Ahmed e quelli come lui

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 16 settembre 2016

Un operaio, un facchino, l’ultimo della fila quando muoiono non fanno notizia. Tanto più se la versione ufficiale parla di semplice, fortuito incidente stradale. Ma questo si sa. Anche stavolta, alla morte di Ahmed, egiziano, 53 anni, 5 figli, facchino, solo piatti articoli di cronaca, con un po’ di indignazione spruzzata qua e là, ma nulla più. ‘Repubblica’ non lo mette nemmeno in prima pagina, la notizia slitta molto all’interno. Su Unità.tv 20 righe in cronaca. Meglio il Corsera, che lancia la notizia in un boxino in prima pagina e poi la tratta a pagina 6 in ‘Primo piano’, riportando i fatti ma anche un commento-analisi, devo dire molto bello, di Dario Di Vico. Ecco. Per conoscere meglio il contesto di questa tragedia, per saperne di più sui meccanismi che governano il comparto della logistica in Emilia, e per leggere parole come ‘sfruttamento’, ‘caporalato’, ‘proletariato dei servizi’, ‘prevaricazione’, ‘lavoro iper-sfruttato’ devo aprire il giornale principe della borghesia italiana. La dice lunga sullo stato della sinistra italiana, su quale sia l’attenzione concreta verso un mondo dove il lavoro è sfruttato e le paghe bassissime. E soprattutto verso un comparto, la logistica, che oggi è una delle leve principali della rivoluzione commerciale in corso nel mondo. Amazon, per capirci, e tutto l’e-commerce.

Un comparto in Italia fuori controllo, che “opera in totale spregio alla qualità del servizio e del lavoro” (De Vico) e che impiega un proletariato dei servizi al 90% composto da lavoratori extracomunitari. Eccolo il lato oscuro della globalizzazione, delle merci acquistate on line, del mercato digitale. La faccia buia dei gadget che inondano le nostre case, lo sfondo tetro dello sfruttamento e del dumping salariale (una volta si diceva ‘lavoratori sottopagati’). Un lato oscuro che non è marginale, ma è perfettamente conficcato nel cuore della ‘modernità’ del mercato, nella sua digitalizzazione spinta, nella possibilità di cliccare e di avere in 24 ore a casa qualsiasi cosa. Nessuno ci (vi) racconta quanto dolore, quanta tragedia, quanto sacrificio, quanta umiliazione, quanta povertà e sfruttamento siano nascosti in quel semplice click e nel postino che suona al tuo citofono. Questo dolore viene celato, affinché non se ne sappia nulla, affinché la brillantezza delle merci non ne risenta e non ne opacizzi la narrazione. Nessuno ci racconta degli ultimi, perché non dobbiamo restarne amareggiati, perché non dobbiamo deconcentrarci, perché non dobbiamo spostare il nostro interesse verso gli esseri umani, ma lasciarlo fisso sulle cose, indirizzato alle merci, perché così funziona il mercato globalizzato, e in questo modo i gadget avvolgono la nostra vita.

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