A proposito di assalti e diligenze

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Corradino Mineo
Fonte: facebook
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di Corradino Mineo 21 dicembre 2014

Dopo la notte insonne del Senato, i giornali danno per approvata la legge finanziaria: non ritengono, cioè, che la Camera vorrà modificare quello che Renzi ha scritto di suo pugno. Positivo il giudizio della Stampa: “aiuta, imprese, artigiani e redditi più bassi”. Meno ottimista il Sole24Ore vede una “gelata sui rimborsi Iva. 2,5 miliardi in meno” e teme che l’assenza di tagli alla spesa costringano il governo ad aumentare ancora accise sulla benzina e IVA, “8 miliardi di tasse in agguato”. Per Libero, pochi “tagli”, per il Giornale, troppe mance “Pd”.

 Ma chi ha tentato “l’assalto alla diligenza” che Renzi avrebbe fermato? Secondo Repubblica il “Tesoro, che Renzi  commissaria”, nonstante Padoan si spertichi in lodi “ora siamo affidabili in Europa”. “Le marchette? Il primo a farle è stato il governo” dice Boccia alla Stampa. Mentre Il Fatto segnala che almeno una “marchetta” Renzi l’ha lasciata: 10 milioni per il porto di Molfetta, vicenda per la quale il Presidente della Commisione Bilancio, Azzolini (NCD), è indagato ma “salvato” dal Senato che non ha concesso ai giudici di usare le intercettazioni. Notizia che rimbalza sul Corriere. Il governo avrebbe, dunque, corretto se stesso. Anticipando “la trasformazione costituzionale del Senato in ente inutile (e) costringendo gli inutili senatori a votare la fiducia sulla legge di stabilità al buio”. Padellaro, sul Fatto!

 Ho provato a spiegare già ieri come “il capolavoro” politico del premier è di aver sfruttato – per umiliare Senato e Partito e Governo –  la stanchezza che è forte nell’opinione pubblica per gli “assalti” di fine anno alla finanziaria e la paura delle conseguenze  che l’esercizio provvisorio potrebbe avere.  Ora si guarda al dopo e, per il manifesto “Babbo Natale” ci ha portato l’accordo Renzi Berlusconi sulla nuova legge elettorale, inserita all’alba con un blitz – di cui Boschi va orgogliosa – in calendario già per il 7 gennaio. Una legge che darebbe al premier un’investitura fortissima (plebiscitaria) ma lascerebbe i deputati poco conosciuti, in gran parte scelti dal partito, o miracolati dal “premio”, dunque con una scarsissima legittimazione democratica. Pagnoncelli spiega che il 70% degli italiani conosce poco l’Italicum, che il 45% resta diffidente, il 49% sarebbe favorevole a un premio per chi supera il 40% dei voti, mentre il 47% si dice contrario.

 Presidente della Repubblica. Per Renzi “il patto (maggioranza più Forza Italia) ha 750 voti”. Tutto semplice, dunque, ma Vendola gli segnala che ci sarebbero i voti anche per eleggere Prodi (senza berlusconi) alla quarta elezione. Giornale e Libero (ma non Pansa) temono Draghi, il quale, se mai accettasse la presidenza, sarebbe certo adattisso a limitare e mitigare la dittatura del premier. Premier che – dice Diamant – mantiene un gradimento del 50%, con un governo al 46%, mentre le intenzioni di voto per il Pd si attestano al 37%. Tutto sommato, non male. La Lega tocca il 13,3% delle intenzioni di voto conquistando – grazie a Salvini – il Centro Italia con il 19,6% dei consensi.

 In breve. “Debole l’anticorruzione del governo” dice l’associazione nazionale magistrati. Ispezione per la banca che gli concesse un prestito, interrogato il padre di Renzi. Farinetti promette al Corriere di non lasciare Expo anche se Cantone (anti corruzione) vuole informazioni sul suo appalto. Un ragazzo nero a New York ammazza due poliziotti e si spara. Avviso a grillini e renzini: il caffè è una rassegna, un modo per continuare a fare i conti tutti i giorni con la realtà, non una summa ideologica del Mineo-pensiero. Se volete, siete dispensati dagli insulti.

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