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di Corradino Mineo 4 novembre 2014
Ieri mattina ho ascoltato in diretta il Presidente del Consiglio alla Palazzoli fabbrica di Brescia svuotata dagli operai. Il suo m’è parso il discorso più filo Confindustria (senza se e senza ma) e più contro la sinistra (CGIL e minoranze Pd) che gli abbia sentito fare da quando occupa il proscenio. “Agli imprenditori: “le vostre mani sono fatte per creare lavoro non per applaudire”, “non ci sono due Italie opposte, quella dei lavoratori e quella dei padroni. “Ce n’è una sola, quella dei nostri figli”. E alla sinistra: “C’è un disegno – ha detto proprio “disegno”- per dividere il mondo del lavoro. Se vogliono attaccare il governo lo facciano, io non ho tempo, devo salvare il paese, ma non sfruttino il dolore dei cassaintegrati”. Insomma mi è parsa una chiamata alle armi, degli imprenditori (ai quali si rivolgeva direttamente), dell’opinione pubblica (giornali e televisioni), della maggioranza silenziosa (cioè degli elettori). Com’è andata?
Non troppo bene, a giudicare dai titoli. Corriere della Sera : “TFR in busta, i dubbi di Bankitalia”. La Stampa: “Allarme pensioni più povere con il TFR in busta paga”. Inoltre i due giornali del Nord danno conto delle previsioni Istat per il 2015: “Crescita ridotta allo 0,5”. Repubblica invece si ricorda di Renzi: “c’è un disegno per spaccare l’Italia”, ma lo mette sotto un “TFR, Bankitalia frena”. Solo il Sole24ore apprezza: “Squinzi: La manovra toglie il freno al paese”, anche se relega la minaccia dello scontro sociale a pagina 3: “Si usa il lavoro per spaccare l’Italia”. Il Fatto, “Grida al complotto. Sì da Bankitalia e Istat”, si affida a Travaglio, che dice di provare nostalgia per il “Renzi che vinceva”, mentre ora “ogni giorno si fa nuovi nemici e, se non li trova, se li inventa. Il tutto per cercare di frenare una crisi di consensi che comincia a notarsi pure nei sondaggi”.
I vignettisti lo provocano. Elle Kappa. “C’è un disegno preciso, studiato a tavolino, per spaccare in due l’Italia”. “Col Pd ha funzionato”. Giannelli disegna Renzi rivolto alla Camuso “In Italia c’è un grosso spacco” e la sindacalista che lo guarda e si chiede: “Uno spaccone?” Dunque Re Mida ha perso il tocco? Un po’ di scetticismo sui giornali non basta per dirlo. Claudio Cerasa sul Foglio, spiega “L’importanza (per Renzi di avere) un nemico a sinistra” ma poi spiega “la strategia delle due vittorie”. Quella mediatica, muso duro e mascella volitiva, tutta per il Premier, il quale imporrà la fiducia anche alla Camera e cercherà di solare la FIOM. Quella parlamentare, grazie a una qualche marginale modifica da inserire nel testo del jobs act, da concedersi a quella parte della minoranza PD che più teme la “scissione”.
Intanto il Corriere, con Massimo Franco, e Repubblica, con la new entry Stefano Folli, spiegano che la partita decisiva si giocherà sulla legge elettorale che dovrà essere pronta per gennaio, quando è possibile che il Presidente Napolitano lasci l’incarico, e allora la si potrà esibire come pistola in canna contro chiunque critichi il governo. Reggerà il Nazareno, dopo il rinvio a giudizio di Verdini? La voterà Forza Italia, per ora sbatacchiata tra gli interessi di Berlusconi (a cui piace molto lo “sbocca Italia” e non dispiace affatto il Jobs act) e la paura dei parlamentari di finire in braccio a un Renzi anti sindacati e anti magistrati?
Io so cosa farei. Riunirei le personalità (diverse e divise) della minoranza Pd. Proverei a unirle su pochi punti, democrazia, lavoro, rispetto del territorio, su cui non si può più cedere. Farei conoscere alla pubblica opinione questi punti e avvertirei Renzi. Su questo se vorrai forzare voteremo contro. Allora elezioni? Sì, con il Consultellum.