Dalla analisi politica alla proposta programmatica

per Gian Franco Ferraris

di Lanfranco Turci – 30 giugno 2014

Credo non sia fuori luogo in questa discussione riportare qui pochi capoversi di un documento abbastanza ampio che stiamo elaborando come Network e che fanno da passaggio fra l’analisi politica della situazione e un corposo complesso di proposte programmatiche. In queste poche righe intendiamo inquadrare il campo della sinistra cui guardiamo. Dopo aver esaminato due possibili scenari: A) un crollo politico di Renzi accompagnato da tentativi di svolta autoritaria, B) un Renzi che vivacchia su un paese che continua a impoverirsi e a subire un restringimento della democrazia, il documento prosegue: “Questi due scenari non sono contrastabili dal grillismo, né può al momento essere decisiva la componente non renziana della dirigenza del PD, che pure deve restare un nostro naturale interlocutore. La sinistra PD, oltre ad essere, per una parte, coinvolta in logiche di potere e di scambio, appare ancora, per altra parte, presa da una elaborazione del lutto che non potrà non essere lunga e tormentata, dato che la vittoria di Renzi non può essere spiegata come un incidente lungo un percorso virtuoso, bensì come lo sbocco “naturale” del percorso intrapreso con la costituzione del Pd.

L’aggregazione politica realizzatasi attorno alla lista Tsipras, sull’unico nucleo politico che essa aveva, ovvero la SEL, appare oggi utile perlopiù come occasione per ricostituire sul territorio momenti di riflessione e mobilitazione politica, attraverso i circoli che l’hanno sostenuta, ma non appare in grado di sopravvivere, perlomeno nella sua configurazione attuale e senza apporti esterni di cultura socialdemocratica, come entità politica unitaria ed organizzata. La controprova è arrivata con la crisi che si è aperta nella stessa SEL, che sconta il modo confuso in cui la direzione Vendola ha portato SEL a confluire nella lista Tsipras, ma più in profondità sconta la irrisolta identità politico-culturale di questo partito. Questione che Sel non ha risolto in questi anni perché sospesa fra la perenne attesa di una confluenza dal presunto potere rigeneratore nel Pd e l’inseguimento dei movimentismi più vari, che hanno dato a Sel tutte le sfumature dell’arcobaleno, salvo quella di un deciso rosso legato a un socialismo di forti valori ideali e coerenti obiettivi sociali, ma anche capace dei necessari compromessi richiesti da una cultura di governo, e non di mera testimonianza.

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La consistente risorsa progressista che ancora risiede dentro il PD potrà rientrare in gioco, insieme a quei milioni di voti ex-PD finiti nell’astensionismo alle europee, alla SEL, che deve rimanere, pur con tutte le sue contraddizioni e le sue piccole dimensioni, un fondamentale presidio di sinistra, alla rete territoriale nata dall’esperienza di Tsipras e al vastissimo tessuto delle associazioni e circoli di cultura socialista e liberaldemocratica, soltanto attraverso una proposta programmatica concreta, di impronta socialista e antiliberista in grado di prefigurare un modello diverso da quello che ci è stato finora imposto”.

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