Il comunicare per immagini, quale fondamento del linguaggio

per tonigaeta
Autore originale del testo: Antonio Gaeta

di Antonio Gaeta  23 settembre 2015

Desta un particolare interesse apprendere da Heine Goettner-Abendroth* che, per tutta la lunghezza dell’istmo di Darién, perlopiù entro i confini di Panama, e in misura minore della Colombia, nel 2006 antropologi ed etnologi stimarono che la popolazione Cuna si aggirasse intorno ai 60.000 abitanti. I Cuna sono per entità uno tra i gruppi indigeni più consistenti dell’America Centrale, tra coloro che hanno mantenuto la loro cultura originaria. La loro politica di conservazione funziona talmente bene, che sono riusciti a preservarla, pur in presenza della “modernizzazione” operata dai governi panamensi, dai missionari cristiani e persino dagli etnologi. L’aspetto che ha colpito più di ogni altro la mia grande curiosità antropologica é stata la capacità millenaria di questa etnia di tramandare la sua storia, la concezione che essa ha della cosmogonia, nonché la connessa mitologia, grazie al canto.

Nei tempi passati questo tipo di pratica era definita dai Cuna “cantare le immagini”. Si tratta di un linguaggio, che si fonda sui segreti della vita, condivisi da tutte le tradizioni dei Cuna. Da questa particolare capacità espressiva, che ha fatto uso di pochi pittogrammi, é nata la bravura delle donne di raccontare le stesse vicende storiche e mitologiche tramite il ricamo ornamentale per le bluse (o mola). Si tratta di creazioni che esprimono ancora oggi le forme fantastiche, che raffigurano l’insieme della loro cosmogonia e della loro mitologia.

Il canto, sebbene ad uso narrativo, si ispira ad immagini dell’emisfero destro, che precedono nel tempo la stessa formazione del linguaggio verbale discorsivo.

Francesco Ferretti nel suo saggio “Alle origini del linguaggio verbale”* dimostra come anche questa particolare capacità comunicativa dell’essere umano sia il risultato di un processo evolutivo, che trae spunto da un preesistente bagaglio cognitivo, che a sua volta presenta tratti comuni a tutti i vertebrati superiori.

Sarebbe lungo (sebbene di grande importanza) soffermarsi sulle elaborate ricerche, che inducono a dire che il linguaggio verbale non é un dono divino, che distingue l’essere umano dagli altri animali. Tuttavia, prima che nascessero i linguaggi verbali la comunicazione tra gli esseri umani assunse le forme espressive di modellamento creativo (compreso il canto) delle immagini: quelle che l’evoluzione della specie sviluppa nell’ambito dei processi neurali (o cerebrali).

Prima delle corde vocali, delle labialità e gutturalità della bocca, infatti, persino l’articolazione gestuale delle mani é stata la forma di proto-linguaggio, in grado di permettere di comunicare fluentemente.. La grammatica del gesto precedette quella della parola !

Le capacità articolatorie del corpo umano nel suo complesso in seguito sono riuscite a esprimere composizioni fonetiche connesse con le immagini, anche simboliche, generate dalle interazioni dei neuroni. Tra questi determinanti furono i cosiddetti “neuroni-specchio”*.

Lo studio di questo fenomeno fisiologico, reso possibile dall’evoluzione biologica della specie, é di grande importanza per comprendere come, di fatto é la capacità di mimesis la molla creativa, che permise all’ominide di diventare Homo Sapiens. Questa capacità é il fondamento della creazione artistica, quale prima forma di comunicazione sociale !

Secondo M. Donald* i comportamenti complessi, tipici dell’Homo Erectus (uso controllato del fuoco, cottura del cibo, migrazione verso terre lontane, etc.) evidenziano capacità intellettive in grado di svincolarlo dal “qui e ora” (unica dimensione temporale, di cui disponevano gli australopitechi”, al pari degli altri animali). Scrive M. Donald che alla base di tale progresso fu la mimesis: una specifica capacità cognitiva, per mezzo della quale Homo Erectus riuscì a costruire una rappresentazione della realtà circostante, utilizzando forme espressive visivo-motorie.

