Ucraina, tutte le vedove di guerra in lutto per il negoziato Tweet affranti. Vietato sperare nell’accordo, altrimenti si è filorussi: questa è solo una resa

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lorenzo Giarelli
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Non per tutti la prospettiva di una imminente fine del conflitto tra Russia e Ucraina è una buona notizia. L’idea che bastasse uno sforzo infimo per avvicinarsi alla pace più di quanto le armi e la pseudo-diplomazia avessero fatto in quasi tre anni lascia attoniti diversi commentatori ed esponenti politici, secondo cui l’interpretazione, a questo punto, non è che una: ogni accordo mediato da Donald Trump sarà un regalo alla Russia.
Su questi presupposti, cui si innesta l’irrilevanza dell’Unione europea (per colpa di Trump e Putin o per colpa dell’Ue?) c’è di che disperarsi.

Pina Picierno, europarlamentare Pd: “Confesso che non sono stupita dai commentatori che si definiscono comunisti, stalinisti o putiniani tutti eccitati per le parole dell’estremista di destra Trump. Per noi, democratici ed europei, è il tempo di decidere se essere solo un pezzetto di Risiko in cui altri tirano i dadi o se essere un continente libero e forte”.

Ivan Scalfarotto, senatore di Italia Viva: “Trump e Putin, come novelli Molotov e Ribbentrop, minacciano di spartirsi l’Ucraina contro la volontà del suo popolo e sotto il naso dell’Unione europea “.

Alessia Morani, ex parlamentare dem: “Non mi sono mai sentita così spaventata e sgomenta. La più grande democrazia al mondo è in mano a un presidente che pensa di fare ‘affari’ con gli autarchi e criminali di guerra. Trump ha regalato a Putin la vittoria che non aveva ottenuto sul campo”.

Carlo Calenda, leader di Azione: “Trump attacca gli alleati democratici e si arrende a Putin. Tocca all’Ue assumere la leadership del mondo libero. In caso contrario, cadremo un pezzo alla volta stritolati dagli autocrati e dagli oligarchi”.

Alan Friedman, giornalista: “Trump ha tradito l’Ucraina e l’Europa. È l’idiota utile di Putin”.

Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali: “Le premesse sono quelle di un patto leonino, non di un accordo ma dell’imposizione all’Ucraina della volontà di Putin. Se la strategia di Trump per far finire la guerra è sospendere l’assistenza all’Ucraina, vincerà il Nobel per l’ipocrisia e la vigliaccheria”.

Gianni Riotta (La Stampa): “L’Ucraina è sola oggi, domani saranno soli Polonia, Paesi Baltici, Europa contro Putin, ricordatelo. Ai troll russi e filorussi di casa questo tweet non è piaciuto, fatelo girare”.

Claudio Cerasa, direttore del Foglio: “Quando nel 1938 si tentò un appeasament con Hitler si pensò di arrivare a una pace duratura concedendogli tutto ciò che voleva, poi le cose sono andate in maniera diversa. Oggi Trump e Putin giocano sulla pelle dell’Ucraina e dell’Europa”.

Giancarlo Loquenzi (Radio 1): “Vedo il tripudio di putiniani che possono definirsi trumpiani senza cambiare una virgola delle loro convinzioni e atteggiarsi a vincitori”.

Marco Taradash, ex deputato radicale: “Se noi Ue non salviamo l’Ucraina diventeremo i nudi vassalli di Putin e il luccicante parco giochi degli oligarchi trumpiani”.

Infine Jacobo Iacoboni, giornalista della Stampa. Sul tema consegna un tweet affranto: “Mentre irresponsabilmente si parla di ‘progressi’ presunti nella trattativa di pace Trump-Putin, lo stato criminale russo bombarda quotidianamente anche Kyiv – non solo le città orientali e meridionali”. Poi però si consola con la “ex moglie di Usmanov” che si è finalmente “dimessa da capo della federazione russa di ginnastica dopo un conflitto con Alina Kabaeva, amante o seconda moglie di Putin” e si concentra su una nuova base russa in Sudan. Come se non fosse abbastanza, in questi giorni tocca a Iacoboni condurre Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio3. Così di prima mattina gli tocca pure leggere i “putiniani” in festa.

 

Begli amici

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) Fra le vedove di guerra che strillano come prefiche e lacrimano come salici perché in Ucraina si rischia la pace, svettano per comicità Vittorio Emanuele Parsi, che è un po’ il Nostradamus dei nostri tempi, e per illogicità Paolo Mieli, noto storico. Parsi – quello che “Putin non mangia il panettone”, “la Russia è isolata nel mondo” e “vince l’Ucraina” – spiega a Trump quali sono gli “interessi americani” perché lui li conosce bene, mentre il presidente americano è “poco informato”: infatti “Putin porta a casa tutto quello che vuole”. Sfugge all’informatissimo Parsi (insegna addirittura all’università) che Putin, se porta a casa qualcosa, è perché ce l’ha già e l’ha pure annesso in tre anni di guerra che, per l’informatissimo Parsi, la Nato avrebbe vinto a mani basse e invece purtroppo ha perso a rotta di collo. Mieli ce l’ha con l’Ue e Biden perché non sono stati abbastanza guerrafondai: “Hanno gareggiato nel consegnare in ritardo gli aiuti all’Ucraina, hanno sempre cercato pretesti per non pagare la quota dovuta” (dovuta in base a non si sa quale norma, visto che Kiev non è né Ue né Nato). Siccome Ue e Nato hanno scucito all’Ucraina circa 320 miliardi di dollari in tre anni, sarebbe interessante sapere quanti avrebbero dovuto buttarne per sconfiggere la prima potenza nucleare: 500, mille, 10 mila?

Se questi storici studiassero almeno la cronaca, saprebbero che la fase di massimo e puntualissimo riarmo ucraino fu la famosa controffensiva primavera-estate 2023, spacciata dai Parsi e dai giornaloni come risolutiva per liberare i territori occupati (metà Italia) e finita con più conquiste dei russi sulla difensiva che degli ucraini all’offensiva. Al prezzo di 100 mila morti e mutilati ucraini in sette mesi. Dopo la disfatta, Ue e Usa iniziarono a centellinare gli aiuti perché avevano le casse e gli arsenali vuoti. Ma la guerra era già strapersa, come peraltro lo era dal primo giorno, vista l’indisponibilità di Usa, Nato e Ue a inviare truppe e scatenare la guerra mondiale atomica. Fra l’altro uno storico dovrebbe sapere che Trump non ha inventato nulla: quella di usare, spremere fino al midollo, mandare al macello e poi scaricare l’“alleato” di turno è una vecchia usanza degli Usa. Per informazioni, rivolgersi a Vietnam, Balcani, Afghanistan, Iraq, curdi, Libia e “primavere arabe”: prima spinti alla guerra, poi lasciati soli a seppellire i morti, a raccogliere i cocci e a pagare il conto. Ora tocca agli ucraini e alla Ue. In attesa del prossimo gonzo che ci casca.

Ps. Paragonando la Russia al Terzo Reich e scordandosi i 28 milioni di morti sacrificati dall’Urss per sconfiggere il Terzo Reich, Mattarella è riuscito nella mission impossible di far passare dalla parte della ragione la portavoce russa Zacharova. Geniale.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.