Fonte: micromega
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di Guglielmo Forges Davanzati 24 luglio 2018
Gli economisti, dallo scoppio della crisi, hanno assunto un rilievo nel dibattito pubblico probabilmente senza precedenti e comunque eccessivo rispetto alla capacità della disciplina di produrre analisi, prescrizioni di politica economica e previsioni affidabili. Molti si sono cimentati nell’ardua impresa di individuare possibili soluzioni tecniche alla crisi dell’Unione Monetaria Europea: impresa ardua e verosimilmente inutile dal momento che qualsiasi soluzione (ammesso che vi sia) è per sua natura politica.
Casi di infrazione ci sono stati e sono stati trattati in modo diverso per Paesi diversi: generalmente, sanzionamenti più severi per i Paesi mediterranei, meno severi (o del tutto assenti) per Francia e Germania. Il primo caso di raccomandazione riguardò l’Irlanda nel 2001, alla quale seguì la raccomandazione per il Portogallo (con “segnalazione precoce”). Diverso il caso di Francia e Germania nel 2000, nel quale – diversamente da Irlanda e Portogallo, Paesi che misero subito in atto politiche di rientro dal deficit – la correzione fu insufficiente e la commissione europea non diede luogo all’ulteriore passaggio della sanzione. Va poi ricordato che l’Italia è stata oggetto di due procedure di infrazione: la prima, nel 2004, conclusasi con il solo avvertimento; la seconda, avviata nel 2009, si è conclusa ben quattro anni dopo (nel 2013), senza alcun effetto.
– L’aumento dell’occupazione produrrebbe maggiore crescita, rendendo quindi maggiormente sostenibile la dinamica del debito pubblico.