Tregua d’armi in Senato

per Gabriella

di Corradino Mineo su facebook – caffè 29 luglio 2014

Tregua d’armi! Alla sfida sprezzante si sostituiscono affannose manovre per attribuirsi il merito dello spiraglio che sembra essersi aperto. Scrive Repubblica: “Riforme, Renzi apre. Via gli emendamenti e voto a settembre”. Poi la racconta così: “Lettera ai senatori: il futuro del Paese dipende da voi. Il premier pronto a modifiche sull’Italicum. Salta l’incontro con Berlusconi. Grillo: sarà guerriglia”. “Guerriglia ma anche dialogo” corregge la Stampa e per la verità ieri i senatori a 5 Stelle hanno condiviso per primi la necessità di un confronto “nel merito”, perché nel merito le ragioni di chi vuole modificare la riforma sono più forti.

“Ora si tratta, prime aperture”, scrive il Corriere. Con la sua retroscenista che si stupisce: “Chi l’avrebbe mai detto: Vannino Chiti, grande oppositore della riforma del Senato, ormai veste i panni del mediatore”. Maria Teresa Meli, certo, non l’avrebbe mai detto! E per non smentirsi troppo, si consola con l’aglietto: “i dissidenti si sono resi conto che rischiavano di passare per degli « estremisti conservatori» che «frenano le riforme». Che viva pure nel suo modo di verità rivelate, senza il Fatto: “Renzi inizia a scricchiolare”, nè il Giornale: “Renzi, prove di tradimento. Dite sì alla riforma del senato e io mollo Berlusconi sulle preferenze”, o la Stampa: “Italicum, tensione Renzi – Berlusconi”. 

Repubblica intervista Gianni Cuperlo: “La riforma costituzionale come la nuova legge elettorale non sono delle medaglie da appuntare sul petto di qualcuno…cancellerei l’idea che saremmo alla vigilia di una svolta autoritaria, ma pure l’accusa a chi dissente da singoli aspetti della riforma di volere difendere lo stipendio”. Il Corriere sente Vendola: “Se il governo dispone immediatamente la dismissione dell’artiglieria pesante, anche in termini di propaganda, ai danni dell’opposizione…” Gli emendamenti ostruzionistici, pur “legittimi”, non lo dice, ma possono esser ritirati. Renzi, però, dismetterà l’artiglieria? Scrive Massimo Franco: “C’è da chiedersi se le sue parole (quelle della lettera)  siano anche il riconoscimento di qualche forzatura di troppo compiuta da Palazzo Chigi, o l’ultimo tentativo di compromesso alle proprie condizioni. Inutile sottolineare che le due ipotesi implicano conseguenze molto diverse”.

Non c’è dubbio, molto dipende da cosa il suo famoso istinto consiglierà al Premier. Ecco intanto quel che a me costa della giornata di ieri. Alle 12, riunione dei “dissidenti” Pd con Vannino Chiti. Tutti d’accordo che il clima sta cambiando e una parte importante della pubblica opinione comincia a  condividere le nostre obiezioni alla riforma. Perché, se il senato resta, non lasciare che siano i cittadini a eleggerlo? Perché 630 deputati contro 100 senatori. E perché rendere più difficile il ricorso ai referendum  o mantenere l’immunità. C’è poi il nodo del’ellezione del Presidente della Repubblica,  che non può finire nella disponibilità di una minoranza che è maggioranza solo grazie a un premio, e quello dei diritti fondamentali della persona, più protetti se se ne occuperò anche il senato.. Nasce l’idea di un incontro di Chiti e Tocci con tutti gli altri soggetti critici della riforma. Alle 16 riunione, alle 19  fumata bianca. Si possono far cadere migliaia di emendamenti ostruzionistici ed esaminare solo quelli essenziali. Senza ricatti né tagliole, il voto del Senato all’inizio di settembre. Il premier non dice no: tregua d’armi!

Riotta, la Stampa, Rampini, Repubblica, Gaggi, Corriere: tutti oggi insistono sulla (inaudita) asprezza dei rapporti tra Obama e Netanyahu. A tinte più o meno coperte, riconoscono che l’America non è più quella d’un tempo e che il governo di Israele si è messo, a Gaza, in un cul de sac. Mentre negli Stati Uniti, tra i giovani, i democratici e persino all’interno del New York Times si moltiplicano le critiche a Israele. Ne avevo scritto, in ultimo, ieri. Benvenuti!

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