Elena Basile: Un’Europa piccola piccola

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Elena Basile
Fonte: La Fionda

Elena Basile: Un’Europa piccola piccola

Il corrispondente eterno da Bruxelles, una cariatide che ci diletta da decenni con articoli in cui si fa portavoce del politichese in grado di seppellire valori e ideali europei, sostenitore dell’austerità e dell’agenda draghi, di tutti cioè i madornali errori commessi da una organizzazione internazionale piegata dalle logiche di potere, ci spiega ancora una volta quale sia il bene da perseguire. Il Commissario Fitto va votato anche se in questo modo si sdogana l’alleanza con la destra, si allarga il perimetro della Von der Leyen, perché il vero pericolo è costituito dalla Russia imperialista e dalla politica commerciale di Trump.

Naturalmente non offre ai lettori alcun dato e neanche un argomento per spiegare perché la Russia sia una minaccia imperiale. Sono dettagli questi! I progressisti non hanno bisogno di ragionare. Abboccano all’amo. Hanno bisogno di nemici per compattarsi nell’ottica di difendere la giusta via che va da Meloni alla Schlein.

La Russia in effetti ha un tasso demografico discendente, territori immensi e materie prime. Non ha alcun bisogno di conquiste territoriali. La guerra in Ucraina è stata provocata dall’espansionismo aggressivo della NATO, dal colpo di Stato di Piazza Maidan, dalla non applicazione degli accordi di Minsk, dalle provocazioni militari, con spedizioni punitive nel Donbass da parte dell’esercito ucraino che include il battaglione neo-nazista Azov. La penetrazione militare ed economica anglosassone, divenuta nel 2014 anche politica, ha pompato il nazionalismo dei seguaci di Bandera, trasformando il Paese in una anti-Russia. Mosca ha inseguito la mediazione, come ha affermato Stoltenberg fino al dicembre 2021, e non ha avuto molte opzioni, volendo conservare la sovranità del Paese. Del resto la Russia nel marzo del 2022 aveva già raggiunto l’accordo con l’Ucraina per il cessate il fuoco e l’avvio di negoziati.

Inutile sottolineare questi argomenti, basati su fatti innegabili, per contrastare lo slogan che attribuisce a Putin, intenti di conquista imperiale. Sono dettagli. Inutile ragionare. C’è la fede al verbo che procura prebende, status, un posto di corrispondente e di commentatore di un’Europa che ricorda i privilegi monarchici di origine divina. Il Verbo va diffuso con impegno.

In effetti è proprio l’Europa reale a cui tiene tanto questo signore la nemica degli ideali europeisti. L’Europa di solo mercato e austerità, quella neoliberista e filo atlantica, quella in grado di distruggere la libertà di espressione costituendo “l’ufficio contro la disinformazione”, un titolo orwelliano che sta a designare l’ufficio censura. L’Europa che si apre retoricamente ai migranti, ma si disinteresse delle problematiche relative ad una loro efficace integrazione. Che scarica, lasciandoli soli, su alcuni Paesi considerati minori e periferici, gli oneri dell’accoglienza, in modo da non aggravare gli equilibri già precari dei Paesi del Nord. L’Europa bellicista, che paga gli errori dei neo-conservatori statunitensi, trasformandosi in braccio armato della NATO. L’Europa che rinuncia all’accordo con la Cina per imposizione statunitense, e ingoia le politiche commerciali unilaterali con Biden come con Trump. L’Europa classista che riduce i fondi per lo Stato sociale per devolverli al settore difesa. L’Europa che ha rinunciato a una reale e sostenibile transizione verde nell’ottica della difesa dello status quo. L’Europa ridotta a club elitario al servizio dei creditori e sulla pelle dei debitori. L’Europa senz’anima nella quale la cultura è solo propaganda e burletta, mentre la politica è asservita alle logiche del neoliberismo e agli imperativi di guerra di matrice atlantista.

Signor eterno corrispondente da Bruxelles, è questa l’Europa che lei difende a denti stretti: tutto ciò contraddice i valori originari di chi confida in un modello di cooperazione e solidarietà dei Paesi europei all’insegna del progresso sociale e della pace.

Mi domando se anche lei è andato a guardare, insieme ai tanti campioni imbellettati della classe dirigente, il bel film di Andrea Segre su Berlinguer. Quale trasformazione antropologica ha potuto rendere il potere politico e la sua classe di servizio così ipocrita, al punto che mentre celebra la figura di Berlinguer ne calpesta così sfacciatamente tutto ciò che animava la sua tensione etica e politica: giustizia sociale, legami popolari e primato della politica democratica.

Questa è l’Europa che lei incarna, signor eterno corrispondente: l’Europa del politichese, degli intrighi, del potere per il potere, dell’asservimento a interessi stranieri; l’Europa forte con i deboli e debole con i potenti; l’Europa dove poca è la differenza tra Meloni, Von Der Leyen e Borrell; l’Europa che ha massacrato una generazione di giovani ucraini per non aver voluto accettare un Paese neutrale, federale e rispettoso delle autonomie linguistiche e regionali; l’Europa complice del genocidio del popolo palestinese, che finge di combattere Trump in nome della neoconservatrice Harris, sostenuta da Cheney; l’Europa delle menzogne e della più beota e sfrontata propaganda. L’Europa dei lecca-lecca, termine con cui Craxi chiamava alcuni funzionari; l’Europa dei signorsì, di chi si arricchisce a spese della gente per bene che continua a lavorare facendo del suo meglio; l’Europa di persone come lei, prive di coscienza e di scrupoli; l’Europa dei potenti psicopatici, dei burattini e dei vuoti opportunisti.

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