Fonte: La stampa
Comunque vada Marine ha già vinto
’Unica certezza del secondo turno delle elezioni francesi è che lunedì il Rassemblement national di Marine Le Pen, tre anni fa forte di soli 8 deputati, ne avrà almeno 20 volte di più. Non sappiamo ancora se il Rn otterrà la maggioranza assoluta. Dipenderà dall’affluenza e dalla disponibilità degli elettori di sinistra, di centro e di destra moderata ad ascoltare l’appello, faticoso e incompleto, lanciato dai partiti repubblicani per fare fronte contro l’estrema destra. Di certo il Rn, che con l’ultima campagna elettorale di Jean-Marie Le Pen nel 2007 si era fermato al 4, 2%, è oggi il primo partito francese con il 33% dei consensi.
Qualsiasi presidente paga il prezzo dell’impotenza politica contro sfide economiche, sociali, migratorie, che non si possono più risolvere solo a livello nazionale, con il sogno perduto della grandeur française. Emblematica fu la promessa di Hollande che in campagna elettorale dichiarò guerra alla finanza internazionale salvo dovervi poi in larga parte rinunciare di fronte al rischio di un indebolimento del settore bancario e della fuga dei capitali dalla Francia. Nel clima di declassamento emerso in tutta la sua ampiezza con la crisi dei gilets gialli, ogni evento (dagli attentati islamisti, alle rivolte nelle periferie) diventa questione di insicurezza identitaria. Mancando, e non solo in Francia, una vera proposta di riacquisizione della sovranità politica attraverso un salto europeista, il Rn promette, come nel 2016 i pro Brexit, una sorta di “take back control” nazionale, una soluzione illusoria ma gradita a almeno un terzo degli elettori.
Restano i due terzi che non hanno votato per l’estrema destra la settimana scorsa e che decideranno l’esito dello scrutinio. E lì interviene il terzo ingrediente che potrebbe consegnare la vittoria al Rn: l’affermazione di una sinistra radicale, populista, aggressiva, al limite dell’antisemismo, che negli ultimi anni, sotto l’egida di Jean-Luc Mélenchon, ha sistematicamente contrastato con forte violenza verbale qualsiasi politica della maggioranza presidenziale. Al punto che il Rassemblement in via di “banalizzazione” ha avuto gioco facile a strumentalizzare l’estremismo del Nuovo Front Populaire e agitare come uno spauracchio il suo programma economico. Per spaventare i moderati, Bardella ha fatto credere contro ogni evidenza che Mélenchon potrebbe essere il futuro primo ministro in caso di vittoria della sinistra. Una sorta di “diabolisation” al contrario che lascia sospeso il destino della Francia e dell’Europa.