FAUSTO E MEFISTOFELE NELLA QUINTA EPOCA CULTURALE

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: Filoteo Nicolini

Come Edipo con la Sfinge,  l’essere umano della quinta epoca in cui ci troviamo deve sconfiggere Mefistofele. Mentre il greco era tormentato dalle domande, noi contemporanei siamo soggetti ad essere imprigionati come per incanto nei nostri propri pregiudizi, ad avere accanto a noi una seconda entità che contiene i nostri preconcetti. Se non prendiamo precauzioni, non comprenderemo questo accompagnatore oscuro, ma ci sentiremo come stregati, posseduti. Ciò che altrimenti appare solo come un dramma poetico, la contrapposizione tra Fausto e Mefistofele è la chiave per interpretare tanti aspetti della nostra civiltà.

Noi crediamo di sapere già tutto così bene secondo la nostra opinione quando osserviamo il mondo dei sensi e lo combiniamo con l’intelletto,  e così si risolve la nostra ansia di conoscere. Ma non ci accorgiamo del nostro accompagnatore  e di andare in giro a tentoni con addosso una seconda natura. Essa ci accompagnerà a pensare in modo materialistico, a pensare non con la nostra individualità, ma con la sua. Questo accompagnatore non deve restarci incomprensibile mentre esercita il suo incantesimo.

Altre sono quindi le condizioni dell’essere umano contemporaneo. Se il greco era vicino alla Natura con il suo processo respiratorio noi ci rivolgiamo esclusivamente ai nervi. Non crediamo più di avvicinarci alla saggezza nello scambio con la Natura ma vogliamo studiarla. Vogliamo accedere ad essa attraverso l’attività dei nervi; ma relegando la saggezza nel processo nervoso ci avviciniamo a Mefistofele  e al suo incatenamento.

Nella leggenda di Fausto abbiamo una storia in cui un teologo anela alla saggezza, insoddisfatto da tutto ciò che ha ottenuto. Ha studiato ogni cosa con sforzo, filosofia,  diritto, medicina e anche teologia. Vuole liberarsi di tutto ciò che dipende dal capo. E lo fa nel momento in cui si abbandona alla vita che non è legata alla testa. La leggenda di Fausto ci mostra come le forze che tendono verso la natura mefistofelica possano accedere solo al sistema nervoso, ma non al sangue. A Mefistofele non è concesso di avvicinarsi al sangue, perché può solo risiedere nei nervi fino ad essiccare. Mefistofele è freddo e scarno poiché soffre della privazione del sangue, poiché gli manca il calore del sangue. Ecco la ragione del patto tra lui e Fausto che deve essere sottoscritto col sangue.

Se osserviamo senza pregiudizi l’evoluzione dal quarto al quinto periodo post atlantico,notiamo quante cose hanno cessato di avvicinarsi in modo immediatamente caldo. Il modo di pensare materialistico ci sta letteralmente prosciugando e nel nostro corpo disseccato vivrà Mefistofele.  Bisogna ridare vita e calore ai nostri corpi sottili affinché possiamo individuare quanto ci suggerisce il nostro accompagnatore. Altrimenti rimarremo posseduti o stregati. Se riandiamo ai miti e alle leggende, troveremo tanti riferimenti al tema dell’incantesimo e dell’essere stregati da qualcosa. Questo è il motivo mefistofelico, come il tema della domanda a risolvere è il tema che ci riporta a Lucifero e  alla Sfinge.

Studio basato sull’antroposofia di Rudolf Steiner

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