11 Settembre 2001. Il giorno che cambiò il mondo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giovanni Caianiello
Fonte: PoliticaPrima
Url fonte: http://www.politicaprima.com/2015/09/11-settembre-2001-il-giorno-che-cambio.html

Mai più 11-settembre-2001-torri-gemelle

di Giovanni Caianiello – 11 settembre 2015

La mattina dell’11 settembre 2001, 19 terroristi tra i quali 15 sauditi e quattro egiziani, armati di semplici tagliacarte, dirottarono quattro aerei passeggeri in volo.

11-settembre-2001-per-non-dimenticare-i-pompieri-4Neutralizzarono gli equipaggi, si impadronirono dei comandi e fecero perdere le loro tracce eludendo per quasi due ore il sistema di sicurezza aerea degli Stati Uniti. Due aerei si schiantarono contro le Torri Gemelle di New York, un terzo contro il Pentagono a Washington, mentre un quarto sarebbe stato fatto precipitare da equipaggio e passeggeri in Pennsylvania. I morti furono circa 3.000.

Al di là delle certezze che diffusero i media a livello globale, non poche furono le incongruenze raccontate dall’amministrazione di Washington su quanto avvenuto…

Proviamo ad entrare nei dettagli. Nello spazio aereo americano, ogni giorno, transitano circa 27 mila voli commerciali. Con un minimo di 600 velivoli nelle ore notturne, e un picco di 4.500 aerei nella mattinata e nelle ore centrali della giornata. La zona con maggiore traffico di voli è quella del Nordest con le rotte da e per New York, Washington, Chicago, Atlanta, Miami e Los Angeles.

Ciò nonostante, in ogni momento, 24 ore su 24, la sicurezza dei passeggeri è sempre massima. Lo spazio aereo è diviso in tanti settori, ai quali corrispondono altrettante linee di controllo e verifiche, sia nazionali che locali. La Federal Aviation Administration, in pratica, si serve di un complesso e sofisticato sistema di controllo, basato su una ventina sistemi di rilevamento tutti collegati tra di loro, che si scambiano costantemente informazioni in tempo reale, interconnesso al sistema militare della difesa aerea: il N.O.R.A.D.

Qualsiasi aereo fuori rotta, o senza strumenti di riconoscimento, anche per solo qualche minuto, viene immediatamente segnalato. Il Centro operativo militare d’intervento fa scattare l’allarme e alzare in volo i caccia dalla base più vicina, con un tempo di reazione medio di circa 6 minuti. Prima dell’11 settembre, di quello stesso anno, la difesa americana era già intervenuta per circa 70 volte, con una media di circa otto interventi mensili.

Quella mattina le cose andarono molto diversamente.

arton166616-2ea03Alle 08.00 decolla da Boston il volo American Airlines 11 diretto a Los Angeles e poco dopo stacca il trasponder (strumento-carta d’identità che indica in tempo reale la sua storia ai centri di rilevamento a terra), e questo, per i controllori di volo ha un solo significato: dirottamento. Subito dopo, alle 08.14, dallo stesso aeroporto decolla l’aereo diretto Los Angeles, che stacca anch’esso il trasponder. Entrambi si dirigono verso Manhattan per colpire le torri gemelle.

11-settembre-al-Qaida-terrorismoIl primo finirà schiantato direttamente contro la torre nord alle ore 08.46, mentre il secondo, stranamente, prosegue superando le torri per altri 50 km e invertirà la rotta soltanto dopo l’impatto del primo aereo sulla prima torre. Colpirà la torre sud alle ore 09.01, quindici minuti dopo. Alle 8:21 parte da Washington il volo American 77 anch’esso diretto a Los Angeles, dopo aver percorso circa 400 miglia con il trasponder spento finirà schiantato alle ore 09.39 contro il Pentagono a pochi chilometri da dove era partito. Alle 8:41 parte da New York il volo United 93 diretto a San Francisco che poi precipita in Pennsylvania e percorre circa 600 miglia con trasponder spento senza essere mai intercettato.

11-set-Un aspetto rende incomprensibile la strategia dei terroristi: i due aerei dirottati, (quello diretto sul Pentagono e quello “precipitato” in Pennsylvania), nonostante ci dovesse essere l’intera aviazione americana in azione, decidevano di allontanarsi di 400-600 miglia ciascuno dal proprio obiettivo, prima di invertire la rotta e dirigersi verso i bersagli. Come se un aereo per bombardare Lampedusa, partisse da Trapani per andare fino a Roma, per poi tornare sul bersaglio finale. Come se i terroristi sapessero in anticipo che avrebbero potuto scorrazzare per quasi due ore nei cieli più trafficati e più protetti del mondo.

