Fonte: La Stampa
Conclave: Perché questa elezione parla a tutta l’umanità
Si aprirà a breve il conclave che darà un successore a papa Francesco. Quasi tutti i cardinali sono già a Roma dove sono impegnati nelle discussioni preliminari al vero e proprio conclave.
In realtà, a parte questo gossip vaticano, è vero che le decisioni che il conclave prenderà nei prossimi giorni sono davvero molto importanti. Ci sarà o non ci sarà una continuità con il governo di papa Francesco, le riforme da lui intraprese avranno seguito nel nuovo pontificato o si bloccheranno, se non saranno addirittura cancellate? Questa scelta avrà implicazioni non solo sulla politica della Chiesa cattolica, ma sul mondo e soprattutto sui conflitti che lo tormentano in questi giorni.
A rappresentare la continuità, seppure una continuità prudente, è senz’altro il segretario di Stato, cardinal Parolin, molto quotato fra i papabili. Un altro candidato dell’ala progressista molto quotato è il francescano Pizzaballa, dal 2020 Patriarca latino di Gerusalemme. Le sue posizioni sulla guerra condotta da Israele contro Gaza sono molto vicine a quelle che hanno reso difficili i rapporti di papa Francesco col governo israeliano. Al tempo stesso il cardinale ha una profonda conoscenza della situazione in Medio Oriente, ha studiato all’Università ebraica di Gerusalemme, è stato uno dei maggiori sostenitori del dialogo ebraico cristiano. Il governo di Netanyahu non lo vuole perché, ove eletto papa, potrebbe rappresentare un punto di riferimento, difficile da accusare di antisemitismo, per le opposizioni ebraiche in Israele e nella diaspora, oltre che per i palestinesi.
Consideriamo un altro dei “progressisti” più papabili, Matteo Zuppi. Il cardinal Zuppi ha un passato di abile negoziatore per la Comunità di Sant’Egidio in Mozambico. Ancora, si è personalmente adoperato per restituire ai loro famigliari i bambini ucraini rapiti dai russi. In questo momento, le sue scelte e le sue capacità possono essere preziose a livello internazionale.
Dalla parte dei conservatori, l’insistenza non sembra invece essere sui temi di politica internazionale. Il cardinal Műller, uno dei più quotati fra i conservatori, ha parlato soprattutto, ad esempio, di gender e di omosessuali e ha attaccato i diritti delle donne nella Chiesa, prospettandoci un mondo riportato indietro di oltre cinquant’anni. Il suo riferimento alla politica internazionale è stato in funzione antiislamica. Davvero in questo momento, in cui guerre e massacri devastano tante parti del mondo, la Chiesa vorrebbe occuparsi prevalentemente di sessualità e procreazione, e considera essenziale rimettere le donne in un ruolo subordinato nella Chiesa, con i problemi finanziari e con la questione della pedofilia che la mettono in crisi? Quale significato avrebbe questa scelta? Nonostante questo gruppo conservatore ami richiamarsi all’esperienza del pontificato di Benedetto XVI, sembra che siano in realtà molto lontani dal suo magistero.
Il conclave che si apre riguarda tutti noi, cattolici o di altre religioni, credenti o non credenti. Perché il suo risultato inciderà sul nostro futuro, grazie al credito di una Chiesa universale che per quanto in crisi ha ancora molto da dire a tutti. Perché il pontefice che uscirà da questo conclave potrà dare un contributo fondamentale a fermare violenze e guerre, o potrà invece ostacolarne l’arresto. Potrà incidere sulla libertà delle minoranze, qualunque esse siano, anche di quelle di genere, aiutando a conculcarla o invece a svilupparla. Per questo, ad aspettare la fumata bianca che annuncia un nuovo papa ci sono anche i non cattolici e i non credenti, con speranze e timori.