BERSANI: “SIA CHIARO, QUEL CHE NOI FACCIAMO E PROPONIAMO NON E’ PER PAURA DELLA DESTRA, MA PER VOGLIA DI SINISTRA”.

per mafalda conti
Autore originale del testo: Pierluigi Bersani
L’intervento di Pierluigi Bersani
Alla Assemblea Nazionale di Arrt.1 del 14 maggio.
“SIA CHIARO, QUEL CHE NOI FACCIAMO E PROPONIAMO NON E’ PER PAURA DELLA DESTRA, MA PER VOGLIA DI SINISTRA”.
“Poche parole, spero chiare su quel che succede in Palestina e in Israele: missili, bombe, scontri nelle città, morti, feriti, civili, bambini. Un disastro e una vergogna.
Occorre fermare subito la violenza, impedire l’escalation, consentire a forze internazionali di interporsi e, voglio dire con forza, che ognuno dei due popoli ha diritto ad una patria, e ad una patria che non sia una prigione , né un luogo di discriminazione e di umiliazione. Il principio di legalità e di composizione può avvenire solo dal rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite.
E adesso veniamo a noi e al lavoro enorme che abbiamo svolto in ogni parte d’Italia, in condizioni nuove e, come si sa e si vede, molto difficili e tuttavia con grande partecipazione.
Intanto ringraziamo chi l’ha reso possibile. Un grazie alla nostra squadra romana, tutta al femminile tranne che Arturo Scotto che da buon maschio fa il comandante, ma insomma bisogna perdonarglielo.
L’Assemblea nostra è stata immaginata come un percorso e come un contributo alla costruzione di quella sinistra plurale, di quel campo progressista che noi vogliamo da sempre. Abbiamo tenuto un grandissimo numero di incontri, sono stati prodotti documenti per numero e qualità piuttosto sorprendenti. Documenti sul tema del lavoro, dell’ambiente, della democrazia, della sanità, della scuola… Vorrei citarne uno per tutti il documento del forum delle donne. E adesso, questa sera, i gruppi ci consegneranno ulteriori approfondimenti
Cosa vogliamo fare di tutto questo?
Noi vogliamo chiedere alle altre forze, agli altri soggetti del fronte progressista di aprire un confronto in cui ciascuno porti le proprie idee per la definizione di un programma fondamentale, di un manifesto sull’orizzonte strategico di un campo progressista e oltre a questo chiediamo anche di potere avere da subito un incontro PD e 5Stelle sui primi progetti di dettaglio.
Noi stiamo preparando una proposta, un progetto di riforma fiscale per un fisco generale e progressivo e per la fedeltà fiscale. Sarebbe importante che cominciassimo a discutere di questo e se poi il metodo viene condiviso, possiamo andare avanti su singoli punti, a cominciare ad esempio sui temi del lavoro, da una legge sulla rappresentanza, e tutto questo con l’orizzonte del qui ed ora, anche per prendere le misure rispetto all’azione del governo Draghi a cominciare dalle riforme che il PNRR indica come necessarie.
Noi come articolo1 abbiamo tenuto aperte le nostre assemblee, in questa serata avremo l’intervento di tanti protagonisti del campo sociale e politico.
Certo, voglio dire che nel nostro percorso, nei documenti che ci sono arrivati, è emersa, a volte anche in modo accorato, l’esigenza di parlare di noi, di art 1, delle prospettive di art 1, perché lo scarto fra l’ambizione della nostra proposta politica e il risultato organizzativo e politico, è uno scarto che c’è, è un tema vero, che ovviamente ha a che fare con la nostra origine che dichiarò fin da subito di volere qualcosa di diverso, di più grande, quasi dichiarassimo una transizione.
Noi abbiamo predisposto più un’idea che una organizzazione.
Si deve fare di più: misure organizzative vengono evocate per assomigliare di più a un partito, per radicarci meglio, ovunque, per avere una nostra fisiologia interna più scorrevole.
Ne discuteremo, ma il punto è per me che non si perda mai l’orizzonte.
Non è un caso che noi, per quanto piccoli ed esigui, siamo in questo momento in Italia l’unica forza politica che può programmare una iniziativa come questa, così aperta ed orientata a un grande obbiettivo.
C’è da chiedersi se sarebbe lo stesso nel caso prendessimo una logica più identitaria, unitaria sì ma più identitaria. Dobbiamo discutere della nostra funzione.
Un fatto per me è certo e conclamato: noi possiamo immaginare noi stessi, il nostro campo come lo vogliamo, fatto di partitini e partitoni, ma senza una piattaforma nuova che vada al cuore della questione sociale che si è aperta in questi lunghi anni, nessuno di noi andrà da nessuna parte, che sia grande o sia piccolo.
Ci vogliono parole nuove e una voce abbastanza grande per farle sentire.
Con meno di questo credo non ci sia prospettiva perché è troppo grande quello che è successo.
E’ un fatto storico mondiale,: 25 anni fa la sinistra e il centro-sinistra si affermarono in tutto il mondo.
In questi lunghi anni il salto tecnologico secolare ha sviluppato i suoi effetti, ha improntato una organizzazione liberista, ha frantumato e disarticolato i pilastri dell’equilibrio del compromesso sociale in società come la nostra. Nella primissima fase ci sembrò che la marea sollevasse tutte le barche e poi invece c’è stato il risveglio delle disuguaglianze parossistiche, della riduzione dei diritti, della solitudine, dello spaesamento, della paura di tanti.
