Fonte: Le Monde
Elezioni legislative 2024: “Noi storici, non possiamo rassegnarci a una nuova sconfitta, quella dei valori che, dal 1789, fondano il patto politico francese”
Per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, l’estrema destra è alle porte del potere in Francia. Storici, provenienti da contesti politici diversi, attaccati ai valori democratici e allo Stato di diritto, non possiamo rimanere in silenzio di fronte a questa prospettiva spaventosa alla quale possiamo ancora resistere.
Nonostante il cambio di facciata, il Raggruppamento Nazionale [RN] resta l’erede del Fronte Nazionale, fondato nel 1972 dai nostalgici di Vichy e dell’Algeria francese. Ha preso in mano il programma, le ossessioni e lo staff. Fa quindi parte della storia dell’estrema destra francese, plasmata dal nazionalismo xenofobo e razzista, dall’antisemitismo, dalla violenza e dal disprezzo per la democrazia parlamentare. Non lasciamoci ingannare dalla prudenza retorica e tattica con cui la RN prepara la presa del potere. Questo partito non rappresenta la destra conservatrice o nazionale, ma la più grande minaccia per la Repubblica e la democrazia.
La “preferenza nazionale”, ribattezzata “priorità nazionale” , resta il cuore ideologico del suo progetto. È contrario ai valori repubblicani di uguaglianza e fraternità e la sua attuazione richiederebbe la modifica della nostra Costituzione. Se la RN vince e applica il programma annunciato, l’abolizione del diritto fondiario introdurrà una rottura profonda nella nostra concezione repubblicana della nazionalità, poiché le persone nate in Francia, che vi hanno sempre vissuto, non saranno francesi, e i loro figli non lo saranno. O.
Allo stesso modo, l’esclusione dei cittadini con doppia cittadinanza da alcune funzioni pubbliche porterà ad una discriminazione intollerabile tra diverse categorie di francesi. La nostra comunità nazionale non si fonderà più sull’adesione politica ad un destino comune, sul “plebiscito quotidiano” di cui parlava Ernest Renan, ma su una concezione etnica della Francia.
Oltre a ciò, il programma RN prevede un’escalation di misure di sicurezza e liberticide. Non è necessario ricorrere al lontano passato per prendere coscienza della minaccia. Ovunque, quando l’estrema destra arriva al potere attraverso le urne, si affretta a mettere in riga la giustizia, i media, l’istruzione e la ricerca. I governi che Marine Le Pen e Jordan Bardella ammirano apertamente, come quello di Viktor Orban in Ungheria, ci danno un’idea del loro progetto: populismo autoritario, dove i contropoteri sono indeboliti, le opposizioni imbavagliate e la libertà di stampa limitata.
Profonda preoccupazione
Non c’è democrazia senza uno spazio pubblico libero e dinamico, senza un’informazione di qualità, indipendente dal potere politico e dai poteri finanziari. La privatizzazione della radiodiffusione pubblica, che appare nel programma di RN, porterebbe alla distruzione di una parte essenziale della nostra vita pubblica. Possiamo immaginare Vincent Bolloré, sostegno oggettivo dell’estrema destra, che domani assorbirà France Culture, France Inter e France 2 nel suo impero mediatico, come ha fatto con Le Journal du Dimanche , Europe 1 o Hachette, con le conseguenze che conosciamo?
Attaccati alla pratica scientifica della storia, non possiamo che essere profondamente preoccupati per le incombenti strumentalizzazioni del passato e per i futuri attacchi alla libertà di ricerca. Il programma educativo della RN, interamente incentrato sul ritorno a una storia nazionale, e perfino nazionalista, nostalgica ed edificante, è in contrasto con le esigenze della ricerca storica, basata sul metodo critico, sullo spirito di sfumatura e sulla cooperazione internazionale.
Infine, la RN non ha mai nascosto la sua fascinazione per Vladimir Putin, arrivando al punto di apparire ufficialmente al suo fianco, al Cremlino, nel 2017. Proprio nel momento in cui il presidente russo rappresenta un pericolo mortale per l’Europa e continua ad affermare la sua ostilità virulenta verso le società democratiche occidentali, possiamo permettere l’arrivo al potere di un partito che ha finanziato e soprannominato? Come possiamo immaginare di indebolire l’Europa in questo modo in un momento in cui ha invece tanto bisogno di affermare la propria unità e determinazione?
La Francia non deve voltare le spalle alla sua storia. Finora, l’estrema destra è arrivata al potere solo nel tumulto di una sconfitta militare e di un’occupazione straniera nel 1940. Non possiamo rassegnarci a una nuova sconfitta, quella dei valori che, dal 1789, fondavano il patto politico francese. e solidarietà nazionale.
Queste elezioni non sono elezioni ordinarie. Si tratta di difendere la democrazia e la Repubblica dai loro nemici, di far parte della nostra storia. Al primo turno non abbiamo votato per gli stessi candidati né per gli stessi partiti. Domenica prossima chiederemo di votare in ogni collegio elettorale per battere il candidato della RN.
Tra i primi firmatari : Joëlle Alazard, presidente dell’Associazione degli insegnanti di storia e geografia; Stéphane Audoin-Rouzeau, direttore degli studi presso la Scuola di Studi Avanzati in Scienze Sociali (EHESS); Patrick Boucheron, professore al Collège de France; Raphaëlle Branche, professoressa all’Università di Parigi Nanterre; Arlette Farge, direttrice della ricerca al CNRS; Jean-Noël Jeanneney, presidente del Consiglio scientifico del Rendez-vous de l’histoire de Blois; Laurent Joly, direttore della ricerca al CNRS; Audrey Kichelewski, docente all’Università di Strasburgo; Vincent Lemire, professore all’Università Gustave-Eiffel; Antoine Lilti, professore al Collège de France; Gérard Noiriel, direttore degli studi dell’EHESS; Pierre Nora, membro dell’Accademia di Francia; Mona Ozouf, direttrice emerita della ricerca presso EHESS; Michelle Perrot, professoressa emerita di storia contemporanea all’Università Paris-Diderot; Jacques Revel, ex presidente dell’EHESS; Pierre Rosanvallon, professore onorario al Collège de France; Anne Simonin, direttrice della ricerca al CNRS; Lucette Valensi, direttrice emerita degli studi EHESS; Annette Wieviorka, direttrice di ricerca onoraria del CNRS; Michel Winock, professore emerito a Sciences Po, Claire Zalc, direttrice della ricerca al CNRS. Trovate l’elenco completo dei firmatari qui .