Il tram, i passeggeri ovvero la ricerca ossessiva del consenso politico

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 15 gennaio 2018

Il tram, i contenitori e l’andirivieni dei passeggeri

Sostiene Giacomo Portas, leader dei ‘Moderati’ e deputato, che «per ogni voto che la candidatura Gentiloni conquisterebbe a sinistra, se ne andrebbe un voto moderato che oggi appoggia il PD perché c’è Renzi». Una specie di trenino, insomma, dove c’è chi entra e chi parallelamente esce, guarda caso entrambi per lo stesso motivo. Esser passati dai partiti ai contenitori neutri, da organismi dotati di finalità a mezzi quasi finalizzati a se stessi (e alla loro ‘vittoria’) ha condotto a questo: al trenino dei consensi, appunto. Ciò, paradossalmente. Perché l’intento del partito-contenitore sarebbe invece quello di ‘ammucchiare’ tutto, da ovunque esso provenga, per ‘sostenere’ il Capo nel suo sforzo politico. L’illusione delle Europee 2014 (il famoso 40%) aveva occultato questo paradosso, e aveva convinto in molti che il ‘contenitore’ potesse davvero funzionare. Che l’ammucchiata indifferenziata ma proiettata al potere fosse il modello. E invece no.

D’altronde, se invece di fare un partito ci si contenta di una ‘scatolone’, è normale che si entri e si esca da esso come sul tram, e magari per lo stesso, medesimo motivo. Quasi cinicamente. In carenza di un effetto ‘comunità’, o anche solo ‘associativo’, nulla frena la corsa del ‘mezzo’, lasciato a se stesso, verso il capolinea. Quel flusso di gente che entra e che esce è, in questo senso, tutto quel che resta della politica: una specie di andirivieni, niente più, di cui il PD attuale è l’emblema più lapalissiano e l’esempio storico da seguire di meno. Ma questo è anche un insegnamento per ‘Liberi e Uguali’: fare un partito (aperto, plurale, democratico, di sinistra) andando oltre il primo passo pur importante della lista unitaria, non è un obbligo, per carità. Ma sarebbe per lo meno la prospettiva più equilibrata entro cui inquadrare l’attuale percorso, evitando che le componenti sgomitino l’un l’altra, in una unità che sembra più che altro una forma di precarietà. Il modo migliore per affrontare le questioni politiche e i temi all’ordine del giorno è non diventare una specie di tram, magari dipinto di rosso. La peggiore medicina della politica che vuole cambiare le cose è proprio la transitorietà.

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