E la destra si è infilata lì con la sua ricetta protezionistica, identitaria, nazionalista, aggressiva verso il diverso. Una ricetta di successo che ci è arrivata in casa.
Oggi quella ricetta non è stata sconfitta, ma ha avuto una battuta di arresto. La destra ha interpretato le spine della globalizzazione e dei suoi effetti, ma non ha un orizzonte oltre questa fase, oltre la globalizzazione.
La globalizzazione si dimostra un fatto strutturale che chiede regolazione non negazione e la destra non ha le misure per questa regolazione. Lo si è visto in modo plastico nella pandemia.
Infatti oggi non a caso si torna a parlare , magari in modo confuso, di clima, di fiscalità dei grandi gruppi, di politica dei brevetti e così via. Ma niente di risolutivo è stato pensato, niente ancora è stato risolto.
Si parla in modo confuso di brevetti, ma non si discute ancora della regolazione della ricerca e della brevettazione dei salvavita per poterli liberalizzare.
Tuttavia si apre una possibilità di mettere rimedio, anche in casa nostra, alle distorsioni profonde che si sono accumulate in questi anni e alla perdita di orizzonte della sinistra e dei progressisti.
Il nostro documento che portiamo alla discussione non parla di tutto, sceglie dei fondamentali e invita a lavorare al concreto per realizzarli.
PRIMO. : la lotta alle disuguaglianze. Finire di fare l’analisi e vedere cosa si può fare per contrastarla. Nel documento si dice ricomponendo, rinnovando quei pilastri che sono stati disarticolati provocando disuguaglianze e disorientamento.
Prima di tutto occorre ricomporre il lavoro, ridargli soggettività politicizzata, riunificare la legge di rappresentanza, gli ammortizzatori, la parità salariale, la parità di genere, il discorso produttività ed orario, la formazione strutturale dentro i percorsi di lavoro…
Ricomporre l’universalismo laddove è stato disarticolato ridando fiato al classismo, la sanità, l’istruzione, l’accesso alla rete, la ricomposizione della fiscalità e della fedeltà fiscale.
Occorre operare una ricomposizione dei territori, Nord e Sud si stanno allontanando, ma anche città e contado. Il tema del divario dei territori è stato uno degli elementi che ha indotto le disuguaglianze.
Bisogna fare argine alla disuguaglianza e impostare una politica nuova con un progetto che vada nel concreto dei meccanismi che lo producono.
SECONDO: dare gambe vere alla transizione ecologica e allo sviluppo sostenibile collegandoli non solo al PIL. Se li ancoriamo solo al PIL rischiamo di produrre altre disuguaglianze, dobbiamo legarli ai temi sociali. Che si parli di edilizia, di mobilità, di produzione, di consumi con proposte precise della transizione ecologica.
TERZO: il problema della cittadinanza che richiama alla grande questione femminile, al superamento dell’antipolitica attraverso la radicalità costituzionale, alla disciplina e all’onore nello svolgimento delle funzioni pubbliche, alla politicità dell’associazionismo, ai diritti sociali e civili: sì allo ius soli, alla sicurezza del lavoro, ai doveri della cittadinanza.
Chi difetta di civismo non è un furbo, è un cretino.
Liberalizzare vuol dire contrastare le violenze del mercato non favorirle. Un conto è fare la portabilità dei mutui un conto è fare l’art,18 nei subappalti.
Io penso che sotto questi tre titoli noi siamo pronti a un confronto nel campo progressista , anche con questa sessione ci facciamo portatori di idee per costituire un campo politico di sinistra che è attraversato da molte difficoltà, ma dobbiamo incoraggiare tutti a guardare oltre le difficoltà che abbiamo e avremo.
Di fronte ai temi che ci sono davanti: la pandemia, il clima, la fiscalità, la migrazione ci sono due campi solo. Le posizioni centrali svaniscono, diventano luoghi di piccolo cabotaggio,di rendita di posizione, quando non dei narcisismi di singole persone.
Oggi le alternative si organizzano in larghi campi che si compongono su degli elementi fondamentali, basici.
Noi chiediamo ai nostri interlocutori di confermare questa prospettiva, di non arrendersi alle difficoltà e chiediamo loro di affrontare i loro problemi prendendoli da fuori, non da dentro, come stiamo cercando di fare noi nel nostro piccolo. Dobbiamo chiedere di convenire sulla esigenza di quel confronto programmatico a partire da qualche tema sensibile che ci aiuti a prendere misure del nostro sostegno al governo Draghi perché non le abbiamo ancora prese queste misure dopo l’arretramento politico della caduta del governo Conte.
Infine chiediamo ai nostri interlocutori una parola chiara e diretta a quelli che si iscrivono al campo democratico e progressista nella politica, nella economia, nella editoria, ma continuano a predicare le divisioni del campo, a festeggiare ogni rottura del campo.
Una parola chiara voglio dirla io: voi vaneggiate, immaginate un futuro nel quale ci si possa barcamenare fra destra e sinistra con qualche illuminata qua e là che dirige il traffico da mosca cocchiera.
Con questa linea noi avremo Meloni a palazzo Chigi e Salvini al Viminale perché la politica non è un pranzo di gala e la matematica non è una opinione.
Detto questo sia chiaro che noi facciamo quel che facciamo e proponiamo quel che proponiamo non per paura della destra, ma per voglia di sinistra, per la voglia di una Italia che costruisca la sua ripresa e la sua crescita nell’unico modo possibile, cioè per la via della dignità del lavoro, dell’uguaglianza dei diritti sociali e civili.
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