Giuliano Cazzola: quota 100 e reddito di cittadinanza sono spese inutili e contro il lavoro

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: “L’Italia s’è desta – Radio Cusano Campus”
Fonte: “L’Italia s’è desta – Radio Cusano Campus”

Da “L’Italia s’è desta – Radio Cusano Campus”   16 gennaio 2019

 

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L’economista Giuliano Cazzola è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Su Quota 100. “Penso che sia un errore, anche se alla fine uscirà un po’ ridimensionata rispetto alle promesse. Il fatto che l’abbiano rinviata deriva dall’obbligo di bollinare le norme dalla ragioneria dello Stato. Secondo me è una spesa inutile che finisce per premiare un certo tipo di lavoratori, io l’ho definita una liquidazione.

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTEMATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE

E’ una misura contro il lavoro. I dati ci dicono che in realtà quelli che sono andati in pensione anticipata sono più di quelli che ci sono andati con la vecchiaia, quindi non è che la Fornero costringesse i lavoratori di andare in pensione all’età di Matusalemme. La Fornero quindi non è il carcere duro per i lavoratori. La Fornero ha aumentato l’età pensionabile soprattutto per le donne. Ma anche quota 100 è una norma maschilista perché trovare una donna che riesca a mettere insieme 38 anni di contributi è molto raro, soprattutto nel privato.

COSA DIREBBE GEORGE BEST DEL REDDITO DI CITTADINANZACOSA DIREBBE GEORGE BEST DEL REDDITO DI CITTADINANZA

Ciò detto c’è questa idea che lavorare fa male, per cui prima si esce e meglio è. Anche dal reddito di cittadinanza emerge proprio l’idea: se riesci a non lavorare è meglio. E’ un decreto che ha una filosofia contro il lavoro. Su quota 100, il meccanismo automatico che esce un lavoratore e ne entra un altro non c’è, bene che vada è un ricambio 1 a 1, ma è difficile che sia un ricambio 1 a 3. Io poi sono dell’idea che questa cosa produrrà dei guai sul versante dell’offerta di lavoro al settentrione perché quelli che se andranno saranno soprattutto lavoratori residenti al nord. Ci sarà più gente che esce rispetto a quella che entra, per un semplice dato demografico. Per quelli che usciranno non ci saranno fisicamente persone in egual misura che potrebbero entrare al loro posto e quindi alla fine arriveranno nuovi lavoratori stranieri”.

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