Spin e clan: cosa resta della politica

per Gabriella
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 2 dicembre 2014

Cosa resta della politica oggi? No di certo i partiti. Piuttosto gruppi, clan, associazioni, cosche, cerchie ristrette e al limite individuali, sconfinanti tra privato e pubblico, che si contendono il potere, le risorse pubbliche e i mercati. Se va bene parliamo di comitati elettorali, oppure di partiti padronali, ma se va male nemmeno di quelli. È come se il sistema fosse esploso, e da questa esplosione non fosse nato il paradiso dell’individuo morale, libero dai presunti condizionamenti negativi dei partiti, pronto a esplicare liberamente la sua partecipazione civica, ma un far west di personaggi con pochi scrupoli, cinici, dove i valori in gioco sono fondamentalmente di natura monetaria. Un potere oscuro, frammentato, opaco, a cui poco è servita la legge sui Sindaci che conferiva un mandato diretto al vincente, sin “dalla sera stessa”, come se quello fosse indice di trasparenza. Anzi, a dirla tutta, proprio quella legge ha enormemente potenziato la figura del Sindaco a scapito dei partiti locali e dell’assemblea comunale, dove invece la politica assumeva almeno contorno pubblico e rappresentativo. Forse proprio quella legge diede il ‘la’ alla rivoluzione che ha sconvolto alle fondamenta il nostro sistema politico, verticalizzandolo, mutandone la natura.

Pure le istituzioni rappresentative, dunque, sono state colpite. Ridimensionate. In nome di una inebriante verticalizzazione del potere, che doveva garantire decisione, velocità, trasparenza e tutela dei cittadini vessati dal cosiddetto ‘parlamentarismo’. I risultati sono sotto gli occhi di tutto. La segretezza degli accordi e dei ‘Patti’ condiziona buona parte della vita politica. Molto circola borderline, fuori dalla vista istituzionale, in segrete stanze. Si dirà che accadeva anche prima, ma, va detto: 1) questa non è una buona scusa; 2) prima c’erano i partiti e sussisteva perlomeno un recinto ampio, una dimensione collettiva, organizzata, territoriale all’interno della quale scovare gli anticorpi, non solo individuare il male; 3) prima il tema era il finanziamento illecito ai partiti, oggi è la criminalità che fa sponda con pezzi di politica, clan, tribù e personaggi sparsi in un ambito dove le paratie interne e le suddivisioni stanno scomparendo. E tutto assume la forma di un grande blob.

Per di più, la rappresentanza è in crisi senza che le decisioni ‘scocchino’ con l’efficacia promessa, anzi. L’asse cartesiano costituito dall’intersecarsi di rappresentanza e decisione non gode più di un equilibrio: il governo legifera come se fosse un’assemblea rappresentativa, il Parlamento è ridotto alla ratifica di scelte fatte altrove e ai voti di fiducia, l’amministrazione è strabordata verso la politica, come ha detto Walter Tocci al Senato intervenendo sulle sue dimissioni, la politica è viepiù amministrazione, governo, non più legislazione e rappresentanza. Senza contare la campagna d’odio verso le Regioni (giusta o sbagliata che sia), lo scioglimento delle Province (anzi solo dell’elezione diretta dei consigli provinciali) e i Comuni, come già dicevamo, ridotti in modo puntiforme al loro Sindaco. E poi le direzioni di partito che sono caminetti a casa del padrone oppure semplici ‘votifici’ in streaming, le decisioni interne ai partiti affidate alle primarie ‘aperte’ ai passanti, la ‘corporeità’ di un’organizzazione politica che diventa ’spiritualità’ in rete e slides. Una perdita di fisicità e di rappresentanza che è perdita di spazio politico, evanescenza territoriale e istituzionale, cessione di sovranità alla comunicazione. Da un lato, quindi, il trionfo dello spin e delle narrazioni – dall’altra i gruppi chiusi ma-anche bipartisan (e senza paradossi), visto che i confini delle organizzazioni politiche sono caduti e la vita politica è diventata un deserto senza più limiti. Una fluttuazione di cinismo che mette paura e butta in un angolo quegli anticorpi che una volta abitavano nei partiti e che oggi assistono alla scena inermi, dal loro ristretto punto di vista individuale. Soli e senza voce. Un brutto film davvero, per il quale ci hanno pure fatto pagare il biglietto.

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