Fonte: Gustavo Piga
Url fonte: http://www.gustavopiga.it/2015/dove-sta-il-leader-della-spending-review-ad-anzola-dellemilia-il-resto-non-pervenuto/
di Gustavo Piga 7 febbraio 2015
L’ha detto anche Obama, l’Europa ha bisogno di crescita ora, non dopo le riforme. L’Italia non fa eccezione. Se lasciare andare l’austerità sin da subito è quello che ci chiedono i nostri pragmatici amici d’oltre Atlantico, e visto che loro ci sono riusciti e che proprio grazie a ciò ne sono usciti (dalla crisi), dovremmo ascoltarli.
Rimangono le remore perché in Italia non possiamo, così dice il mantra, “fare più spesa pubblica”. E chi dice di farne di più? Chiunque mastichi non dico di economia ma di bilancio familiare sa che c’è una bella differenza tra lo spendere bene e lo spendere male. E dunque se solamente riuscissimo a sostituire spesa cattiva, identificandola prima e disincentivandola poi, con spesa buona, il Paese sarebbe a cavallo. E magicamente quando si sarà dimostrato che si sa fermare lo spreco non si potrà più dire che non si può spendere perché “non si sa spendere”.
Precondizione per tutto ciò, appunto, conoscere e gestire. Ma, nel nostro Paese, ancor prima: legiferare. E così, invece di concentrarsi sulla obbligatorietà del ricevere il dato in tempo reale sugli appalti o sulla spinta alla professionalizzazione delle stazioni appaltanti (tutte cose che si fanno senza bisogno del Parlamento) siamo qui in dolce attesa da mesi che si materializzino i famosi decreti che spingano il tavolo dei c.d. “aggregatori” (le grandi stazioni appaltanti) a riunirsi e coordinarsi.
Qualcosa in realtà si muove: dopo mesi di silenzio il 20 gennaio scorso sono usciti in Gazzetta Ufficiale i primi decreti necessari affinché si determini chi siederà al tavolo. Adesso dovranno passare i soliti tempi di legge per chi vuole partecipare per fare domanda: oltre alle regioni infatti dovranno entrare altri grandi aggregatori, come città metropolitane ecc. e più sei grande più chance avrai di esserci.
Altrove, qualcosa si muove di più e meglio: ed è presso il comune di Anzola dell’Emilia, i cui acquisti sono visibili on line e scaricabili in formato tale che i ricercatori li possano utilizzare senza costi ulteriori. Mi dice il mio amico Lucio Picci che ne mastica di queste cose:
“nel suo piccolo è tra i migliori Comuni in Italia per pubblicazione di dati aperti (grazie in parte a una solerte funzionaria che ci crede). Basta che guardi una riga a caso.
“Come vedi, c’è praticamente tutto: impresa, funzionario responsabile, ecc. Potrebbe poi esserci altro, in primis, maggiori informazioni su quel che è stato acquistato. Manca una descrizione del prodotto/servizio, secondo un’”ontologia” che si dovrebbe realizzare. Manca inoltre un’eventuale georeferenziazione. A quel punto, inter alia, si potrebbero applicare i metodi (alquanto imperfetti) per scoprire comportamenti collusivi da parte delle imprese. Ovviamente, conoscendo l’insieme dei contratti di ciascuna impresa, e non solo quelli di Anzola.”
Ovviamente. Ma questo Governo, esattamente come i precedenti, è per caso interessato, oltre a fare i tavoli degli aggregatori che metteranno in grande difficoltà le piccole imprese, a scoprire i cartelli e gli sprechi che spesso favoriscono le grandi imprese, tramite l’investimento massiccio nella raccolta, gestione e disponibilità dei dati? E’ disposto il nostro Governo a fare quanto fa il comune di Anzola? O il suo immobilismo totale in materia è da legare ad un totale disinteresse alla spending vera, decisiva per far ripartire il Paese?
Diteglielo voi ad Obama. Intanto le crisi rimane.