Azzardo ‘postdemocratico’

per Gian Franco Ferraris

Di Antonio Napoletano – 28 luglio 2014

ASSIST.
Ieri domenica, Scalfari e Burgio, l’uno sulla “Repubblica” l’altro sul “Manifesto”, mettevano in guardia sul gioco sporco, sull’azzardo ‘postdemocratico’ (e quindi obiettivamente ‘eversivo’ del quadro costituzionale) rappresentato da questa specie di guerra di corsa imposta dalla Matteo Renzi&Associati a un Parlamento sempre più marginalizzato e silente, specchio fedele di un Paese fiaccato dalla crisi, imbarbarito da ventanni di cupo avanspettacolo all’insegna del conflitto d’interesse e della più sordida caduta di ogni etica pubblica.
Ovviamente, i due interventi in questione avevano anche molte altre cose che li differenziavano – per tutte basterebbe segnalare la requisitoria persuasiva di Burgio nei confronti della Presidenza della Repubblica – ma è rimarchevole il fatto di questa assonanza sui rischi di regime che stiamo correndo.
Noto di passata che nessuno, neppure tra quanti frequentano questa pagina, ha sentito il bisogno di segnalare questa strana convergenza.
Ma ieri è stata anche la giornata delle dichiarazioni di Gianni Cuperlo, che in un’intervista all’ “Unita'”, di fatto, smentiva le allarmate preoccupazioni del padre nobile del giornalismo italiano e del filosofo bolognese.
Cuperlo, infatti, riduceva queste preoccupazioni, di fatto, a incidenti caratteriali e si dilungava nell’invito ai contendenti a ritessere irenicamente quel dialogo dialogante finora mancato dai e tra i duellanti. E nel fare questo porgeva il suo assist (e s’intende di quel poco o tanto di seguito che gli rimane appiccicato) alla Matteo Renzi&Associati, prendendo ancora una volta le distanze – tutte le distanze possibili – da quella pattuglia di ‘giapponesi’ del Gruppo Pd del Senato, contro il quale, sia pure nella cura un po’ curiale delle forme che gli è propria, anche lui sentiva il bisogno di scagliare la sua pietruzza contro la eleggibilità dei futuri Senatori.
Una roba indecente e priva di spina dorsale, non fosse altro che per l’aggiustamento in itinere e in solitudine operato da Cuperlo al suo ‘dissenso,’ stando almeno a quello fatto intuire al momento della presentazione del pacchetto di ‘riforme’ renziane.
Oggi sul “Corriere” – quasi in risposta a questa sconcertante chiusura cuperliana, ribadita con minore concettuosità da quel miracolato ex bersaniano che va sotto il nome di Speranza – Massimo Mucchetti ricapitola i punti di contrasto, non solo con la Matteo Renzi&Associati, ma anche con questa ‘sinistra’ d’accompagnamento, questa ‘sinistra’ badante.

mucchetti
Così Mucchetti – e che la Madonna dei Senatori mantenga saldo in queste sue convinzioni – snocciola i sei punti sui quali lui e il gruppetto di ‘giapponesi’ chiama al confronto il Pdr.
Questo l’elenco:
1) riequilibrio numerico tra Camera e Senato (visto che anche Matteo Richetti dà i numeri per la Camera e si ferma a quota 500);
2) Senato eletto dai cittadini e fra i cittadini;
3) competenze del Senato (tra gli altri diritti civili e religiosi, poteri d’inchiesta);
4) immunità limitata solo all’esercizio delle funzioni parlamentari (nel caso dovesse passare la linea del governo sull’elezione dei consiglieri regionali a loro nessuna estensione automatica della immunità);
5) allargamento della platea del grandi elettori chiamati a eleggere il Capo dello Stato (bene l’allargamento ai parlamentari europei,ma una ragione in più per l’elezione diretta dei Senatori che in quanto tali dovrebbero partecipare alla elezione);
6) togliere il ‘fiscal compact’ dalla Costituzione (dice Mucchetti.<<Un Paese che all’Europa chiede più flessibilità non può tenersi in Costituzione la rigidità>>).
Un abisso rispetto alla melassa di Cuperlo&Speranza, che merita rispetto e tutto il sostegno di cui siamo capaci.

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