Giorni sbagliati

per Gian Franco Ferraris

di Raffaella Bolini  su facebook

Cara Barbara, che ti devo dire? Dovrei farti gli auguri di buon lavoro nel Parlamento Europeo, ma oggi gli auguri non mi vengono bene, abbi pazienza.

Oggi penso ai comitati, agli elettori, ai candidati, ai soggetti individuali e collettivi che hanno insieme – tutti insieme nessuno escluso – permesso di fare il miracolo del 4%, ciascuno a suo modo e ciascuno per le possibilità che aveva.

A quella comunità plurale, non identitaria, unita da un programma forte e da un obiettivo grande alla quale, proprio per queste caratteristiche, abbiamo affidato in tanti e tante una vera speranza di futuro.

A tutti coloro che si sono con allegria e convinzione fidati di te e dei garanti, per la forza delle vostre idee e per il coraggio dimostrato gettando il cuore oltre l’ostacolo. Ci avete messo di fronte a scelte non rinviabili, ci avete aiutato a compierle.

Confido ci sia, nascosta da qualche parte in ciascuno di noi, una possibilità di salvaguardare questo spirito collettivo e questa unità, che è stata sottoposta subito dopo le elezioni stress e tensioni forti, troppo forti. A mio modesto parere ingiustificate e immeritate. Ci hanno segnato, hanno tolto a troppe persone il sorriso e in gran parte la speranza.

La cura di un processo unitario è cosa complicata, ma è anche l’unico modo per esercitare responsabilità, in una dinamica di movimento plurale quale noi siamo. Sono abituata, per le esperienze da cui provengo, a considerare la coerenza, la fiducia, la condivisione, la orizzontalità delle scelte -la metodologia insomma- come contenuto essenziale del processo stesso.

Continuo ad essere convinta che sarebbe stato necessario, per mettere in sicurezza il futuro della nostra dinamica, affrontare e risolvere insieme in spirito di solidarietà la questione intricata che si è aperta con la tua scelta di ritornare sulla decisione di non accettare il seggio.

C’erano molte soluzioni da esplorare. Moltissime, inclusa quella che hai fatto. Ma bisognava che fosse un dibattito collettivo, democratico, inclusivo che riconoscesse a tutti pari dignità in questo progetto, orientato a mantenere e rafforzare un clima positivo. E’ successo il contrario.

Faccio i miei auguri a Eleonora, che diventa anche lei parlamentare e sicuramente farà un lavoro eccellente.

Abbraccio con grande affetto e solidarietà Marco, i suoi elettori, i giovani compagni e le compagne hanno lavorato per lui e per il quorum, i compagni e le compagne di Sel che si sono spesi in tantissimi per il successo di una impresa comune.

Sel è impegnata in una discussione complessa e delicata. Credo che per aiutare il buon esito di quel dibattito sarebbe stato essenziale aprire le braccia della lista a coloro che dentro Sel si sono battuti e si battono per L’Altra Europa. Non mi pare proprio lungimirante fare un favore a chi lì dentro propugna altre opzioni.

Non avrei mai pensato di dover vivere il successo che tutti insieme abbiamo costruito in una situazione surreale come quella di questi giorni – fermi ad aspettare, appesi a un filo o meglio a una cupola, privi di relazione e di comunicazione, senza poter neppure poter provare a contribuire a una soluzione positiva. Con Eleonora e Marco, primi non eletti della nostra lista, che non sono stati degnati neppure di una telefonata.

Cosa ha fatto di male questa lista, le persone che per lei si sono battute, i comitati che ieri hanno riempito una assemblea che purtroppo di trasparente ha avuto molto poco visto che solo pochissime persone avevano in mano le informazioni – e dunque il potere? In cui non solo te, ma neanche l’unico europarlamentare a ieri “sicuro” avete pensato doveroso essere presenti?

Avremmo avuto bisogno di un approccio opposto e contrario a quello che aizza gli uni contro gli altri, contrappone società civile e partiti, partiti a partiti, apre la caccia al “traditore”. Voci che in questi giorni hanno avuto purtroppo cittadinanza nel nostro dibattito. Così si spacca tutto e svanisce lo spirito unitario che ci ha fatto fare i miracoli. Si tradisce soprattutto la promessa di buona e altra politica per la quale molte persone ci hanno dato fiducia.

Anche l’appello ad andare avanti, che personalmente ha riempito anche la mia campagna elettorale, a questo punto rischia di diventare ambiguo. Ho visto troppe volte a sinistra vincere la tentazione di proseguire il cammino come se nulla fosse, facendo finta di non vedere che ad ogni passo si perde un pezzo -e magari godendone. Si va avanti solo se si va avanti insieme, altrimenti si cammina all’indietro.

Io credo nella forza e nella necessità dell’unità fra diversi, e l’unità tra diversi si protegge con strumenti adatti e con sentimenti adeguati allo scopo. Ne ho visti pochi in opera, negli ultimi giorni. Sicuramente non è utile diffondere umiliazione e divisione.

Ho da riflettere, per quello che conta, su ciò che è accaduto. Non penso di essere l’unica che avrà bisogno di ragionare, spero non in solitudine. Cercando di capire, con l’aiuto degli altri e delle altre, se c’è un modo razionale, oppure un miracolo, per uscire bene da questi giorni sbagliati.

Cari saluti raffaella

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