Canfora: Le sagre – vi spiego la campagna di Emiliano in Puglia

per Gabriella
Autore originale del testo: Michele De Feudis
Fonte: Il corriere della sera
Url fonte: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/politica/15_marzo_21/canfora-sagre-farsi-incoronare-vi-spiego-campagna-emiliano-7d4b8a5c-cf95-11e4-9c63-5fb5dbf1d476.shtml

il docente universitario: è un auto-augurio ma se le iniziative sono state dedicate a San Nicola allora si scade nelle feste di paese, io mi auguro che pensi in grande

di Michele De Feudis 21 marzo 2015

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 BARI — «Le consiglio di leggere la poesia “La sacra di Enrico Quinto”». Incontriamo Luciano Canfora nella facoltà di Giurisprudenza di Bari e per introdurre la conversazione su lessico e politica al tempo delle “sagre” in Puglia, lo storico ci consegna una riproduzione del carme di Giosuè Carducci.
Professore, dalle sezioni si è passati ai circoli. Poi ai club, alle fabbriche. Ora il candidato governatore del centrosinistra, Michele Emiliano, ha lanciato le “sagre”. E’ questa la tendenza indicata dallo Spirito del Tempo?
«Il termine sagra è stato scelto perché nel buon italiano significa la “consacrazione del re”: è un auto-augurio che Emiliano si fa per ottenere una solenne incoronazione. Se poi è inteso nel senso di San Nicola e dei pellegrini, abbiamo trasformato la politica in una festa di paese».
In Italia c’erano altre liturgie di partito?
«Sia prima che durante e dopo il fascismo. In tutto il novecento c’è stato uno stile di utilizzo pubblico della parola, di strumenti di coesione collettiva, di acculturazione politica, dal comizio al lavoro porta a porta tipico di comunisti e parrocchie, fino alle conferenze al chiuso, il primo segno di allontanamento della politica dal popolo».
Per quale motivo?
«Non si riusciva a riempire una piazza e si andava in un piccolo teatro, per mostrare che c’era tanta gente, ma l’interesse calava. E’ fisiologico: nei paesi dove l’abitudine alla conversazione politica è inveterata, subentra una nausea, una seccaggine. Poi c’è il concorrente potentissimo: la tv con il talk show che, per quanto sia disgustoso, resta comodo. Si sta in casa e si sentono i propri eroi prediletti o quelli detestati. Mentre lo schermo emette suoni si insulta il parlante. Avviene in milioni di dimore private e sostituisce in pieno il dibattito pubblico vero».
Emiliano nella prima sagra ha proposto tavoli tematici e anche i panzerotti…
«Mi auguro che pensi in grande. Se c’erano panzerotti, erano metaforici, simboli di altrettanti trattati in latino sulla politica e la res publica (sorride ndr)».
Nel mondo classico, ora è in libreria il suo ultimo libro “Augusto. Figlio di Dio”, le riunioni delle fazioni dove avvenivano?
«Nell’antica Atene c’erano due luoghi. Il primo: le eterie, luoghi piccoli dove aristocratici odiatori del governo popolare tramavano e discutevano. Il secondo era l’assemblea popolare a cui prendevano parte i politicizzati: doveva ospitare trentamila cittadini, ma ne andavano cinquemila, la base popolare del regime democratico. A Roma la coincidenza tra la struttura dell’esercito e quella elettorale e politica è totale: il comitium procede per centurie: non c’è una grande iniziativa, parla un oratore e il popolo ascolta. Nell’assemblea ateniese, invece, un oratore doveva avere un vocione per fronteggiare i contestatori…».
La formula della “sagra” ha un profilo festoso. Come si concilia con la politica?
«C’è un intento parareligioso e superstizioso. Le due cose in area cattolica vanno insieme, con la sintesi tra festa e sacralità. Se fossimo a Napoli ci sarebbe un potente alleato, San Gennaro».
Ci sono modelli alternativi o la “narrazione” vince sull’organizzazione e sul centralismo di un tempo?
«Dobbiamo prendere atto della banalizzazione inarrestabile della politica. Spesso mi succede di trovare intervistatori televisivi che rimpiangono la tribuna politica degli anni sessanta. Allora gli interventi duravano di più, ora bisogna essere telegrafici».
Come si può invertire la rotta?
«Grazie al giornale quotidiano: un prodotto di élite che va difeso per i suoi contenuti concettuali e con la scuola, dove si può discutere di cose vitali come storia, politica e scienza».
Il dissenso verso le sagre cosa finirà nella “coalizione sociale”?
«Faccio grandi auguri a Maurizio Landini: la sua è una avventura nobile. Più che un barlume di nuova maggioranza, è l’inizio di una nuova opposizione, che in Italia manca».
Alla sinistra le sagre, alla destra i “Drive In”?
«Quelli li ha sempre avuti».
Ha partecipato ultimamente a qualche sagra, religiosa o del fungo cardoncello?
«Me ne sono astenuto rigorosamente; non ho un passato su questo terreno…».

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