I quattro aerei, inoltre, hanno invertito la rotta in sequenza, con scarti di un paio di minuti dopo che il precedente aveva colpito il bersaglio: 1) Torre nord colpita alle 08.46; 2) il secondo aereo inverte la rotta alle 8.47 e colpisce la torre sud alle 09.01; 3) Il terzo aereo inverte la rotta alle 09.02 e si schianta contro il Pentagono alle ore 09.39; 4) Il quarto inverte la rotta alle ore 09.40 e sparisce dai radar alle ore 10.03.

UAL_Flight_93_ceremonyI dirottatori non potevano certo parlarsi da un aereo all’altro, visto che due dei quattro voli, avevano finito per decollare con notevole ritardo sull’orario previsto, e non avrebbero potuto scegliere il momento esatto in cui entrare in azione senza una regia esterna che potesse ordinarli e guidarli in tempo reale. Se così, chi ne è stato il regista? Curiosa la dichiarazione della Casa Bianca per giustificare il fatto di non aver saputo interpretare il terzo aereo per oltre mezz’ora, avendone perse le tracce dal momento in cui ha fatto inversione di marcia. Cioè, tutta la difesa militare americana e tutti i 21 centri radar dell’aviazione civile, si sarebbero perso un aereo in volo? Trovo incomprensibile e inaccettabile una tale giustificazione, tra l’altro, smentita dalla deposizione del ministro dei Trasporti americano, rilasciata nel 2004 alla commissione indipendente per l’11 settembre.

L’ultimo interrogativo rispetto alla versione ufficiale, è ancora meno facile da accettare dal punto di vista aeronautico. Come può un aereo isolato dal resto del controllo di volo, ritrovare il Pentagono partendo da un punto qualunque del West Virginia, senza nessun aiuto da terra, quando questo già sarebbe difficile persino per un pilota pluridecorato. Mentre chi guidava quel Boeing 767, secondo i colleghi della scuola di volo che frequentava, veniva descritto come un pilota non in grado di pilotare nemmeno un piccolo Piper e digiuno di comandi di un 767 fino a quel momento? Un po’ come se qualcuno prendesse lezioni per andare in bicicletta, e poi pretendesse di guidare a velocità sostenuta un tir nell’affollato traffico cittadino senza causare incidenti.

schema-aereo-pentagonoUna manovra, quindi, ai limiti dell’impossibile. Un leggero sfioramento sui comandi del piano verticale o orizzontale, avrebbe creato scarti del velivolo di centinaia di metri, per le turbolenze contrarie ad un volo a bassa quota di un velivolo di quelle dimensioni, 110 – 130 tonnellate, e a 900 chilometri orari. A questo va aggiunta la questione del buco venutosi a crearsi sulla parete del Pentagono. All’incirca largo 20 metri per un Boeing 767 con un’apertura alare di 40 metri, e senza segni dell’impatto delle ali e né dei motori. In tutti gli incidenti aerei dov’è stato possibile rintracciare i resti dell’aereo precipitato, anche da quote elevatissime, i pezzi rimasti più o meno integri sono soprattutto i motori e parti del carrello. Di cui non c’è traccia neppure sul prato, stesso discorso vale anche per l’ultimo aereo precipitato in Pennsylvania.

Le cose sono veramente andate come racconta la versione ufficiale?

Crollo torriPer quanto riguarda il crollo delle torri, non entro nelle valutazioni di ordine tecnico che non rientrano nelle mie conoscenze. Del resto, la storia delle torri e del loro crollo sono state e sono tuttora oggetto di valutazioni da parte di esperti, con pareri contrapposti sulle reali cause e sul loro cedimento. Non conosco la risposta, come non conosco neppure quelle dei fatti precedenti, per questo mi sono semplicemente limitato, utilizzando la mia esperienza e le mie conoscenze tecniche, alla descrizione dei fatti per come sono riuscito a recuperarli da diverse fonti, e a sottolineare la forte incoerenza con le versioni ufficiali, alle quali si contrappongono le voci discordanti di personalità del mondo aeronautico, dell’ingegneria e della scienza.

Non credo che a queste domande sia possibile trovare delle risposte, almeno per ora.

20100911_groundzero_moms_33Tanti dubbi, tante verità dichiarate e tante invece nascoste. Ma quello che veramente rimane è una certezza, la morte di tremila persone. Tremila storie di uomini, donne di ogni età, e persino bambini innocenti, che sono stati “sacrificati” in nome di non si sa cosa. Una tragedia terribile e senza fine, ad opera di cinici menti criminali che spero in questa vita o nell’aldilà possano trovare la giusta condanna e la giusta punizione, se non terrena, almeno divina.

Noi, da umili cittadini, continueremo a chiederci cosa sia veramente successo, come sia stato possibile e sperare che l’11 Settembre possa restare, a perenne memoria e monito, solo nei libri di storia.

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