di ‘Porta a porta’ ma dell’Italia sovranista a cui molti aspirano e che vorrebbero costruire nel nostro Paese. Sapevatelo.

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Voi direte, si sa. E invece i numeri fanno giustizia e danno l’esatta dimensione del fenomeno. Qui c’è una tabella riassuntiva del gruppo PD al Senato su dati Agcom che spiega come stanno le cose. Mentre noi ci accapigliamo su facebook contro le dirette facebook di Salvini e le volgarità diffuse, in realtà la battaglia vera si fa in TV, come sempre. a dimostrazione che mentre i social sono come l’aeroplano del Barone Rosso nel corso del primo conflitto mondiale, una cosa estetica e ristretta agli specialisti, la TV è come un bombardiere nella guerra mondiale successiva: spiana le opinioni, fa terra bruciata del servizio pubblico, alliscia le idee e le differenze, rade al suolo i fatti e le convinzioni di ognuno, impastandoli in un unico magma controllato da chi dirige il mezzo.

Il dato è impressionante. Salvini e Meloni (ossia l’opposizione) surclassano il resto della truppa, mentre Salvini da solo si mangia il governo (in tutte le sue componenti). Non basta. Mr. 4,5% (il giovin toscano) a onta di questo 4,5% ha più presenze video di Zingarertti che, fino a prova contraria, è il segretario di una forza che ha il 20%, ossia cinque volte i voti (da sondaggi) di Italia Viva. Lo stesso vale nel confronto Meloni-Zingaretti. Ora, è pur vero che un regime (il suo annuncio, i suoi prodromi) si identifica anche da segnali, comportamenti e gesti tipici che si diffondono impunemente, ma in questo caso il regime si preannuncia (o c’è) mediante fenomeni quantificabili. Numeri, insomma, così testardi da apparire assolutamente irrefutabili.

Voi direte: come si fa a battere un avversario se detiene una egemonia d’acciaio nella casamatta televisiva, RAI in special modo? Difatti non si batte facilmente. Perché lo scontro per certi aspetti è impari. Voi direte ancora: che colpe ha la sinistra? Questa: non aver lavorato con determinazione per una RAI formato BBC, ad esempio. Ma questa è storia di ieri e auspicio per domani.

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