Transumanza, democrazia e sovranità

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Franco Luce
Fonte: politicaPrima
Url fonte: http://www.politicaprima.com/2015/04/transumanza-democrazia-e-sovranita.html

Transumanzadi Franco Luce – 13 aprile 2015

Settembre, andiamo. È tempo di migrare...” Così, Gabriele D’Annunzio poeta pescarese rievocava il fenomeno della transumanza,

 

la periodica migrazione di greggi ad opera dei pastori abruzzesi, che necessariamente dovevano spostare i loro armenti dai freddi altipiani aquilani ai pascoli lussureggianti e temperati della pianura pugliese. La transumanza fu per molti secoli  una importante componente economica, tanto che per una corretta  gestione fu costituita a Foggia l’importantissima  struttura giuridico-istituzionale della Dogana delle pecore. Questa dava la possibilità ai pastori di accedere ai pascoli fiscali del Tavoliere dopo aver corrisposto un pagamento a titolo oneroso detto ‘fida’, e nello stesso tempo assicurava ai locati ampie garanzie per eventuali controversie.

Gabriele D_AnnunzioPare, però che la ritualità di questa pratica bucolica, abbia ripreso a funzionare direttamente nelle aule parlamentari. È nata, infatti, una nuova generazione di pastori con il compito di “transumare” parlamentari da un’area politica meno “produttiva” ad una più “florida e rigogliosa”, proprio come avveniva con i corregionali del D’Annunzio. E considerando  gli innumerevoli  passaggi di campo di questi ultimi anni, si ha l’impressione che ci sia la volontà di far rientrare nella normalità una forma di “transumanza politica”.

Al contrario del vecchio sistema, però, gli attuali “pastori” non sono assoggettati al pagamento della ‘fida’, anzi sono concessi loro compensi e privilegi nel caso riescano a condurre attraverso un “erbal fiume silente” il “gregge” in una diversa “locazione”. Ma a un eletto è concesso questo enorme spazio di autonomia, e nel momento in cui il cittadino è chiamato a deporre  il suo consenso nell’urna, subisca l’esproprio della sua sovranità? Se la parola democrazia deve essere letta nel suo giusto significato, è necessario che la linea di demarcazione della sovranità popolare è, e dovrà rimanere un limite invalicabile, e solo il popolo, legittimo detentore, può modificarla.

Sovranita popolare“La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Primo articolo, 2° capoverso della Costituzione Italiana, così precisa, da scongiurare ogni altra interpretazione. Perciò sbaglia o peggio è in mala fede, chi pensa che la sovranità del singolo cittadino, e quindi il suo potere, si interrompe nel momento in cui si depone nell’urna il proprio consenso. Il vero significato è stato spesso mistificato da un’informazione distorta o soggiogata dalla volontà dei gestori della politica. L’ambiguità di talune affermazioni, infatti ha portato gradualmente il cittadino comune ad interpretare il nostro sistema politico come fondato, sì sulla sovranità popolare, ma delegata ad organi istituzionali quali il Parlamento e il Governo.

A parere di chi scrive, la sovranità è un potere che appartiene solo al popolo e che non viene trasferito con il consenso di voto alle istituzioni dello Stato. Leggendo la nostra Costituzione, risulta di facile comprensione che ciò che noi erroneamente definiamo: potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario, in realtà si tratta di funzione legislativa, esecutiva e giudiziaria. Perciò quei “poteri” citati spesso dai mass-media o dai libri scolastici, posseduti dagli organi istituzionali, sono in realtà solo “funzioni” e sono queste che vengono affidate dal popolo alle varie istituzioni.

A tal proposito appare evidente che l’uso del termine “funzione” non può essere considerato casuale, ma è stato scelto dai “padri costituzionalisti” per dare un significato inequivocabile a tutela della democrazia. Furono proprio questi saldi principi ad essere carenti nello “Statuto Albertino” che favorì la nascita  della dittatura fascista. Perciò i nostri politici, dovrebbero “misurare” il loro atteggiamento da queste esperienze vissute, guardando con più rispetto la nostra Costituzione non come un “vario ed eventuale”, ubicato sempre all´ultimo punto dell’ordine del giorno della politica.

Bondi RepettiIl popolo è il solo destinatario della sovranità, e la stessa non può essere considerata cedibile all’atto del consenso. Purtroppo la linea di condotta dell’attuale maggioranza fa emergere una volontà di attribuirsi a tutti i costi un potere politico che non potrà mai essere concesso, per quanto sia evidente, il consenso ricevuto.  Si scende perciò nella determinazione che chi non la pensa come “il titolare del consenso”, cioè la maggioranza, automaticamente non rispetta il popolo, non ne condivide gli ideali e le giuste aspirazioni.

Questo diventa un vero e proprio delirio ideologico che ha come conseguenza una errata considerazione delle minoranze e delle opposizioni, fino ad essere nemici da sconfiggere. Si finisce così, senza accorgersene, con sminuire l’irrinunciabile funzione del Parlamento, che rappresenta il vero contenitore della sovranità popolare.

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