“ E PO’ VANNE  ‘A CHIESA!” 

per Filoteo Nicolini

“ E PO’ VANNE  ‘A CHIESA!”

 

Mio nipote, da tempi non sospetti, ha mormorato questa frase strettamente in ambito familiare, quando ha voluto sottolineare quelle ipocrisie e quelle lacrime di coccodrillo versate all’ultima ora. La frase, nella sua sintesi fulminea, è passata anche a me, che la borbotto quando mi trovo di fronte alla falsa devozione, ai cuori stretti e alla finta umiltà. Va pronunciata con tono di commiserazione. Vuol dire in italiano: “E poi vanno alla chiesa!” Perché, c’è da giurarci, quelle persone a cui si vuole alludere sono battezzate, spesso cresimate, e fra cent’anni avranno funerali religiosi. Eppure, sono capaci di dissimulare l’avarizia più tenace presentandola come parsimonia, l’accumulazione di beni e cose come prudenza di fronte all’incertezza.  La frase poi andrebbe estesa alla disinvoltura morale di sedicenti cattolici, apparentemente tutti casa e chiesa, paladini di deportazioni e respingimenti, e quindi lontani anni luce da un elementare senso di una civiltà cristiana basata sull’amore. “Non conta quanto a lungo stringiamo la nostra vita, se la teniamo chiusa in un fazzoletto”, si legge nel Vangelo di Luca, dove un padrone consegna ai lavoratori una moneta, suggerendo loro di investirla, e poi si scaglia contro quel servo che la conserva nascosta per timore di perderla. Ecco, un messaggio che meglio di tanti altri racchiude l’essenza del cristianesimo. A ciò aggiungo la ben nota parabola dei talenti, in cui si parla di un signore che parte per un viaggio e affida i suoi beni ai suoi servi. I primi due, sfruttando la somma ricevuta, riescono a raddoppiarne l’importo; il terzo invece va a nascondere il talento e lo sotterra. Quando il padrone ritorna, apprezza l’operato dei primi due servi e condanna, invece, il comportamento dell’ultimo facendogli togliere il talento ricevuto. Va intesa nel senso dell’evoluzione personale, la parabola ha un significato metaforico ben chiaro, e non nel senso, stravolto e profano, favorevole all’investimento materiale in banca e in buoni del tesoro, ovvero in una grottesca caricatura!

Queste note nascono in occasione della morte di Francesco I e dei diffusi tentativi fatti da politici influenti di fingersi improvvisamente suoi ammiratori e forse anche seguaci. Un capovolgimento camaleontico di quanto invece praticano e diffondono da tempo, cucinato nel giro di poche ore, una disinvoltura nelle dichiarazioni ufficiali che dovrebbe accreditarli pentiti e col capo cosparso di ceneri. Se a tanti cattolici Bergoglio non è piaciuto, è perché ha scoperto gli altarini di quelle fedi di comodo, di quei conformismi e le false coscienze di chi non sa come lui piangere per i migranti morti in mare. Ricordiamo quando andò in Canada per chiedere scusa ai nativi per il ruolo della Chiesa nell’assimilazione culturale forzata. Forse a Francesco I gli è mancato il tempo per chiedere perdono dei genocidi, tale è la parola, commessi in America all’epoca della invasione spagnola, quando le “circostanze” imprimevano, anche nei religiosi, sentimenti conformi con l’ambiente della conquista, più che con le pratiche cristiane. Eppure, le fortune dell’Europa si devono a quei massacri e a quei saccheggi! Sarà cristiano chi costruisce e giustifica muri divisori, domanda retorica di Bergoglio che sembra diretta ai potenti, ma anche a tutti noi?

FILOTEO NICOLINI

Immagine: In Chiesa

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.