Dopo Berlinguer pure la Iotti: e mò datevi pace

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 19 maggio 2016

Uno degli effetti delle campagna elettorale sul referendum costituzionale sarà quello di chiamare in causa persone insigni e autorevoli ma più spesso decedute, e dunque impossibilitate a entrare per davvero nel dibattito politico attuale. Si tratta quasi sempre (o sempre) di comunisti (dileggiati magari in vita per essere riscoperti dopo: come si diceva, per molti i comunisti migliori sono sempre quelli morti). E chi li cita è quasi sempre un ex, un post, un mai-stato comunista. Perché lo fa? Per ragioni meramente strumentali e propagandistiche, ma questo è chiarissimo a tutti e non andrebbe nemmeno sottolineato.

Dopo Berlinguer ora tocca a Nilde Iotti. Prima o poi arriveremo a Togliatti?

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Chissà. Della Iotti si dice che era contro il bicameralismo perfetto. Bene, è così. Ma basta questa estrapolazione concettuale per restituire una posizione effettiva? Direi di no. Ma questa è un’Italia di sempliciotti, di superficiali e di propagandisti che giustamente spintona per reggere sapientemente la coda al premier di turno (com’è sempre stato nel corso dei nostri ormai troppi ‘ventenni’). La verità è che Nilde Iotti chiedeva una Camera delle Regioni, perché la riteneva coerente al principio costituzionale di uno Stato regionale fondato sulla valorizzazione delle autonomie e del decentramento. La domanda dunque è: questa nuova costituzione è ancora coerente con questo principio? Io direi proprio di no.

Dopo la riforma, difatti, passano a esclusiva competenza dello Stato il coordinamento di finanza pubblica e di sistema tributario, quello di protezione civile, la previdenza complementare e integrativa, la tutela e la sicurezza del lavoro, le disposizioni generali sulla tutela della salute, il commercio con l’estero, l’ordinamento sportivo, quello delle professioni e quello della comunicazione, la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia, le disposizioni generali sul governo del territorio, le infrastrutture strategiche e le grandi reti di trasporto e di navigazione, i porti e gli aeroporti civili di interesse nazionale, la tutela e la valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, l’ambiente e l’ecosistema. Cessa quindi ogni forma di competenza concorrente Stato-Regioni, mentre una clausola di ‘supremazia’, su proposta del Governo, consentirà alla legge dello Stato di intervenire in materie regionali.

Si tratta, dunque, di un ritorno al centralismo che contraddice profondamente il pensiero articolato della Iotti in merito alla fine del bicameralismo perfetto. E che suggerirebbe di lasciar perdere le citazioni a sproposito. Tanto più che la prima donna (comunista peraltro) a presiedere la Camera era una proporzionalista perfetta (o quasi). In una lezione all’Università di Heidelberg, nel 1989, si dichiarò persino contraria alla clausola di sbarramento! Rivendicando, invece, la conservazione del ‘proporzionale’ con alcuni correttivi, come il collegio uninominale. Il premio maggioritario, di certo, era ben lontano dal suo orizzonte, e la sua biografia politica non si macchiò mai né di un qualche Porcellum, tanto meno di un Italicum. Ah, era persino contraria alla cancellazione del finanziamento pubblico dei partiti e non fece campagne contro i ‘costi della politica’. Ma quella era un’altra generazione, non questa. Non mi pare quindi il caso di insistere ancora con la propaganda. Anche se siete capaci solo a far questo. Datevi pace.

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