Caracciolo è tranchant: “Questo mescolare continuamente l’orrore della guerra, i combattimenti in corso, il sangue che scorre con un sottofondo musicale o sportivo, oltre a essere di cattivo gusto, è anche diseducativo. Noi in Italia continuiamo a pensare alla guerra come un qualcosa di lontano che, tutto sommato, non ci riguarda e su cui si può scommettere come se fosse una partita di calcio. Purtroppo, invece, è una cosa molto, molto seria”.

Il direttore di Limes si sofferma poi sul prossimo invio di carri armati americani e tedeschi a Kiev: “Biden, nell’annunciare l’invio dei tank Abrams in Ucraina, ha detto che quella americana non è un’offensiva alla Russia. In realtà, la guerra indiretta tra Russia e America diventa sempre più diretta. E quindi l’escalation è in corso, non è qualcosa di futuro. Questi carri armati, che, se tutto va bene, saranno un centinaio e arriveranno tra diversi mesi, non possono cambiare il corso delle vicende militari sul terreno, perché sono troppo pochi”.
E puntualizza: “Il problema è l’Ucraina ha praticamente finito le sue riserve di armamenti e di munizioni sovietiche, quindi è totalmente dipendente dal nostro aiuto militare. Senza l’aiuto degli Usa e dei paesi Nato che vogliono contribuire al suo sforzo bellico, l’Ucraina è finita. Ha quindi bisogno di noi e a noi spetta sostanzialmente decidere le sorti di questa guerra. Una bella responsabilità a cui cerchiamo di sfuggire, come dimostra la dichiarazione di Biden: cerchiamo cioè di spiegare che non è cambiato niente, ma purtroppo le cose cambiano e non cambiano in meglio”.

Gianni Cuperlo: Zelensky a Sanremo? No. È una guerra. La gente muore. La Rai vuole dare voce al presidente di un paese invaso che si difende? Mandi in onda un messaggio del presidente dell’Ucraina alle 20.30 di una sera a reti unificate. Ma non confondiamo la tragedia con l’audience. Per pietà.