Il visionario (pensieri del sabato sera)

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti,

di Alfredo Morganti – 1 maggio 2016

Ho come l’impressione che questa fase politica sia così cruda, così stringente, così complessa che non basterà recitare il copione di sempre. Non siamo in un momento di semplice congiuntura, e le vicende di questi anni non sono destinate a essere presto riassorbite, magari sotto forma di rivincita della realtà. Serve una risposta all’altezza, che apra un’altra fase, sia un segnale di discontinuità, offra un disegno e non si limiti alla resistenza passiva o alla mera guerra di posizione. Qualcosa di simile (al di là del giudizio storico o politico che se ne abbia) al primo centrosinistra, alla proposta di compromesso storico, alla vittoria al referendum sul divorzio, alla strategia dell’attenzione di Moro verso il PCI o alla nascita dell’Ulivo. Momenti che hanno scandito (nel bene o nel male) la recente storia politica italiana, aprendo ogni volta fasi nuove. Mai come oggi servirebbe una guerra di movimento e una nuova visione per smuovere queste acque intorbidite.

Non basta insomma resistere, non serve ripetere le solite litanie. Né tener duro. Chiedo alla sinistra di indicare una strada, aprire una via, tracciare un sentiero. Vorrei che qualcuno (o qualcosa come un’organizzazione nuova e ambiziosa) spalancasse il sipario ed elaborasse una formula politica (e sociale) più efficace di quelle che oggi snocciola l’opposizione a Renzi. Qualcuno o qualcosa che producano una visione, aprano spiragli entro cui far transitare uomini, idee, valori, principi, strategie che rappresentino una alternativa concreta alla piattezza delle attuali cronache politiche. Ma lo facciano con efficacia, senza contorsioni ideologiche, così come facevano i miei maestri politici nel PCI. Una specie di colpo di genio, insomma, assieme a un’intensa fase di elaborazione politica e culturale, ma anche indicazioni pratiche, progetti organizzativi, classi dirigenti solide e agguerrite, mobilitazione. Un progetto che parli in grande, che si misuri con le questioni inedite e imponenti che ci sfidano.

Mi chiedo se davvero oggi la sinistra (la sua storia, il suo spirito, le sue vicissitudini, i suoi antichi dirigenti, i suoi morti, i militanti che da decenni e decenni cedono il loro tempo a progetti difficili di riforma e giustizia sociale) non sappia e non possa esprimere più di quanto non faccia, se ci si debba accontentare di questo catenaccio che tenta al massimo il contropiede, oppure della resistenza in un angolo, e non sappia rispondere per le rime a chi la accusa di vecchismo e la vorrebbe rottamare del tutto. Il bisogno di sinistra (a partire dalla profonda e crescente disuguaglianza che sta uccidendo l’economia mondiale, non solo uomini e donne) è così vasto che è stupefacente come lo si ignori pedissequamente. Ostinatamente. Con una testardaggine davvero incomprensibile. Il punto è che, se non scatta una visione, se non si trova il chiavistello per aprire il portone, se non si scovano le formule storico-politiche per ridisegnare e interpretare la fase, c’è poco da fare. Al massimo si può pareggiare.

[Avvertiteci, comunque, se questi sono solo sogni o illusioni. Se si tratta di calcoli sbagliati. Se la realtà, che avrebbe dovuto sconfiggere Renzi, è invece più forte di noi. Ditecelo se nessuno è più capace di una visione, ma ha solo doti di buon incassatore, come certi boxeur. Ditecelo se ci toccherà stare in un angolo e suonare il piffero a Renzi per molto tempo ancora. Se così fosse sarebbe male, ma almeno potremmo dedicarci a cose più grandi e più belle di tutte le attuali miserie politiche: i libri, la musica, la scrittura, il grande cinema (e ovviamente i nostri affetti più cari!), senza sprecare inutili energie].

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