di Celeste Ingrao – 8 marzo 2018
Qui si continua a provare a pensare. Si legge qualcosina. A volte si condivide a volte no.
Ancora tanti dubbi. Pochi pensieri consolidati, che servono più che altro a condividere le incertezze.
1. Se non avessimo fatto tutti gli errori di campagna elettorale che abbiamo fatto, se avessimo scelto con più saggezza i candidati (ma tanti bravi ne avevamo, eh), se il nostro “leader” fosse stato più bravo o fosse stato un altro … Se .. forse anziché il 3 e qualcosa avremmo preso il 4,5
o il 5. Buttalo via … ma insomma
2. A fronte di un risultato così, nessuno può dire “l’avevo detto”. Nessuno aveva la risposta giusta. Tanti possono mettere sul tavolo il loro pezzetto di verità e bene fanno a farlo. Basta sapere che nessuno di questi pezzi è “la risposta”. Che bisognerà metterli insieme questi pezzi, confrontarli e discuterli
3. Gruppi dirigenti alternativi non ne abbiamo. Leader ancora meno. Costruirne di nuovi chiederà tempo e avrà, come sempre, esiti incerti. Rinnovamento, certo. E ognuno dovrà
assumersi le sue responsabilità. Ma trasformare una tragica sconfitta nell’occasione di una resa dei conti è davvero un brutto modo di perdere e il grido “Dimissioni, dimissioni” non ci porta da nessuna parte
4. Non si può fare finta di niente. Non si può continuare come se nulla fosse avvenuto. Ma proviamo a non ricominciare sempre da zero. Proviamo a vedere se siamo capaci di aprire
un confronto vero. Anche molto duro ma il cui esito non sia necessariamente l’ “ognuno a casa sua” . Anche perché una bella casa dove rifugiarsi non ce l’abbiamo
5. Tempo. Tempo. Tempo.