Autore originale del testo: Fausto Anderlini
La prima gallina che canta
3000 voti in più per Todde (per inciso: bella figura di donna comune, nel senso di ‘antifenomeno’ di genere). Il battere d’ali, il soffio di vento, in sintesi il colpo di culo imponderabile, che però segna il passaggio di fase e mette in ordine le cose. Quell’ette in più o in meno, l’eccezione alla regola, la piovutina perfetta, che però detta il nomos politico. Dal caso la regola ordinatrice dove ognuno è messo al suo posto. Un passaggio tutt’altro che infrequente nella vicenda storica. Punita l’hybris delle sedicente invincibilità meloniana e del cameratismo familismo trasferito dalle catacombe romantiche del minoritarismo agli uffici del potere. Punita la rogna dei centristi, che non potendo vincere vorrebbero arrogarsi l’esclusiva di far perdere. Premiata la Schlein che rafforza la leadership di partito nel segno dell’alleanza coi 5Stelle che molti si apprestavano a sottarle (trama che già fu tentata ai danni di Zingaretti all’atto delle regionali del 2020, in pieno governo giallo-rosa). Premiato l’agire accorto ma fermo di Conte che issa una personalità del movimento (per la prima volta) al rango della premiership regionale. In una regione circoscritta ma che conta perchè è swing, e come tale detta il ritmo. Confermata, soprattutto, una regola principe, per la quale le alleanze sono efficaci, e tutti ci guadagnano, se sono alla pari, al netto di ogni hybris (anche qui) egemonistica o, peggio ancora, maggioritaria. Il Pd si conferma primo partito e batta Fd’I sul filo di lana, proprio nel momento in cui cede la premiership all’alleato.
Non mancano infine, dulcis in fundo, i pubblici ravvedimenti. Candidamente Franceschini si affretta a segnalare come la linea del ’19 (ovvero la formula del Conte due) si rivela come quella ‘vincente’, cioè giusta. Dunque come sbagliata fosse quella del biennio ’21-’22. Da Draghi alla Meloni. Singolare ammissione dalla via che fu proprio Franceschini la prima gallina a cantare la fatwa anti Conte alla caduta di Draghi. Subito seguito da Letta e col silenzio-assenso dei noti procioni di nostra conoscenza. Si fosse andati alle elezioni con quello schema la destra non avrebbe visto palazzo Chigi neanche col binocolo. Dunque loro fu la colpa. Assieme a tutti gli amabili compagni sardi, lasciatemelo dire: son soddisfazioni.