Matteo Salvini e la parodia della giustizia

per Luigi Altea
Autore originale del testo: Luigi Altea

di Luigi Altea – 13 gennaio 2019

Sono lontani i tempi in cui, quando la ghigliottina s’inceppava, il condannato otteneva la grazia ed era subito liberato, oppure la pena veniva commutata.

Erano tempi spensierati, secoli gaudiosi, durante i quali la giustizia era amministrata da omuncoli pietosi e senza nerbo, da inquisitori inclini al buonismo, e da boia mollicci, che con l’osso mollavano anche la carne dei condannati, felici di farla franca.

E felici soprattutto di vivere in un’epoca in cui Matteo Salvini era ancora da venire.

Perché con l’attuale nostro ministro dell’Interno la pacchia sarebbe finita, anzi non sarebbe mai cominciata.

Mi sembra di vedere la scena…

La ghigliottina s’inceppa?

Ecco Matteo, rosario stretto con la mano sinistra, azionare energicamente la leva con la mano destra.

La lama è difettosa e non si sgancia?

Salvini è lì, pronto con una lama nuova e affilata appuntino.

Io sono nato in una terra nella quale le ferite di un torto subito, si trasmettono dal padre al figlio, al nipote, al pronipote…

Ho conosciuto lo strazio di persone cui è stato ucciso un familiare, e non mi meraviglia il conseguente incontenibile desiderio di vendetta, che s’impossessa anche di persone miti e propense al perdono.

Non capisco, però, come un ministro possa permettersi di brandire una doverosa operazione di polizia, e la successiva giusta applicazione di una condanna, come la vendetta dello Stato, che nella sua Costituzione esclude qualsiasi connotazione vendicativa della pena.

 La lama dell’ergastolo si era per tanto tempo inceppata sulla testa di Cesare Battisti, anche perché due Presidenti, di due grandi paesi democratici, avevano così deciso.

Un altro Presidente ha deciso diversamente.

Ora resta una sentenza da eseguire e una pena da scontare.

Senza trionfalismi, e senza fare una parodia della giustizia, attendiamo l’estradizione del condannato.

E nel frattempo, possibilmente, diamoci da fare per trovare e chiedere l’estradizione anche dei 49 milioni di euro, fuggiti e nascosti chissà dove, e che nessuna polizia finanziaria del mondo pare si stia dando la pena di cercare.

 

 

 

 

 

 

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