Dal Partito della Nazione al Partito del Fare Niente per il tramite del Partito del Fare Qualcosa

per Gabriella
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=1983

Lucia Del Grosso   29 maggio 2016

Eravamo rimasti al Partito della Nazione, cioè ad un partito non ancorato a riferimenti sociali di cui curare gli interessi e attuare il progetto di società, ma genericamente rivolto ai cittadini ricchi e poveri, privilegiati e svantaggiati, manager e sottoproletari, alti e bassi, belli e brutti.

Siccome in partito della Nazione che si rivolge a tutti non può esplicitare il proprio progetto perché deve pescare in ogni ambito sociale e quindi non può rendere visibili le sue scelte, altrimenti perde pezzi di società, allora per legittimarsi adotta l’immagine e la prassi del Partito del Fare Qualcosa.

Infatti come prassi fa qualcosa, cioè una riforma della Costituzione da Repubblica delle Banane, e come immagine si presenta come la classe dirigente che non aspira a fare bene le cose, perché questa era la scusa di quelli degli ultimi 30-40 anni per non fare niente, ma a farle. Pure brutte, purché si esca dall’immobilismo. Vaste programme! E si fanno convincere da questa visione cialtrona pure i filosofi, il che costituisce la più plateale smentita della teoria di Platone che voleva i filosofi al governo.

Quindi siamo alla specificazione del Partito della Nazione nel Partito del Fare Qualcosa e tutti si sentono sollevati dall’essere usciti dall’ingessatura della politica, pure i filosofi.

Ma è necessaria un’ulteriore evoluzione o specificazione del Partito della Nazione/Partito del Fare Qualcosa che sicuramente piacerà anche ai filosofi: il Partito del Fare Niente.

Infatti ai filosofi non saranno sicuramente sfuggite le dichiarazioni del neo Ministro allo Sviluppo Calenda, che auspica una cessione di sovranità dai parlamenti alla Commissione Europea, cioè da organi che rispondono agli elettori ad un organo non elettivo. Non se ne può fare a meno perché USA e Canada mica possono stare ai  comodi dei parlamenti nazionali per l’approvazione del TTIP, devono avere un interlocutore solo, che possibilmente non risponda a nessun popolo perché la discussione democratica è lunga e noiosa.

Insomma è stata approvata una riforma costituzionale motivata dall’argomento principe “serve a prendere più celermente e speditamente le decisioni” per poi farle prendere agli altri. Questo bisognerà spiegarlo ai filosofi, ma ai filosofi i paradossi piacciono moltissimo. E questo è meglio di quello di Zenone su Achille e la tartaruga.

Quindi è comprensibilissima la variante in corso d’opera da Partito del Fare Qualcosa in Partito del Fare Niente, tanto più dopo che il parlamento non avrà approvato il TTIP perché ci avranno pensato altri. Infatti una volta introdotto il TTIP qualsiasi multinazionale potrà strafregarsene delle leggi sul lavoro, in materia ambientale, in materia di sicurezza, sulla tutela dei diritti e pretenderà di applicare quelle dei Paesi in cui sono più blande, per cui parecchie leggi saranno depotenziate e sarà una faticaccia per i parlamentari spiegare perché devono approvarle in fretta.

I filosofi troveranno tutto questo molto coerente, ed è questo quello che conta, perché la filosofia è pensiero organizzato.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.