Il genio della sinistra

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 11 novembre 2015

 I danni della ‘rottamazione’ li misureremo nel tempo. Scopriremo, ad esempio, che la classe dirigente nel suo insieme è stata divelta, pregiudicandone il progressivo sviluppo. Perché la rottamazione lacera, strappa, e impedisce i passaggi di consegna con quel che ne segue. Non crea le condizioni per un ‘salto’ qualitativo, anzi lo impedisce. Il ‘salto’ è di qualità se c’è formazione, transito di esperienze, di saperi e di culture. È una continuità che può (anzi deve) avvenire anche nelle fasi ‘rivoluzionarie’, perché, come dice Tronti, anche le rivoluzioni sono ‘continuiste’. E invece non avviene nelle ‘rottamazioni’, che non sono né rivoluzionarie né conservatrici, ma solo una specie di tragedia o disgrazia storica. Strappano qualcosa senza produrre nulla al suo posto, se non gente sparsa e ambiziosa, che vi si insedia rumorosamente. Anzi, questo è il punto, le ‘rottamazioni’ con i loro strappi producono semplicemente ‘vuoto’. Vuoto di esperienze, in primo luogo, ma anche vuoto di competenze e di saperi, e del loro tramandarsi anche critico. E, su tutto, il vuoto politico. Anzi, il gioco è auto riverberante: le rottamazioni generano vuoto, il vuoto genera altre rottamazioni. Un circolo vizioso capace di disorientare anche le persone più volenterose. Questo per quanto riguarda le classi dirigenti.

Ma lo ‘strappo’, non ha riguardato soltanto le élite. In realtà in questi anni si è ‘rottamata’ anche la base degli iscritti e quella elettorale. Anzi, soprattutto la base. La svolta renziana non ha fatto fuori (o quasi) soltanto taluni dirigenti, aprendo il varco a gente inesperta, incapace e dunque arrogante. Renzi aveva nel mirino l’intero PD, base compresa. Elettori compresi. Lui voleva un ribaltamento totale, uno strappo generalizzato. Oggi anche la massa degli elettori PD è altra cosa rispetto due anni fa. C’è stata una traslazione, che ha ‘riposizionato’ (termine di marketing puro) l’intero corpo (sempre più magro) del PD, dall’area di centrosinistra a quella moderata di centrodestra. Un lavoro reso possibile proprio dagli strappi e dal vuoto ingenerato, sul quale il partito è scivolato pian piano verso gli attuali approdi neocentristi. La mutazione genetica si è completata, così, sistematicamente, al vertice e alla base.

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Non erano Bersani o D’Alema che Renzi voleva rottamare, dunque. Era il corpo del partito, eravamo tutti noi, o perlomeno tutti quelli che ‘trattenevano’ ancora il PD in un’area di centrosinistra. Renzi ha rottamato me, te, lui, voi. Che oggi oscilliamo tra voto e astensione, tra invettiva e spaesamento. Il senso della nascita di Sinistra Italiana, uno dei possibili sensi, è offrire un appiglio concreto alla lenta deriva della sinistra. È costituire una testa di ponte verso cui possano convergere i ‘rottamati’, dentro o fuori il PD, oggi o dopodomani. È il filo rosso per tenere aperta la comunicazione con tutte le sinistre, ovunque collocate. In altri tempi avremmo detto ‘speranza’. Oggi diciamo Fassina, o D’Attorre. E sarà il grande genio della sinistra, quello che sguscia imperterrito sotto le macerie e in mezzo al disastro, a tirare le fila.

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