Non si capisce nulla di Massimo Gramellini, se non si parte dal principio che quest’uomo, così paciosamente mellifluo, è innanzitutto uno scaltro promotore economico di se stesso.
Ha costruito la sua fortuna curando una rubrica di posta del cuore, e poi con dei corsivi quotidiani, per mezzo dei quali dispensa i suoi canoni morali, con la pretesa di dividere il bello dal brutto, e il buono dal cattivo.
Il suo libro di maggior successo si intitola “Fai bei sogni”. Come quelli che l’autore è riuscito a realizzare soprattutto come anchorman.
E’ in TV, infatti, che riesce perfino a raddoppiare i suoi sogni e a fare quindi i suoi bi-sogni.
Sfido chiunque abbia visto la trasmissione “Le parole” di sabato scorso su RAI3, a dimostrare d’aver assistito a qualcosa di più stomachevole.
Un raccontino strappalacrime per sostenere che esistono anche i nazisti buoni, che citano Kant e che sono capaci perfino di commuoversi. L’apologia del nazista esemplare, casualmente ucraino, su una rete del servizio pubblico!
Ma certo! Anche Hitler aveva un cane e si inteneriva accarezzandolo…
E Goebbels era un verde ecologista perché gli piacevano gli spinaci…
In fondo anche i nazisti, come noi italiani, sono brava gente, capace di buoni sentimenti.
Una vergogna, che non merita altre parole.
Se disegnate una grande o maiuscola, aiutandovi con un bicchiere, otterrete la forma e la sostanza di Massimo Gramellini.
La sua essenza stilizzata. Al netto, cioè, della pappagorgia.