COME RISALIRE LA CHINA

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

               COME RISALIRE LA CHINA

I “Suggerimenti agli Scienziati” * hanno avuto una opposizione straordinaria, come c’era da aspettare. L’ aspro disaccordo è rivelatore del disagio in cui ci si trova quando si accenna all’intreccio tra pensiero, volizione e sentimenti. Come è possibile, si è sentito dire da più parti, che il pensare debba essere contaminato da impulsi e sentimenti, che debba educarsi, debba impegnarsi, avere pazienza, aspettare, insomma farsi condizionare, frenare e quant’altro? Il disagio è comprensibile. Non ci è facile accettare che i sentimenti abbiano a che fare con la nostra capacità intellettuale, meno ancora che la volontà vi intervenga.

Lo stato d’animo della meraviglia è denso di sentimento; già la venerazione si propone di arrivare alla umiltà d’animo e la modestia, sentimenti che sono poco conosciuti e meno evocabili. Il sentirsi in armonia con le leggi del mondo e con la realtà richiede quella paziente preparazione di saper attendere che i giudizi ci fluiscano incontro grazie alla maturità raggiunta, dunque un riserbo e una capacità di attesa da coltivare con l’esercizio della volontà. Lo stato d’animo della devozione suggerito equivale ancora una volta a un sentimento, ovvero l’intima fiducia che il pensare possa solo educarci e farci divenire più saggi.

I Suggerimenti richiedono quindi una calda partecipazione del cuore, una volontà decisa ed un pensare chiaro. In altre parole, ci dobbiamo servire proprio delle tre attività dell’anima con cui siamo “familiari” per innalzarci un poco, gradino a gradino. Ma, a complicare la cose succede che noi conosciamo bene il nostro pensiero, invece dei sentimenti abbiamo una coscienza equivalente a quella onirica con il loro apparire ed avvolgerci per poi retrocedere; ma della misteriosa volontà abbiamo delle vaghe idee. Noi non sperimentiamo direttamente la volontà, ma solo indirettamente attraverso le rappresentazioni che di essa facciamo continuamente.

E’ bene capire allo stesso tempo che l’attività del pensiero, del sentire e del volere non stanno una accanto alle altre, ma una nell’altra. Si compenetrano, si frammischiano. Come è facile accorgersi negli esercizi proposti.

Come risalire la china, come disporsi senza velleità né indulgenze nè facili ambizioni ad essere spettatori e signori di noi stessi? Siamo davvero sicuri che i nostri pensieri non siano poi un riflesso delle opinioni della gente, spesso vaghi e imprecisi? Non ci accorgiamo che volentieri agiamo reagendo a ciò che accade intorno a noi? Non ci risulta difficile oltre modo avere controllo dei nostri sentimenti ed emozioni che ci prendono sotto il braccio così velocemente che poi non sappiamo cosa volessero dirci?

Partiamo proprio dal pensare che vorremmo chiaro ed obiettivo. Il mondo dei sensi in qualche modo ci riconduce ad un pensare il più possibile obiettivo se non vogliamo avere conflitto tra i nostri pensieri e la vita. Le leggi del mondo fisico sono inflessibili e ci insegnano come comportarci, ci mostrano un primo importante aspetto della realtà quotidiana con il quale dobbiamo fare i conti. Per quanto siano confusi i miei pensieri, la vita quotidiana impone alle mie azioni un certo ordine.

Il fatto è che non abbiamo una chiara consapevolezza di quanto il nostro pensare sia a volte nebuloso e vago, invece di obiettivo e penetrante nell’affrontare la realtà. Per fortificare il pensiero obiettivo è consigliabile concentrarsi su un oggetto semplice e familiare. Anche chi si ritiene un pensatore esperto a causa della sua formazione filosofica o scientifica non deve tralasciare l’esercizio di dirigere qualche minuto al giorno il pensiero ad un oggetto comune, una matita, uno spillo, un paio di forbici, e descriverli nei minimi dettagli. In questo modo si sperimenta quanto sappiamo avvicinarci alla realtà fisica, molto di più che pensando alla grande agli enigmi della vita e della Natura. Educando l’obiettività in un caso sensoriale di facile approccio, il pensare si abitua ad essere esigente anche e soprattutto quando gli enigmi non sono tratti dal mondo fisico sensibile. Starei per dire che il più acuto pensatore può imparare dall’esercizio di descrivere a fondo tutto quello che si può discernere di una matita, o della forma e costituzione di un cucchiaio, e che se dopo due minuti non trova più niente da descrivere, c’è da dubitare del suo acume intellettuale. Ci vuole una energica applicazione di volontà per realizzare questo esercizio dove primeggia il pensare, ma allo stesso tempo deve esserci il sentimento di entusuasmo e riconoscenza per ciò che si apprende.

