da www.lettera43.it di Giuseppe Rebecca 09 Giugno 2014
Nel 2012 26 mila giovani hanno lasciato l’Italia. Erano solo 10 mila nel 2008. In cinque anni, 100 mila giovani già hanno lasciato l’Italia.
Questi dati, allarmanti, sono stati recentemente comunicati dall’Istat.
Non è successo nulla, nessuno si preoccupa, e tutti si sono ricacciati nell’ottimismo di facciata che è conseguito alle elezioni europee. Ma ci rendiamo conto cosa vuol dire 100 mila giovani andati all’estero?
FORMAZIONE A PERDERE. Sono stati fatti molti calcoli, nel passato, circa il costo che una famiglia sostiene per diplomare o laureare il proprio figlio.
Certamente molto dipende dal tenore di vita della famiglia, ma si va da un minimo di 160 mila euro, a una media di 240 mila e a un massimo non quantificabile, essendo troppo legato a delle scelte personali.
Tenuto conto della media, in soli cinque anni l’Italia ha perso 24 miliardi di euro, e quindi 5 miliardi all’anno.
UN REGALO ALL’ESTERO. I figli sono allevati, si sono formati, hanno frequentato scuole, erano giustamente pronti per il loro futuro in Italia, ed ecco che tutta questa spesa interna viene buttata. A tutto vantaggio dei Paesi di destinazione, che si trovano dei ragazzi preparati (le scuole italiane sono ancora tra le migliori del mondo, per fortuna) senza aver sostenuto alcun costo.
Facciamo così dei grossi regali all’estero; ma possiamo permettercelo?
BUTTATI VIA 5 MLD. È benvero che nello stesso tempo, nel 2012, gli immigrati sono stati 321 mila (e gli emigrati sono stati 68 mila, di cui appunto 26 mila giovani), ma non possono essere fatti confronti per la diversa composizione formativa, almeno in generale, che casi particolari ce n’è di sicuro.
In conclusione, stiamo buttando al vento 5 miliardi di euro all’anno, con conseguenze anche sui redditi futuri e sulle pensioni future, in Italia.
PAESE SEMPRE PIÙ VECCHIO. Il Paese così invecchierà ancor più; già le nascite sono in calo, se poi i giovani migliori lasciano, le generazioni future troveranno un mix di italiani poco vivaci e per nulla giovani.
Qualcosa andrebbe fatto, per ridurre queste fughe, spinte dalle scarse possibilità di crescita che il mercato interno offre, anche in questo momento di fugace ottimismo.