di Alfredo Morganti – 25 luglio 2019
Quello che scriveva ieri Giorgio Piccarreta sul buonismo (sottoposto alla cultura del sospetto, e quasi marchio infamante) può esser detto anche verso chi legge, studia, non si contenta di consumare merci o goderne. Tutta gente che è immediatamente bollata come radical chic o come sinistra di Capalbio. Aver letto Marx, o Gramsci, o più semplicemente i romanzieri moderni, oppure i poeti del novecento, oppure aver assistito a rappresentazioni teatrali, a mostre, a reading indicherebbe di per sé astrazione, distacco, cosmopolitismo, separazione dalle masse e dagli uomini semplici animati di buon senso che meno male esistono, sennò come faremmo con tutto questo culturame, questi professoroni, questi idioti intellettuali che leggono libri sotto l’ombrellone.
Ovviamente il radical chic si identificherebbe tout court con la sinistra, e le imprimerebbe il suo carattere astratto, vago, indeterminato, chic appunto. Ecco, siamo arrivati a questo punto, e non da poco. I sentimenti verso l’umanità, lo conoscenza, le letture, la fatica dello studio, l’esistenza stessa di chi pone tra sé il mercato un libro o un dramma teatrale è schernita. Se la sinistra perde, si dice, è perché si balocca in questi salotti ricercati, in queste astrazioni intellettuali, in questo atteggiamento snob, pervicacemente lontano dalla ‘gente’ semplice, che non ha tanti grilli per la testa e lavora ‘pancia a terra’ per arrivare alla fine del mese, mentre i lettori stazionano a Capalbio oppure in qualche località ricercata e alla moda, e fanno festa nei casali dell’entroterra da gennaio a dicembre. Sognando la rivoluzione.
Come non cogliere in tutto questo un pericoloso atteggiamento reazionario? Come non vedere che i sentimenti verso l’umanità non sono un ammennicolo civettuolo, ma sostanza, ingrediente essenziale per fare politica in un mondo in cui il disagio, la sofferenza, la fuga e la morte sono caratteri storici? Come immaginare, anche lontanamente, che la conoscenza e lo studio (e la lettura, e la riflessione) siano una roba contro le persone? Viviamo un’epoca in cui l’egemonia della destra peggiore (non quella liberale, storica, ma quella peggiore, che esibisce pancia e cibo come un totem) sta menando fortissimo contro alcune basi della civiltà umana: l’accoglienza degli ultimi, il rispetto verso chi soffre, il silenzio meditativo dovuto alla morte e alle tragedie, e poi la necessità di capire cosa accade, coglierne il senso, mettere ordine nel pulviscolo di fatti, dare una linea interpretativa a quanto accade caoticamente attorno a sé.
Io credo, invece, che empatia verso la nuda vita e tenace sforzo di comprensione siano la stessa e medesima cosa. Un patrimonio che è appartenuto alla sinistra, e ancor prima all’umanità in genere, di cui la sinistra si è fatta forza, con cui ha costruito la propria identità: pietas e prassi, accumunate dal desiderio di riscatto. Oggi la destra sta ‘picconando’ tutto questo, etichettando come buonismo e sciccheria quello che deve essere, invece, un consapevole agire dei viventi. Per propinarci le bellezze del mercato, dovevano infrangere tutto ciò che si opponeva a questa adesione acritica: il senso di sé, degli altri e delle cose. Forse la sinistra dovrebbe ricominciare da qui, invece di inseguire la destra su terreni impropri e impervi. Sarebbe senz’altro un ottimo punto di partenza.