Diario minimo e sinistro per un destino cinico e baro

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

di Fausto Anderlini – 20 aprile 2018

Come da costola siamo diventati costoletta 1

Leggo le note appassionate quanto ragionevoli del compagno Danilo Gruppi. Ne apprezzo la calda intentio, sebbene io più che appassionato, confesso, sono azzerato, anzi sottozero, ibernato nella disgrazia, ivi consegnato sine die, sicchè la mente si fa freddissima mentre il cuore ha smesso di pulsare. La sua analisi del voto va per la maggiore ma è errata o quantomeno parziale. Il fallimento di Leu è ascritto all’incapacità di emanciparsi dalla condizione di ‘costola’ del Pd e del centro-sinistra, che invece si doveva dichiarare morto per assumere un profilo marcatamente ‘alternativo’.

Non figurare come una ‘costola’. Ma chi ci avrebbe mai creduto ? Se sei costola al massimo, più ti ostenti a negarlo, puoi diventare costoletta. In realtà Leu è finita nella terra di nessuno, condizione inevitabile e dalla quale sarebbe stato miracoloso sortire. Ovvero in quello stato ibrido per il quale si è insieme troppo out e troppo in. Come nelle crisi marxiane per le quali il capitale è troppo e allo stesso troppo poco, nonchè obsoleto, per sostenere il saggio di profitto. Fuor di metafora: Leu era troppo inviluppato nel centro-sinistra per attrarre voto di rottura, e nello stesso tempo troppo alternativo al centro-sinistra per intercettare i voti in uscita dal Pd ma reticenti ad abbandonare il suo campo. Bersani tirava da una parte e D’Alema dall’altra. In altre circostanze, magari in un regime compiutamente proporzionale e senza la spada di Damocle del voto utile nel maggioritario, questa ubiquità poteva convenire a un felice rendez-vous. Ma non ha funzionato, anzi ha finito per sdraiare Leu nella terra di nessuno. Il ristretto lembo residuato dopo le derivazioni della sinistra e un intero periodo di criminalizzazione ideologica. Sprofondandovi come un seme improduttivo. C’era una alternativa a questo procustiano coricamento. Ho seri dubbi ci fosse, se non nel regno del senno di poi svolazzante sopra le fosse. La politica si muove entro griglie cogenti che solo con l’immaginazione delirante si possono infrangere, Se assommiamo a Leu il voto degli irriducibili oppositori di Pap (l’1) e del gruzzolo del centro-sinistra critico di +Europa (il 2,5 o giù di lì) si arriva al 7. Quel che passava il convento e quel che in effetti vaticinavano i sondaggi prima che Pap e +Europa entrassero in campo. La mannaia del voto ‘utile’ era di fatto invalicabile. Avendo chi voleva punire il Pd (lasciando stare le chimere del bosco degli astenuti) un voto alla portata ben più micidiale: per il M5S o per la Lega. Avesse adottato il profilo Bersano-pisapiico come nelle intenzioni originarie Leu avrebbe forse fatto il 4. Avesse adottato il profilo simil malenchoniano (essendo l’aspirazione di D’Alema non altro che una improbabile complexio oppositorum) avrebbe fatto il 3. 3 + 4 = 7. Irraggiungibile per intrinseca contraddittorietà. Appunto. Come mettere assieme ubriachi deliranti (come i frequentatori dell’osteria di Pap) e astemi seduti al bar del corso abituati ad apericene analcoliche a base di sole olive. E Leu era una frotta di bevitori sani e temperati: Troppo poco per gli uni troppo molto per gli altri. Per quanto più che abbastanza per me stesso.

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