Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Un inutile stato d’eccezione
Ha ragione Chiara Geloni a essere colpita dall’assurdità del discorso pubblico in questi ultimi mesi. Aggiungerei di mio che gli avvenimenti successivi non hanno nemmeno giustificato il sovvertimento politico di inizio 2021, quando Draghi ha scalzato Conte con una forzatura sostanziale della prassi democratica, pur nel pieno rispetto della forma costituzionale. Lo stato d’eccezione che ne è nato, giustificato dal PNRR, oggi appare in tutta la sua palese inutilità (oltreché pericolosità). I soldi europei non sono ancora al sicuro, e la stessa pandemia, nonostante i vaccini di cui Conte non disponeva, non è affatto sotto controllo, nonostante la retorica di Figliuolo e il tifo a favore della stampa di Lor Signori.
Il mondo delle imprese ha voluto lo stato d’eccezione al solo scopo di tramutare in bonus e sgravi la massima parte del PNRR. Questo è. Pur di conseguire lo scopo ha ispirato la forzatura della prassi democratica e un allentamento della presa della Costituzione sulla vita politica. Ma, come si dice, chicco di grano chiama chicco di grano, ed ecco che taluni commentatori chiedono dagli editoriali, stavolta, una vera e propria modifica costituzionale per agevolare il lavoro di Draghi da futuro PdR. Un semipresidenzialismo di diritto, non più solo di fatto. O forse un presidenzialismo tout court. Un’escalation, insomma.
Quando si lascia la strada sicura della democrazia rappresentativa e si instaura l’eccezione contro la sostanza costituzionale, la deriva è pressoché certa. Il PNRR non sarà un piatto di lenticchie, ma certo non vale l’impasse democratica di questi mesi. La democrazia non si compra con Master Card. Il potere economico disintermediato al più la distrugge.