Germania: il partito unico della guerra senza freni

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Elena Basile

Germania: il partito unico della guerra senza freni

Attenzione : il partito unico armato del Parlamento tedesco
uscito da queste elezioni
rappresenta la nuova #Europaautoritaria bellicosa
Non c è differenza tra gli esponenti politici
Da meloni
Da Starmer a Mertz da Draghi alla Schlein e Tajani
Difesi dai giornali quasi tutti con poche sfumature diverse . Unica eccezione ” il #FattoQuotidiano
Dunque siamo tutti d accordo?
Vogliamo un Europa
Che spenda con debito comune miliardi in difesa?
Smantelli lo Stato sociale?
E con la scusa di essere indipendente da #Trump
Costruisca il braccio armato del deep state USA
L Europa dei #neocon alla Bush o alla #Biden?
Quindi guerra alla #Russia
Sostegno incondizionato a #Israele?
Dove sono i giovani che rischiano di andare in guerra come i loro coetanei Ucraini?
Svegliatevi!
Ormai non hanno remore
Hanno già appoggiato la carneficina dei #ragazziucraini
Che le associazioni e la società civile in Europa si mobilitino
Dove è la #Cgil?
È essenziale un fronte comune contro le #duedestre al potere in #europa
Vogliono l indipendenza da Trump? Allora escano dalla #Nato !
Invece resteranno braccio armato #nato compreranno #armiusa per continuare le politiche delle oligarchie delle armi ( Biden)
Che l’ opposizione unita contro queso progetto nefasto faccia sentire la propria voce
I cattolici i socialisti veri
I liberali veri
La sinistra
#DAlema #bersani #Cacciari dove siete finiti?
Che gli intellettuali ( pasolini io sono un intellettuale quindi so)
Escano allo scoperto
Stiamo preparando il mondo per la #terzaguerramondiale

Germania: il partito unico della guerra senza freni

Il Fatto Quotidiano – Elena Basile

È ormai più di un decennio che la destra radicale capitalizza il consenso in virtù della lenta ma inesorabile scomparsa di un progetto di ampio respiro della sinistra in Europa. Eppure ogni volta c’è chi sviene per la sorpresa. Anche in una Germania in recessione e che per Costituzione vieta allo Stato di indebitarsi per rafforzare lo Stato sociale, com’era prevedibile, è stato premiato alle elezioni il partito di destra che riesce abilmente a incanalare la rabbia dei “no where” contro gli immigrati, con una retorica razzista che ricorda inevitabilmente il passato più cupo.

Se in una società di ineguaglianze sociali crescenti, che adotta politiche neoliberiste, i socialisti europei non riescono a delineare strategie realmente alternative, è inevitabile che siano considerati soltanto una brutta copia del pensiero unico. Gli elettori votano per l’originale. In particolare la Germania non ha saputo sanare le differenze socioeconomiche tra Est e Ovest, che ritornano puntuali al momento delle elezioni a polarizzare il dibattito, agevolando la crescita dei partiti anti-establishment. Inoltre la destra tedesca tiene un discorso più razionale sulla guerra in Ucraina, dando maggiore soddisfazione al sentimento nazionale ferito a causa dell’umiliazione subita da Olaf Scholz, che ha ingoiato senza una reazione il sabotaggio americano (complici Norvegia e Ucraina) dei gasdotti vitali per l’economia di Berlino.

Questa tendenza consolidatasi in Europa, purtroppo non ha mai aperto gli occhi ai leader del centrosinistra. In Italia, in particolare, a partire da Veltroni, passando per Renzi, Letta, Gentiloni e ora Schlein, ha giocato un ruolo essenziale il timore della marginalizzazione. Lo slogan “si vince al centro” ha prevalso nella sua banalità sull’esigenza di rifondare la politica come progetto di trasformazione riformistica della società. Linke, il partito dell’ambiguità costruttiva, è cresciuto captando il voto giovanile grazie a una leader trentenne che spopola su TikTok esibendo tatuaggi notevoli. Le tematiche della tradizione di sinistra sono state riesumate, ma facendo ben attenzione a non contrastare i parametri del politically correct esemplificati dai luoghi comuni del catechismo liberal: l’aggressione brutale della Russia, la pace giusta. Sinistra Italiana, il partito che cresce nell’ombra come stampella del Pd, appare soddisfatto, come se allargare i consensi facendosi inghiottire da un partito democristiano potesse avere un significato strategico. La gestione del potere è in sé un valore per questa politica divenuta mestiere.

Le posizioni coraggiose di Sara Wagenknecht sulla guerra in Ucraina non sono state premiate. Il partito, senza fare appello ai tradizionali istinti nazionalisti tedeschi, ha parlato di pace con la Russia come condizione della ripresa economica e di investimenti nello Stato sociale. Era stata la novità del panorama politico tedesco, applaudita in Europa per la sua capacità di porre l’accento sulla diplomazia e di rivolgersi agli operai come alla piccola industria tedesca. Ha pagato la mancanza di struttura del suo partito, poco radicato nella società civile. Il problema che in Italia hanno i 5 Stelle e alla cui soluzione dovrebbero dedicare le loro migliori energie. Gli ammiccamenti della Wagenknecht alla propaganda anti-immigrazione, patrimonio culturale di AfD, sono stati inoltre una scelta penalizzante. Non sono molto spaventata per la crescita di AfD. I cordoni sanitari ne faciliteranno il successo popolare. Sono tuttavia convinta che, se andrà al potere, resisterà attaccata alla poltrona soltanto in virtù della stessa trasformazione genetica che ha colpito Meloni. Anche AfD farà propri i vincoli europei in politica economica ed estera.

Quel che invece mi appare come un incubo terrificante è l’uniformità del Parlamento tedesco, un partito unico armato, che vota un aumento straordinario della spesa militare, continua a inviare armi in Ucraina e ha già autorizzato l’installazione di missili nucleari americani in Germania. Una Germania riunificata, potente e armata farebbe rivoltare nella tomba i leader, forse controversi ma certamente più competenti, della Prima Repubblica. Con questa Germania l’involuzione autoritaria dell’Europa appoggiata dalla destra come dai socialisti europei è inevitabile. La propaganda è stata così diffusa che, secondo i sondaggi, per la società civile tedesca la guerra in Ucraina non era un tema essenziale in grado di influenzare il voto. Così hanno vinto la presidente della Commissione Von der Leyen e la retorica militarista rivestita da ideali etici. Le elezioni nelle oligarchie liberali, nelle quali i finanziamenti e la benedizione dei potentati economici contano molto più dei programmi elettorali, divengono uno strumento di legittimazione del partito unico. Indovinate chi era il presidente del Consiglio di sorveglianza del fondo BlackRock Germany dal 2016 al 2020? Il futuro cancelliere Friedrich Merz

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