Più che una campagna elettorale sembra sia cominciata la campagna di caccia…al colpevole Giuseppe Conte.
I partiti dei responsabili e dei patriottici hanno già liberato la loro muta di cani latranti, che possiamo già ritrovare a tutte le ore e in tutte le TV.
In una competizione delicata e dura, sarebbe del tutto normale assistere ad accuse incrociate, a reciproci rinfacciamenti, e ad accesi contrasti, in una legittima varietà di posizioni.
Ed invece le residuali impercettibili dissimiglianze sono sovrastate dalle frasi dominanti, che ruotano attorno alla parola chiave “responsabilità”.
Naturalmente tutti, tranne il colpevole Giuseppe Conte, si sono assunti la responsabilità, non si sono sottratti alla responsabilità, non sono venuti meno alla responsabilità, si sono fatti carico della responsabilità…
Luigi di Maio, in un sovrappiù di generosità, responsabilmente ha anche deciso di “prendersi in carico l’agenda Draghi”.
E’ davvero difficile distinguere l’appartenenza partitica di questa congrega di tromboni, di questi ipocriti cercatori d’improbabili consensi.
Sono tutti ugualmente spalmati della stessa marmellata lessicale, della stessa falsa retorica patriottarda.
Nel florilegio di cliché, di frasi fatte e di luoghi comuni ha fatto capolino e avanza prepotente la nuova parola d’ordine: ce lo chiese Mattarella, ce lo ha chiesto Mattarella.
Lo stesso Draghi ha iniziato il disbrigo degli affari correnti invitando i ministri a restare “nel perimetro disegnato da Mattarella.”
Può il Presidente della Repubblica indicare al Governo e al Parlamento cosa devono fare?
Evidentemente sì. Forse sono riusciti a cambiare la Costituzione e si sono dimenticati di dircelo.
In ogni caso non esiste alcun compasso che possa disegnare un perimetro dentro il quale costringere chi, invece, evitando gli assembramenti nell’affollato campo dei responsabili, cercherà un po’ di refrigerio negli ampi spazi liberi dei colpevoli.