L’anima deve divenire sovrana anche nell’ambito della volontà, così come nel pensiero. In condizioni normali, la volontà si sente stimolata a soddisfare le necessità che continuamente la vita crea. Ebbene, qui è necessaro obbedire ai propri ordini coscienti e sentirsi meno inclinati a desiderare quello che entra sotto traccia nella coscienza. Inoltre, c’è il lato ingannevole della volizione che spesso passa non percepito: consiste nel desiderare cose, ma non avere chiaro il cammino per raggiungerle. Mi piacerebbe questo o quello: lo diciamo spesso senza riflettere sulla fattibilità. Questa condizione ci può portare a un certo disordine affettivo. Un buon esercizio è darsi un ordine per fare una data cosa ad una certa ora del giorno, per vari mesi, e poi farla come si è deciso ed all’ora giusta.

Una volizione stabilita, con carattere di obbligo, da eseguire all’ora esatta e nel luogo eletto ci educa ad obbedire a ciò che abbiamo scelto consapevolmente e che ha fattibilità sicura. Meglio una azione poco importante perche incontrerà paradossalmente più resistenza. Non è necessario che produca qualche effetto immediato, ma che abbia molto significato. Alle sette di mattina, per esempio, posso aver deciso di camminare sette passi in avanti e poi sette passi indietro. Naturalmente, ognuno deve trovare gli esercizi di propia iniziativa, usare le mani, o le gambe, o leggere da un libro all’ora fissata.

L’ora fissata ha la funzione di esercitar un vincolo: né prima né dopo. La volontà allora si rafforza. Normalmente, la volontà dorme in noi, noi ci immergiamo nella vita di volontà. Fissare invece un momento preciso per esercitarla, aiuta ad illuminare la coscienza fino al momento dell’azione, per insignificante che sia. L’esercizio ripetuto correttamente dona energia se c’è l’esecuzione corretta del compito che ci siamo fissati. Qui deve essere energico il pensare che accompagna la volontà nell’esecuzione, ma anche ci vuole fiducia nel risultato e naturalmente entusiasmo.

Anche nell’area dei sentimenti ed emozioni bisogna raggiungere la meta di certa serenità, di padronanza sul piacere e la sofferenza, sulla allegria e la pena. Qui il cammino proposto è più impervio ed arduo. Naturalmente, l’allegria e il dolore devono albergare nell’anima perchè se no ci inaridiamo, ma qui si tratta di dominare le manifestazioni esterne. Allora saremo ancora più ricettivi a tutto quanto sia gradevole e spiacevole, sensibili e disposti ad accogliere quanto la vita ci presenta. Si può con pienezza partecipare all’allegria e alla pena, ma senza perdersi al punto di dare espressione involontaria a quanto si prova. Ripugnanza di fronte ad una azione malvagia va bene, ma senza scatti di rabbia incontrollata; non si reprime il dolore, ma il pianto involontario, non l’attenzione di fronte al pericolo ma il controllo della paura infruttifera.

L’idea è cercare il controllo dei sentimenti senza farci condurre da essi, cioè apprendere come usarli per percepire il mondo. Ma appaiono molte resistenze. Non rendiamo arida la nostra vita al controllare i sentimenti? Ci sembra di scoprire solo sentimenti negativi, di non avere sentimenti armoniosi.

Un primo passo in quest’area sconosciuta è cercare di fare un inventario per vari giorni. Scopriremo molta irritazione, un poco di sentimento di avversità, qualche sprazzo di gratitudine, di simpatia, di rispetto. La mappa può variare da un giorno all’altro, e si scopre anche un giardino segreto di sentimenti di accoglienza e ricettività, e poi di altri più intensi. Sono sentimenti di affetto e tenerezza. L’importante è apprendere a riconoscere i sentimenti e a nominarli, a sapere che cosa essi vogliono manifestare, da dove sorgono. Ci vogliono dunque volontà e pensiero energicamente applicati.

Con questi esercizi si comincia ad osservare il pensiero, la volontà e la vita dei sentimenti come dall’esterno. Si scopre quanto può essere inconsistente il proprio pensiero, quante poche azioni compiamo di nostra propria iniziativa. Soprattutto, si scopre che la vita di pensiero è intrecciata con la volontà e con il sentire, perchè quelle quattro condizioni dell’anima indicate dai Suggerimenti non sono frutto di una scelta intellettuale ma di feconda collaborazione tra il sentire il volere ed il pensare.

La coscienza individuale intellettuale è un frutto maturato da quando l’essere umano cominciò a interessarsi della scienza nel senso moderno. L’essere umano non è stato sempre il pensatore cerebrale che è oggi ed è in costante evoluzione. Si comincia a risalire la china quando ci riappropiamo delle facoltà di meraviglia, venerazione, sentimento di saggia armonia e devozione, con energica e paziente auto disciplina. Mediante questi esercizi preliminari si danno i primi passi nella scalata.

FILOTEO NICOLINI

(Fondato sull’Antroposofia di Rudolf Steiner)

Immagine: Nicholas Roerich, De Montaigne

* https://www.nuovatlantide.org/suggerimenti-agli-scienziati/

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