In altre parole, l’articolazione motoria del corpo umano non si limitava alla deambulazione, al procacciamento del cibo e alla nutrizione, ma iniziava a porre le fondamenta della comunicazione sociale, mediante lo sviluppo di immagini, che accompagnarono l’evoluzione dei “neuroni specchio”*. Fu questa evoluzione biologica delle immagini interiori a stimolare il bisogno di trasferire l’un all’altro i contenuti delle stesse immagini, rese sotto forma gestuale, labiale, simbolica (mediante lo sviluppo di segni e disegni) e, infine, canora.

Non siamo ancora al “linguaggio verbale discorsivo”, giacché esso costituisce una successiva evoluzione, tipica dell’Homo Sapiens. Tuttavia, siamo ai fondamenti della comunicazione sociale mediante il linguaggio creativo, che a sua volta é il fondamento dell’arte ! In questo senso possiamo dire che il “cantare per immagini” dei Cuna costituisce una delle prime forme espressive della comunicazione umana. Essa crebbe e si sviluppò tra i clan delle antichissime società matriarcali, che precedettero (e hanno accompagnato fino ai giorni nostri) tutto ciò che oggi conosciamo come “Storia dell’Uomo” !

Scrive André Breton in ”Arte Magica” che < La magia, come dice Boheme, non é altro in sé che una volontà. E questa volontà é il grande mistero di ogni meraviglia e di ogni segreto. Essa nasce grazie all’appetito del desiderio dell’essere. Ma ora essa cerca uno sbocco, che minaccia di essere torrentizio, in un mondo dove tutto ha cospirato a sbarrargli la strada ! >

Si può concordare con questa suggestiva e filosofica immagine di torrente in piena, che non é riuscito a fluire in modo graduale e naturale. Tutto lo sviluppo del linguaggio verbale discorsivo, infatti, da una parte ha aperto le porte delle scienze e della tecnologia più avanzata; dall’altra con le guerre ha sbarrato lo sviluppo del percorso biologico evolutivo, alla base della comunicazione sociale, fondata sull’espressione artistica diffusa. In fondo, la “magia” che invoca il Surrealismo di Breton altri non é che il segreto biologico, cui attinge tutta la vita. Non c’é e non ci sarà mai, infatti, un chimico molecolare e tanto meno un fisico esperto in dinamica delle particelle subatomiche, che potranno rivelare il “mistero della vita” e delle sue forme evolutive.

Pertanto, l’unica comunicazione sociale inter-etnica e internazionale resta e sarà sempre quella della capacità suggestiva di rappresentazione artistica (o magica) dell’immagine ! Persino le classi sociali principali eredi ed interpreti della cultura patriarcale si appropriarono e si appropriano sempre più delle immagini, per sottomettere le moltitudini umane alla loro volontà di potenza !

Ciò che occorre a noi moltitudini, quindi, é la necessità di smascherare i contenuti narrativi, insiti in quelle immagini finalizzate ad imporre le volontà di dominio, per poter riportare la comunicazione umana alle volontà di convivenza pacifica ed egualitaria. Per fare questo il nostro linguaggio creativo ha bisogno di comunicare immagini assolutamente diverse !

  • Le società matriarcali” di Heine Goettner-Abendroth – Edizioni Venexia
  • Alle origini del linguaggio verbale” di Francesco Ferretti – Edizioni Laterza
  • neuroni-specchio”: Questa classe di neuroni è stata individuata nei primati, in alcuni uccelli e nell’uomoIn genere essi si attivano quando un individuo osserva la stessa sua azione compiuta da un altro soggetto.
  • In “L’evoluzione della mente. Per una teoria darwiniana della coscienza” di M. Donald – Edizioni Garzanti
  • Arte Magica” di Andrè Breton – Edizioni Adelphi

 

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