Fondo salva-stati, la ragionevolezza di Conte e la caciara irresponsabile di Savini e c.

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti

Sovranismo sguaiato, populismo cieco. Facciamo prevalere il progetto democratico.

C’è un sondaggio di Nando Pagnoncelli sul Corsera che la dice lunga sull’efficacia della sguaiatezza rispetto a temi di una certa complessità, come è il caso del MES. Non è solo questione di stile personale, ovviamente, ma di approccio politico ampio. I vari sovranismi, di destra e di sinistra, non maneggiano con cura talune questioni che invece sono particolarmente delicate, e creano ad arte effetti apocalittici laddove servirebbe, invece, il si bemolle. Ora, il sondaggio dice che sulla questione MES gli italiani sono al 41% con Conte e al 24% con Salvini (un terzo circa non si pronuncia). Un esito che rispecchia un certo aumento di fiducia nell’UE (dal 37% di luglio al 42% attuale). È la dimostrazione (facendo la tara sui sondaggi politici) che su temi capitali, come la nostra adesione all’UE e il nostro rapporto positivo con l’Unione, i toni esacerbati à la Bibbiano poco sono utili, se non a seminare spaesamento, stupore, producendo infine una richiesta di precauzione, di saggezza, di mediazione, di cauta visione. I sovranismi, che come vediamo marciano in senso ostinato e contrario rispetto alla necessità di affrontare con cautela e con responsabilità temi delicatissimi, subiscono un contraccolpo ingenerato proprio, come dicevo, dall’approccio disdicevole. Vizio generale della destra d’altronde: qualunque sia il tema, da Bibbiano allo Ius soli, dalla questione fiscale al MES appunto, è tutto un florilegio di indignazione e rabbia, come se la politica fosse la pattumiera del peggio del peggio.

È la comunicazione che spinge a esacerbare i toni, a spingerci borderline ai confini dell’apocalittico. Quando invece la politica è, sì, agonismo e lotta, ma è anche mediazione, perché la lotta politica è sempre anche mediazione, confronto ravvicinato, prossimità, dialogo seppure aspro. Per le destra-destra e i sovranisti no, la loro azione è un’assalto frontale, una blitzkrieg, una questione di vita e di morte, in breve l’ultima battaglia. Non è questa la strada per andare in Paradiso e gli italiani sembrano accorgersene (sempre che i sondaggi abbiano un senso, sennò meglio lasciar stare). Siamo un Paese sull’orlo di una crisi di nervi, ma che sembra resistere almeno in parte al fiele sovranista e al populismo versato senza risparmio su di esso solo per prendersi il potere e farne un qualche uso scriteriato. Scambiano una nazione per un fortino assediato, credono che alzando le paratie ci si possa davvero isolare dal mondo e dalle sue interferenze, ritengono che una democrazia possa sopravvivere senza una rete fitta di istituzioni, associazioni, partecipazione, pensano altresì che l’urlo sguaiato possa sostituire le parole e il dialogo che esse richiamano. Sono degli stolti, ovunque alloggino. Alla sinistra il compito di una prassi che rompa questa trama, che si faccia portatrice di una proposta radicale senza essere sguaiata. Lo stile in politica, come nella vita, è spesso un bel pezzo del progetto in campo.

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