Gallera e le risorse sanitarie: oggi qui domani là, come cantava Patti Pravo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

Gallera e le risorse sanitarie: oggi qui domani là, come cantava Patti Pravo

Oggi Gallera rivendica a proprio insindacabile merito politico il trasferimento di risorse da Covid a non-Covid (che ‘Repubblica’ aveva denunciato ieri e che io avevo ripreso in un post). L’Assessore lombardo dice anche che stanno frettolosamente riallestendo i reparti Covid (e vorrei vedere!) ristabilendo in una certa misura la situazione antecedente (la famosa coperta che si tira di qua e di là, a secondo delle necessità o delle contingenze). Chissà se lo stanno facendo concedendo una nuova indennità di risultato ai direttori generali della sanità, stavolta con un obiettivo opposto al precedente nel giro di pochi mesi (tipo fare una buca e poi ricoprirla), nonostante l’emergenza resti la stessa. Sarebbe stato bello che questo gran daffare nei reparti (attenzione, sempre reparti ospedalieri non medicina territoriale, eh) fosse avvenuto senza utilizzare le risorse destinate all’emergenza Covid, e non con un gioco a rimpiattino come si è fatto.

Gallera, dinanzi alla palese stranezza di tirare la coperta qua e là, come se la coperta fosse quella striminzita di gennaio scorso e il governo non avesse destinato alla sanità nel frattempo alcuni miliardi destinati ad allargarla sensibilmente dopo decenni di vacche magre, dice che in Lombardia la situazione è meno critica di quanto appaia, che il 90% dei contagiati è solo asintomatico, che i numeri sono alti perché la regione è popolosa. E dunque ci starebbe che lui giochi a rimpiattino con le risorse di cui dispone. Se non che basta l’accenno del giornalista al fatto che l’emergenza non è mai morta e che una nuova ondata di contagi era prevedibilissima, per ripartire con le accuse al governo, alle sue lentezze e per affermare che “la situazione a Milano è difficile” e i “numeri enormi”. Ma come? Non è sotto controllo, i contagiati non sono un’inezia? Ma guarda!

Insomma, dico alla destra, il problema c’è o non c’è? Ha ragione Fontana a chiedere il “coprifuoco” (brutta parola) o Salvini a bloccare la sua richiesta? E ha ragione Gallera a fare il gioco delle tre carte con le risorse di cui dispone? Oppure i numeri sono davvero grandi e ce la rischiamo, altro che? Viene prima la salute o prima l’economia? Prima il consenso politico o prima i cittadini? Prima l’emergenza oppure la normalità (ammesso che esista una normalità quando si parla di patologie)? Prima la struttura ospedaliera o prima la medicina territoriale? E vi pare una cosa bella che si faccia politica a colpi di indennità di risultato, facendo leva sui dirigenti sanitari e sui tecnici, in modalità che servono anche a catturare consenso nelle categorie stesse? Non sarebbe meglio rinnovare il contratto degli operatori sanitari e mettere i soldi lì, invece di sfioccarli qua e là, anzi oggi qui domani là, come cantava Patti Pravo?

E, in ultimo, chiedo: il virus c’è o non c’è? Perché non è possibile sostenere entrambe le cose, come invece stanno facendo da alcuni da mesi i giornali, la destra e non solo, che sostengono il contrario di quel che dice l’esecutivo oppure partono dal proprio particolare e da lì ne derivano un indirizzo generale che varrebbe per tutti. Il governo in questi mesi ha tentato una difficile mediazione, di cui dovremmo essergli grati, invece di guardarci prima in tasca (molti precari e molti lavoratori in nero le tasche nemmeno ce l’hanno!). Qui serve davvero un cambio di sistema, altro che chiacchiere.

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